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Tempo Ordinario: Domenica 24.ma dell'Anno B (2023-24)

 

Nota introduttiva: L’omelia va preparata dal pastore dei fedeli, ai quali essa è rivolta, perché deve tener conto della Parola di Dio, del tempo liturgico e delle condizioni e bisogni dei fedeli; questa, che segue, potrebbe essere un’omelia rivolta a un uditorio di fedeli sconosciuti, perché tiene conto solo dei primi due elementi. Alla fine sono suggeriti altri temi possibili da sviluppare. Sono graditi suggerimenti per rendere più utili queste riflessioni (mons. Francesco Spaduzzi, francescospaduzzi@gmail.com)  

Tempo Ordinario: Domenica 24.ma dell'Anno B (2023-24)

Introduzione. Isaia ci presenta il Servo di Yahweh, che confida in Dio anche nelle più grandi sofferenze; nel Vangelo Gesù è il Servo di Yahweh, sofferente per amore, e lo devono essere i suoi discepoli con pazienza; Giacomo ci invita alla fede viva in Gesù, accompagnata dalle opere.

II - Isaia 50,5-9 – (a) Il profeta riferisce in prima persona ciò che Dio gli fa dire del Servo di Yahweh (Is 42; 49; 50; 52-53): egli afferma che Il Signore Dio gli ha aperto l’orecchio, gli ha parlato, ed Egli non si è tirato indietro, ha obbedito, non ha opposto resistenza (5); anzi ha presentato il suo dorso ai flagellatori e la faccia a terribili umiliazioni, come gli insulti gli sputi e lo strappo della barba (6). Sappiamo che questa profezia si è realizzata alla lettera in Gesù durante la Passione: ha obbedito al Padre durante tutta vita e fino alla morte di Croce (Fil 2,6-11), sopportando queste umiliazioni. Anche noi siamo obbedienti al Padre sempre, sopportando con pazienza e per amor di Dio, come Gesù, situazioni dolorose, volute da Dio o da Lui permesse. Chiediamone la grazia. (b) Nella sofferenza fisica e morale, il Servo sa che non è mai solo e che Dio è con lui: Ecco (9), il Signore Dio mi assiste (7.9), È vicino chi mi rende giustizia (8). Dio gli è vicino nella sofferenza (Sal 90,14); per questo egli fa la… faccia dura come pietra (7) sapendo di non restare confuso svergognato (7). Nessuno lo potrà accusare o entrare in giudizio con lui: egli sfida chiunque ad avvicinarsi (8) e affrontarlo (8); nessun giudice lo dichiarerà colpevole (9). Gesù sente questa sicurezza in vita e morte. Disse agli Apostoli: mi lascerete solo, ma io non sono solo, perché il Padre è con me (Gv 16,32); Lo sentiva vicino, anche in croce mentre recitava il Salmo 22(21). Abbandoniamoci a Dio: siamo sempre coscienti che ogni momento è vicino a noi, con presenza naturale e soprannaturale, e siamo nelle sue mani e nel suo cuore, sotto il suo sguardo amoroso e sostenuti dalla sua grazia.

II - Marco 8,27-35 – 1. (a) In cammino nei dintorni di Cesarea di Filippo, Gesù domanda agli Apostoli ché pensa di lui la gente (27); rispondono che è Giovanni Battista risuscitato o Elia o un profeta (28). Poi Gesù chiede cosa essi pensano e Pietro, a nome di tutti, gli rispose: «Tu sei il Cristo», il Messia (29). Gesù ordina il silenzio su questo (29), perché corrono idee sbagliate sulla missione del Messia: molti pensano a una missione politica e mondana, che non è nel piano di Dio, come Gesù ha precisato già nelle tentazioni (Mt 4,1-11). Inoltre Gesù non è solo un grande uomo della storia della salvezza, come i profeti o altri, ma è Dio fatto uomo. Vigiliamo su di noi per evitare idee storte sulla persona e la missione di Cristo. Seguiamo la Parola di Dio scritta e l'insegnamento della Chiesa. Ma neanche gli Apostoli avevano un'idea esatta di Gesù. (b) Dopo la professione di fede di Pietro, Gesù apertamente (32), per la prima volta, cominciò a insegnare loro che il Figlio dell’uomo doveva soffrire molto ed essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e, dopo tre giorni, risorgere (31). Gesù parla; noi Gli crediamo senza riserve, come sempre. La durezza del contenuto e la sorpresa che suscita crea negli Apostoli difficoltà a credere. Eppure c’erano tante profezie dell'AT sulle sofferenze del Servo di Yahweh (Is 42; 49; 50; 52-53), ma l'ebraismo non collegò il Messia col Servo. Gesù profetizza che ci salva con tutta la sua vita, compresa la sofferenza e la morte. I contemporanei di Gesù, e tanti in seguito, trovarono immense difficoltà ad accettare un Salvatore crocifisso. Noi cristiani siamo abituati a vedere il Crocifisso e non ci impressioniamo più; anzi abbiamo sviluppato gratitudine e ammirazione e amore per lui e desiderio di seguirlo sulla via della croce. Lo Spirito ci aiuti ad accettare Gesù crocifisso e glorioso.

 2. (a) Pietro, come gli altri, non ha gradito per niente l'annuncio di Gesù sulla sua Passione e Morte, perché lo ama a modo suo e non vuole vederlo soffrire e ammazzato; e poi non corrisponde all’idea del Messia, che condividevano con gli ebrei. Perciò Pietro lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo (32), mostrando il suo disaccordo. Ma egli, voltatosi e guardando i suoi discepoli, - li riguarda da vicino quello che sta per dire -, rimproverò a sua volta Pietro con l'appellativo Satana! (33) e gli ordina: Va’ dietro a me come discepolo, che deve ancora imparare; gliene dà anche il motivo: Perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini (33)cioè non condivide il modo di pensare di Dio. Certo la fede di Pietro sulla persona di Gesù è esatta, ma è sbagliato il modo, in cui vede la realizzazione della sua missione di Salvatore; perciò agisce con Gesù da tentatore, come fece Satana (Mt 4,1-11). (b) Ma Gesù continua il suo insegnamento su questo punto. Convocata la folla insieme ai suoi discepoli, disse loro: Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, cioè lotti contro le tendenze cattive, che si porta dentro, e che lo spingono alla ricerca del piacere senza rispetto per i comandamenti, e prenda la sua croce, come Lui porterà la Sua, e mi segua (34). In sostanza non solo Gesù realizza la sua missione di Salvatore con la morte in croce, ma anche i veri discepoli dovranno accettare di portare la croce per collaborare con Lui. E conclude spiegando che chi vuole salvare la propria vita fisicaanche a costo di rinunciare a Gesù e al suo Vangelo, la perderà, cioè la vita spirituale, eterna; ma chi perderà la propria vita fisica per causa mia e del Vangelo, per essere loro fedele, la salverà, la vita eterna (35). Gesù è chiarissimo: per salvarsi eternamente, occorre essere fedeli a lui e al suo insegnamento, dandogli la precedenza in tutto. La Passione e Morte in croce è il vertice della vita di Gesù: ciascuno di noi, membro del suo Corpo, deve seguirlo nel portare la croce, anche se la nostra natura si ribelli, perché non gradisce e rifiuta la sofferenza.  

III - Giacomo 2,14-18-6 - (a) Giacomo si trova di fronte ad alcuni, che si dichiarano cristiani e pretendono di avere la fede, anche se non ne hanno le opere. Egli li contesta: A che serve, fratelli miei, se uno dice di avere fede, ma non ha le opere?, e si chiede: Quella fede può forse salvarlo per l’eternità? (14); e porta un esempio: Se un fratello o una sorella sono senza vestiti e sprovvisti del cibo quotidiano (15) e di calore (cfr. 16), e uno di voi dice loro: «Andatevene in pace, riscaldatevi e saziatevi», ma non date loro il necessario per il corpo, a che cosa serve? (16); e conclude: Così anche la fede: se non è seguita dalle opere, in se stessa è morta (17), non giova e non salva (14). La fede deve essere in Gesù, Dio e Salvatore, ma anche maestro di verità e modello di comportamento; le sue promesse spingono alla speranza e alla carità verso Dio e il prossimo, che si rivela nell'osservanza dei 10 comandamenti: la fede si esercita per mezzo della carità (Gal 5,6; 6,15). (b) S. Giacomo lancia una specie di sfida a chi si vanta di avere la fede senza le opere: “Tu dici di avere una fede puramente teorica, mentre io ho le opere buone; ora, se ti è possibile, mostrami la tua fede senza le opere buone e io, invece, ti mostrerò la mia fede dalle mie opere buone, cioè dalle opere di carità. In realtà tu hai la vernice della fede, io ne ho la sostanza” (18; cfr. Mt 5,16). E’ debole la nostra fede, se non si esprime in opere della carità, e prima o poi porterà al tradimento di Giuda con la dannazione o al rinnegamento di Pietro, che almeno si pentì. Impegniamoci a crescere con costanza nella fede, speranza e carità, nelle quali solo si esprime la vita cristiana.

EUCARESTIA. L’Eucarestia è il memoriale della Passione e Morte del Signore, a cui ci uniamo. Il Signore eucaristico ci comunica la grazia per portar la croce appresso a Lui e di rinnegare noi stessi. Chiediamola per intercessione della Vergine Maria Addolorata e di S. Giuseppe, degli Angeli Custodi e dei Santi Patroni. (mons. Francesco Spaduzzi)

Altri Temi: 1. «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente». (Mt 16,16), è la professione completa di Pietro secondo Matteo; in tal modo si afferma sia la sua missione  di Messia sia la sua condizione di Figlio di Dio. Certamente è infinitamente più importante il titolo di Figlio di Dio, ma è necessario credere anche perché viene nel mondo e che cosa viene a fare, appunto il Messia.

2. Appena gli Apostoli professano la loro fede in Gesù come Messia, Egli subito indica come viene a compiere questa missione: non cerca mezzi umani, come le ricchezze e il potere con la conseguente gloria mondana, ma mezzi, che sono un mistero per la ragione umana e si accettano solo per mezzo della fede: la sua Passione e Morte e la sua Resurrezione e Ascensione.

3. Chi non accetta la rivelazione di Gesù assume nei Suoi confronti le caratteristiche di Satana, l’oppositore: è l’accusa che Pietro merita da Gesù, quando fa il tentativo di distoglierlo dal vivere la sua missione secondo il cammino, tracciato dal Padre. Ma Gesù ha come punto di riferimento della sua vita solo l’obbedienza totale al Padre.

4. Il Servo di Yahweh  (Is 50,6) dovrà molto soffrire; Isaia non parla della sorte dei discepoli ma nel parla Gesù nel Vangelo (Mc 6,34-35): dobbiamo rassomigliare a Gesù in tutto, soprattutto nell’interiorità, senza escludere anche lo stile esterno di vita. Gesù muore in croce: ci saranno anche martiri crocifissi, ma quel che conta è patire con pazienza per amor Suo.

5. Gesù è stato obbediente al Padre; un discepolo di Gesù non può avere una fede teorica senza calarla nelle azioni della vita quotidiana; sarebbe escluso dalla salvezza, che Dio dà solo a chi ama Dio per stesso e l’immagine di Dio e Cristo nei fratelli. La fede senza le opere, che necessariamente si radicano nella fede, si rivela una caricatura della fede. (mons. Francesco Spaduzzi)

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