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La protesta dei portalettere precari approda al Senato

Mazzella (M5S) interroga la ministra Calderone su precari Poste Italiane

Giovani e lavoro, un tema sempre attuale che trasversalmente riguarda tutti, senza distinzione di opinioni politiche e personali. A maggior ragione quando l’occupazione è precaria e le condizioni di lavoro non sono delle migliori, come accade in Poste Italiane, una delle principali aziende pubbliche del tessuto produttivo italiano, con 120 mila dipendenti e un palmarès da capogiro.

Contrariamente a quanto ci si aspetterebbe da un’azienda che dall’esterno appare “sana” e sostenibile, tanta eccellenza nasconde l’atroce realtà dello sfruttamento che subiscono decine di migliaia di precari intrappolati in un sistema di reclutamento del personale che poco si addice a un Paese civile. Lo sanno bene le lavoratrici e i lavoratori del Movimento Lottiamo Insieme, che da un anno e mezzo hanno avviato una protesta di respiro nazionale contro le ingiustizie e la precarietà dilagante alle Poste, richiamando, a più riprese, perfino l’attenzione della Camera dei deputati. Senza, tuttavia, ottenere dalla politica risposte concrete su garanzie occupazionali e condizioni lavorative sicure e salubri ad alta voce richieste.

Giovani e lavoro: intollerabile il silenzio degli esponenti del governo su quelli che sono diventati i cavalli di battaglia della premier Giorgia Meloni. La stessa Meloni che, quando era all’opposizione, definiva Poste Italiane «presidio di legalità e di presenza dello Stato». Il concetto di legalità appare vuoto e formale dinanzi alle ripetute violazioni di legge da parte dell’azienda portate alla luce dai precari. Dal Movimento non hanno, però, intenzione di voler arretrare di un millimetro – fanno sapere gli organizzatori – e le loro sacrosante rimostranze, accolte dal senatore Orfeo Mazzella approdano a Palazzo Madama.

«Ciò che accade in Poste Italiane è incredibile», afferma in una nota il capogruppo del Movimento 5 Stelle componente della Commissione “Affari sociali, sanità, lavoro pubblico e privato, previdenza sociale” al Senato, che sulla vicenda è intervenuto con un’interrogazione parlamentare rivolta alla ministra del Lavoro Marina Calderone.

In sostanza – sintetizzando i contenuti della nota –, Poste annualmente assume personale per varie mansioni, tra cui quella di portalettere. Ma a differenza di altri profili, ai quali solitamente si offre l’inserimento a tempo indeterminato o tramite stage, le assunzioni per portalettere vengono effettuate a tempo determinato di pochi mesi. Alla fine del rapporto di lavoro, che anche nel caso di due o più contratti a termine non supera mai la durata di un anno, è molto raro che si proceda alla stabilizzazione del personale precario. Poste, infatti, preferisce assumere migliaia di nuovi lavoratori precari, stabilizzando solo una minima parte di coloro già precedentemente selezionati, formati e occupati con contratto a tempo determinato. Per non parlare di precari che lavorano molte più ore del previsto, senza essere pagati per gli straordinari effettuati, quelli immessi in servizio con formazione carente o inadeguata (perlopiù demandata ai colleghi), o quanti operano in condizioni di scarsa sicurezza e con mezzi non sempre idonei, spesso sottoposti a turni massacranti, esposti al sole o alle intemperie.

Al termine della disamina, Mazzella lancia un messaggio chiaro e forte: «Il lavoro può considerarsi tale solo se dignitoso, altrimenti si tratta di sfruttamento», per questo motivo, porterà il caso all’attenzione del Ministero.

 

Mov. Lottiamo Insieme

Carmine Pascale

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