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Tempo Ordinario: Domenica XI dell’Anno B (2023-24)

Nota introduttiva: L’omelia va preparata dal pastore dei fedeli, ai quali essa è rivolta, perché deve tener conto della Parola di Dio, del tempo liturgico e delle condizioni e bisogni dei fedeli; questa, che segue, potrebbe essere un’omelia rivolta a un uditorio di fedeli sconosciuti, perché tiene conto solo dei primi due elementi. Alla fine sono suggeriti altri temi possibili da sviluppare. Sono graditi suggerimenti per rendere più utili queste riflessioni (mons. Francesco Spaduzzi, francescospaduzzi@gmail.com)  

Tempo Ordinario: Domenica XI dell’Anno B (2023-24)

Introduzione. Ezechiele afferma che è Dio che comunque guida il corso della storia; così anche fa diffondere il Regno di Dio in questo mondo (Vangelo) e guida la nostra vita (Paolo)

I - Ezechiele 17,22-24. Così dice il Signore Dio (22) e usa una parabola per far capire agli ebrei e a tutti che è Lui che regge le fila della storia umana, senza farsi condizionare dai grandi di questo mondo (24). Adopera l'immagine di un ramoscello, che Egli taglia dalla cima di un cedro (22), che era considerato l'albero più bello, maestoso e solido, del Medio Oriente; Egli promette: lo pianterò sopra un monte alto, imponente (22), quindi ben visibile, sul monte alto d’Israele; l'albero crescerà, Metterà rami e farà frutti e diventerà un cedro magnifico; sarà casa per i volatili: Sotto di lui tutti gli uccelli dimoreranno, ogni volatile all’ombra dei suoi rami riposerà (23). Gli altri alberi dovranno riconoscere che io sono il Signore, il padrone di tutto (24); Egli abbatte gli alberi alti e innalza i piccoli a suo piacimento (24), fa seccare gli alberi verdi e rivitalizza quelli secchi (24); conclude: Io, il Signore, ho parlato e lo farò (24). Dio fa l'applicazione al popolo di Israele: aveva nel passato innalzato Davide ed esteso il suo regno e lo aveva difeso per quasi 300 anni, nonostante non rispettava l'alleanza; Dio permise la distruzione del regno del Nord nel 722 dagli Assiri e di quello del Sud nel 587 dai Babilonesi. Ma ora promette di ricostituire un regno universale, partendo da Gerusalemme, sotto un discendente di Davide: si tratta del Regno di Dio, che Gesù realizza con la sua predicazione e con la sua opera redentrice. Gesù garantisce la diffusione del Regno anche dopo la sua ascensione al Cielo, perché accompagna personalmente gli Apostoli di tutti i tempi e di tutti i luoghi (Mt 28,20) e ne sostiene l’attività (Mc 16,20) e anche lo Spirito Santo (At 1,8; e passim) fa altrettanto. Ogni credente è chiamato a collaborare alla diffusione del Regno di Dio,.

II - Marco 4, 26-34 – 1. Gesù paragona quel che avviene al regno di Dio a ciò che succede in natura con un uomo che getta il seme sul terreno (26). Il contadino getta il chicco nel terreno (26); il seme germoglia e cresce (27) grazie al terreno, che produce spontaneamente prima lo stelo, poi la spiga, poi il chicco pieno nella spiga (28); ciò capita, benché l'agricoltore dorma o vegli, di notte o di giornoCome accada, egli stesso non lo sa (27); interviene solo al momento della mietitura con la falce (29). E’ Dio che agisce in modo misterioso per far crescere il seme, pur con la collaborazione iniziale dell'uomo. Così avviene del Regno di Dio, che chiede la collaborazione dell'uomo per far crescere il suo Regno nel cuore e nella vita del singolo e della società, ma è Lui che lo fa crescere: siamo nel campo soprannaturale e solo Dio può realizzare opere soprannaturali. A volte Dio agisce anche senza la nostra collaborazione; altre volte la vuole in ogni caso: e così può dipendere da noi se il Regno di Dio cresce o no in noi e negli altri. Sono disponibile a collaborare con Dio a modo Suo?

2. Gesù si chiede ancora: A che cosa possiamo paragonare il regno di Dio o con quale parabola possiamo descriverlo? (30); lo trova simile a un granello di senape che, quando viene seminato sul terreno, è il più piccolo di tutti i semi che sono sul terreno (31), tanto che il palmo della mano ne può contenere molti; ma, quando viene seminato, cresce e arriva fino a 3-4 metri, diventa più grande di tutte le piante dell’orto e fa rami così grandi che gli uccelli del cielo possono fare il nido alla sua ombra (32), specie i cardellini, che ne sono ghiotti. Similmente il Regno di Dio ha un punto di partenza poverissimo: Gesù invia pochi pescatori Galilei, ma in 20 anni esso si apre a tutto il mondo e in tre secoli si diffonde in tutto l'Impero Romano e fuori di esso. Le persecuzioni degli Imperatori, dei musulmani e dei tiranni di destra e di sinistra, e i distacchi operati dal diavolo e dalla cattiveria umana, non sono riusciti né a indebolire il Regno di Dio né a distruggerlo, perché Dio Trinità lo regge con la sua potenza, sapienza e bontà infinite. Ma il Regno di Dio deve diffondersi nel nostro cuore per facilitare gli altri di accettarlo. Rinnoviamo la nostra fiducia nella potenza, sapienza e bontà infinite di Dio, che guida la Chiesa oggi come ha fatto per il passato; ma questo non ci faccia sentire esonerati dall’impegno personale serio per la sua diffusione e radicamento.

3. Gesù Con molte parabole dello stesso genere annunciava loro la Parola, come potevano intendere (33)cioè per adattarsi alle capacità di accoglienza della Verità da parte degli ascoltatori. La Verità, detta chiaramente, sarebbe stata rifiutata dagli Ebrei, perché era una luce troppo intensa per la loro mente; la luce opacizzata, grazie alle parabole, disponeva gli uomini ad accoglierla più facilmente. Gesù Senza parabole non parlava loro ma, in privato, ai suoi discepoli spiegava ogni cosa (34). Ammiriamo l’infinita sapienza e pazienza e misericordia di Gesù nell’usare questo metodo di insegnare coi suoi contemporanei e con noi.

III - 2Corinzi 5,6-10 - (a) Per ora, finché con la nostra anima abitiamo nel corpo (6), conosciamo e amiamo il Signore per mezzo della ragione, salendo a Lui dalle creature, e camminiamo… nella fede (7); non lo vediamo nella visione (6) e ci sentiamo lontano del Signore (6), come in esilio (6), fuori della patria. In effetti la nostra patria è il Cielo, dove Dio ci ha pensato e amato dall’eternità e ci ha concepiti nella sua mente e nel suo cuore (Fil 3,20); lì abiteremo presso il Signore (8) e lo vedremo faccia a faccia (6; cfr. 1Cor 13,12). Perciò, sapendo (6) questo, preferiamo andare in esilio dal corpo (8), lasciare questa vita, e andare a vivere nella felicità eterna con Dio, giacché sempre (6) siamo pieni di fiducia (8) nella sua infinita misericordia per noi. In ogni caso ci impegniamo, sia abitando nel corpo sulla terra, sia andando in esilio da essoci sforziamo di essere a lui graditi (9), a fare ciò che piace al Signore. Quaggiù abbiamo sofferenze continue, che ci provochiamo noi o ci vengono dagli altri; ci insidiano il diavolo, il mondo e la carne, rischiando che per i beni parziali e provvisori perdiamo il Bene assoluto ed eterno; supplichiamo: “Gesù Giuseppe e Maria, vi dono il cuore e l'anima mia, assistetemi nell’ultima agonia, spiri in pace con voi l’anima mia”; “Santa Maria, prega per noi peccatori adesso e nell'ora della nostra morte”, e “mostraci dopo questo esilio Gesù”; manteniamoci in grazia di Dio; preghiamo ogni giorno, partecipiamo all’eucaristia ogni domenica, confessiamoci ogni mese. (b) Tutti infatti dobbiamo comparire davanti al tribunale di Cristo, per ricevere ciascuno la ricompensa delle opere compiute quando era nel corpo, sia in bene che in male (10): ciascuno si presenta a Cristo per essere giudicato su quello ha fatto di bene e di male mentre l'anima era unita al corpo. Tre possibilità: se moriamo in amicizia col Signore e con penitenza completa di tutti i nostri peccati, il Signore ci porterà in Paradiso; se moriamo in amicizia col Signore ma senza aver fatto penitenza, Gesù ci salverà, ma staremo per un tempo a purificarci in Purgatorio. Chi muore con peccati gravi, e senza esserne pentito, con sommo dispiacere del Signore andrà all'inferno. La morte è per tutti: ignoriamo la data e l'ora, il luogo e il come della nostra morte; conviene essere sempre preparati. Se, dopo tutto quello che il Signore ha fatto per noi, rimandiamo la conversione e la confessione e mettiamo a rischio la salvezza eterna, mostriamo di essere pazzi e ingrati.

EUCARISTIA. Gesù si serve del pane e del vino per trasformarli nel suo Corpo e Sangue e per iniziare con noi l’unione, che porterà alla perfezione in Paradiso. Preghiamo la Vergine SS. e S. Giuseppe, i nostri Angeli Custodi e Santi Patroni di ottenerci di essere docili strumenti nelle mani di Dio, per consentirGli di fare cose grandi attraverso di noi. (mons. Francesco Spaduzzi)

Altri Temi: 1. Il Regno di Dio in questo mondo incomincia come realtà piccolissima, come un granello senapa o il chicco di grano: non si vede cosa avviene sotto terra mentre il seme germoglia, ciò che avviene nella crescita si vede, ma si governa ben poco. Così lo sviluppo del Regno di Dio dipende dalla grazia di Dio, che lavora in modo misterioso, ma anche con la collaborazione umana.

2. Non ha senso scoraggiarsi nel vedere i piccoli inizi del Regno di Dio: quando i missionari arrivano in un  luogo dove devono impiantare una missione, sanno che devono iniziare da zero. La fede in Dio sostiene i missionari, che iniziano con l’annuncio del Vangelo, che può o deve essere preceduto da attività preparatorie, che lo Spirito e l’esperienza suggeriscono.

3. Dio vuole più di noi la diffusione del suo Regno nei cuore dei singoli e in mezzo ai popoli; Gesù parlava con parabole per farsi capire dagli Ebrei, che per sé già dovevano essere preparati ad accoglierlo, ma si rifiutarono come popolo. Gesù disse agli Apostoli di offrire a tutti il Regno di Dio; se esso veniva rifiutato era necessario andare altrove, ma il missionario deve fare la sua parte.

4. Le immagini e parabole erano comuni nella predicazione dell’AT e Gesù se ne serve abbondantemente per facilitare l’accettazione della Parola di Dio, conoscendo bene il cuore degli uomini e le tante resistenze che vi opponiamo, sotto la  spinta della carne, della mentalità mondana e del diavolo. Ma la grazia di Dio è più potente di ogni creatura, per forte che sia.

5. I novissimi: morte giudizio, inferno, paradiso (e purgatorio) non dovrebbero mai essere assenti dalla predicazione; anch’essi sono parte integrante della Parola di Dio; non parlarne è mettere nel dimenticatoio una parte importante della realtà e dare un dottrina incompleta delle ultime realtà della nostra vita. Sarebbe un pessimo servizio ai fedeli. (mons. Francesco Spaduzzi)

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