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Tempo Ordinario: Domenica XII dell'Anno B (2023-24)

Nota introduttiva: L’omelia va preparata dal pastore dei fedeli, ai quali essa è rivolta, perché deve tener conto della Parola di Dio, del tempo liturgico e delle condizioni e bisogni dei fedeli; questa, che segue, potrebbe essere un’omelia rivolta a un uditorio di fedeli sconosciuti, perché tiene conto solo dei primi due elementi. Alla fine sono suggeriti altri temi possibili da sviluppare. Sono graditi suggerimenti per rendere più utili queste riflessioni (mons. Francesco Spaduzzi, francescospaduzzi@gmail.com)

Tempo Ordinario: Domenica XII dell'Anno B (2023-24)

Introduzione. Giobbe ci presenta Dio come creatore onnipotente e sapiente; Gesù mostra la sua divinità dominando la natura; Paolo ci fa vedere la potenza di Dio e di Cristo nell’uomo nuovo.

I - Giobbe 38,1.8-11 - Il Signore prese a dire a Giobbe, in mezzo all’uragano (1) e gli ricordò che è Lui che aveva creato il mare vastissimo e gli aveva imposto dei limiti allo spazio da occupare (8) e dei confini terrestri, che non deve superare (10-11); inoltre lo aveva circondato di nubi (9). Dio è onnipotente, onnisciente e bontà infinita, ed è provvidenza sapientissima: nelle sue creature Egli lascia il segno, l’impronta, l'immagine della sua potenza, sapienza e bontà infinite, che dobbiamo imparare a riconoscere come gradini per risalire fino a lui e come stimolo a rispettare le creature; Dio le mette a nostra disposizione, perché le usiamo tanto quanto ci servono, anche astenendocene e tollerandole con pazienza. Siamo capaci di scoprire il segno di Dio nella natura che ci circonda? Ci aiuta a risalire fino a Dio o non sappiamo leggerla per niente? Usiamo le creature per la gloria di Dio e la nostra e altrui salvezza? Teniamo conto dei bisogni del prossimo nell’uso delle creature?

II - Marco 4,35-41 - 1. (a) Gesù annunziò la Parola di Dio durante la giornata e guarì i malati; venuta la sera, disse loro: «Passiamo all’altra riva» (35). E, congedata la folla da Gesù, gli Apostoli lo presero con sé, così com’era, nella barca (36); ma sul lago C’erano anche altre barche con lui (36) con persone, che non volevano separarsi da Gesù. Gesù era stato al servizio della gente per tutto il giorno con un’attività instancabile; a sera però sentiva la stanchezza, e con lui anche gli Apostoli; perciò congedò tutti e si imbarcò per l'altra riva. Ammiriamo l'attività amorosa e intensa di Gesù a vantaggio dei malati e la docilità degli Apostoli nell’obbedirgli; notiamo l'attaccamento di quelli che non vogliono allontanarsi da Lui. Preghiamo per i nostri pastori, perché si conformino a Gesù nel servizio dei fedeli e agli Apostoli nella docilità a Gesù; imitiamo l'attaccamento della gente alla persona di Gesù; cerchiamo anche noi di stargli quanto più vicino è possibile. Esaminiamoci e vediamo in che cosa possiamo e dobbiamo migliorare. (b) Ci fu una grande tempesta di vento, improvvisa, ma ne capitano spesso sul lago; le onde si rovesciavano nella barca, tanto che ormai era piena (37), fino a farla quasi affondare, e gli Apostoli si spaventarono. Nel frattempo Gesù se ne stava a poppa, sul cuscino, e dormiva (38) e non si svegliava per il fracasso; ci pensarono gli Apostoli atterriti: lo svegliarono e con tono di rimprovero gli dissero: «Maestro, non t’importa che siamo perduti?» (38); gli espressero la paura e la sensazione che Egli non si preoccupasse di loro, che si consideravano già perduti. E’ chiaro che la presenza di Gesù non è ancora per loro la realtà più importante e rassicurante; la loro fede non è così intensa da fargliela apprezzare. Se la loro fede fosse stata viva, avrebbero detto a se stessi: “Siamo con Gesù; qualsiasi cosa ci accada, rappresenterà il meglio per noi”. Vivere e morire con Gesù dovrebbe essere la cosa più importante per loro; non lo è ancora ma lo sarà, quando la loro fede diventerà matura con la venuta dello Spirito Santo, dopo la Morte e Resurrezione di Gesù. Così deve essere per la Chiesa e per i singoli discepoli: dobbiamo preoccuparci di avere Gesù con noi, valorizzando e gustando i suoi tanti modi di presenza; se ci manteniamo in grazia di Dio, avremo nei nostri cuori Cristo, che vi abita per la fede (Ef 3,17) e per la carità (Gv 14,23). Maria e Giuseppe avevano Gesù con loro sempre e, poiché sapevano chi era, si fidavano di lui e si affidavano a lui; le stesse convinzioni avevano i Santi e trovavano la pace anche nei più gravi pericoli e sofferenze.

2. (a) Gesù Si destò, minacciò il vento e comandò al mare: «Taci, calmati!»; e così avvenne: Il vento cessò e ci fu grande bonaccia (39); poi si rivolse agli Apostoli e domandò loro: «Perché avete paura? e fece notare che questa era una manifestazione chiara della mancanza della fede vera in lui: Non avete ancora fede? (40). In effetti se gli Apostoli avessero avuto fede nella potenza e bontà infinite, che Gesù aveva mostrate coi tanti miracoli, e se avessero avuto coscienza che cosa significava che essi stavano con Lui e Lui con loro e condividevano la sua stessa sorte, non avrebbero motivo per temere qualcosa. Quando la Chiesa si trova oppressa dalle persecuzioni o difficoltà, si tranquillizza con la certezza che è l’amatissima sposa di Gesù, che lo ha sempre con sé secondo la promessa: Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo (Mt 28,20) e che Lui la custodisce con la sua onnipotenza. Lo stesso vale anche per ogni singolo fedele. (b) Il dominio, che Gesù mostra di avere sulla natura, fa sentire agli Apostoli la presenza di Dio e provoca in loro un grande timore (41) e domande reciproche sulla persona di Gesù: «Chi è dunque costui, che anche il vento e il mare gli obbediscono?» (41). Facciamo nostro il sentimento di timore degli Apostoli e rispondiamo alla loro domanda che Gesù è il Dio dell’AT, fatto uomo, colui che ha operato i prodigi per la liberazione di Israele dall’Egitto e da Babilonia e tutti i miracoli dell’AT, il Signore della natura e della storia, al quale anche noi dobbiamo obbedire, come fa con docilità la stessa natura.

III - 2Corinzi 5,14 17 – (a) Paolo dichiara: noi sappiamo bene che uno, Gesù, è morto (14; cfr. 15) ed è risorto (15) il terzo giorno; Ed egli è morto per tutti (15; cfr. 14), non per sé o per i propri peccati, ma per i peccati di tutti gli uomini, per loro amore (14 L’amore del Cristo). Contempliamo il Cristo morto e risorto per ciascuno di noi e ricordiamoci perché e per chi l’ha fatto. Paolo ci dà già la risposta: è stato consegnato alla morte a causa delle nostre colpe ed è stato risuscitato per la nostra giustificazione (Rm 4,25), per nostro amore (14), un amore infinito, che l'ha spinto a darsi per la Chiesa (Ef 5,25), per noi (Ef 5,1-2), per ciascuno di noi (Gal 2,20). Con amore rispondiamo all’amore, che Lo ha spinto a darsi per noi e spinge Paolo a darsi per amore di Cristo e dei fratelli (14 infatti ci possiede); anche noi dobbiamo fare come Paolo. (b) Cristo ci ha redenti per unirci a sé (17 se uno è in Cristo), come membra del suo Corpo: così egli ci fa morire al peccato (14), cioè elimina il peccato grave dalla nostra vita, e ci comunica la vita nuova, che ci trasforma in una nuova creatura (17), che vive secondo la volontà di Dio; a tal punto le cose vecchie, il peccato, sono passate (17), tramontate, e sono morte in noi, ed ecco, ne sono nate di nuove (17); e noi siamo uomini nuovi, che vivono non … più per se stessi, ma per Cristo, colui che è morto e risorto per loro (15); essi vivono una vita nuova, che ha la sorgente, il modello e il fine, in Cristo risorto, vivo e vivificatore. Dio ci vuole a immagine del Figlio suo fatto uomo, modello riprodotto alla perfezione da Maria e Giuseppe. (c) Essendo uomini nuovi, non guardiamo più nessuno alla maniera umana (16), non giudichiamo più la realtà con i criteri dell'uomo vecchio, ma secondo la realtà nuova e la mentalità nuova della fede e carità e speranza, che abbiamo ricevuto dallo Spirito Santo grazie all’opera redentrice di Gesù. Gesù per noi non è un semplice uomo, ma Dio e uomo (16). Noi dobbiamo lasciarci guidare dalle virtù teologali nei pensieri, affetti e sentimenti, parole, opere e omissioni.

EUCARISTIA. Qui incontriamo Gesù, Maestro di verità e donatore della vita nuova, che Egli ci ha meritata col suo sacrificio, che rende presente qui proprio perché sia offerto al Padre per salvare oggi noi e tutto il mondo. Preghiamo la Vergine SS. e S. Giuseppe, i nostri Angeli Custodi e Santi Patroni, che ci ottengano quella fede intensa, che loro hanno avuto e che ha permesso loro di vivere la vita divina in pienezza. (mons. Francesco Spaduzzi)

Altri Temi: 1. E’ bello vedere questa passione per Gesù, ,che mostrano i suoi contemporanei; ma i Vangeli ce la presentano come fuoco di paglia. Molto presto si faranno trascinare dalle calunnie e accuse dei nemici di Gesù e il numero dei veri seguaci, fedeli a ogni costo, si ridurranno veramente a pochi. Impegniamoci a essere fra i pochi.

2. Chi ha paura della vita, del prossimo, del futuro, rivela di non aver fede (40). In effetti chi ha fede vede le cose dal punto di vista di Dio e quindi anche ciò che non gli è chiaro e potrebbe creargli disagio, viene considerato come conosciuto e guidato da Dio, che vuole che tutto concorra al nostro maggior bene, anche le cose che non ci piacciono.

3. La vera natura di Gesù si manifesta agli Apostoli man mano che Lo conoscono attraverso la predicazione e i miracoli e crescono nella fede. Il punto più alto della rivelazione, che Gesù fa di se stesso (e del Padre), è il mistero pasquale della sua passione e morte, resurrezione e ascensione. Qui appare la potenza, sapienza e bontà di Dio in modo totalmente diverso da come lo immaginiamo.

4. Dall’ordine della natura si arriva a Dio ordinatore, dalla potenza della natura a Dio onnipotente, ecc. S. Tommaso ci presenta le cinque “prove” dell’esistenza di Dio, proprio partendo dalla creazione. Sottovalutarne l’importanza priva l’uomo di un grande aiuto per rafforzare anche la fede soprannaturale in Dio. I prolegomena fidei sono sempre stati considerati importanti e utili.

5. Cristo e la sua opera redentrice ci manifestano l’amore del Padre e del Figlio per l’umanità. Chi crede a questo amore si apre all’accoglienza della nuova vita, che Gesù è venuto a portarci e che vuole comunicare a tutti gli uomini, nessuno escluso. Chi di fatto se ne dovesse trovare escluso lo deve esclusivamente alle sue scelte sbagliate e non ritrattate. (mons. Francesco Spaduzzi)

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