La notte di Cardiff. Benedetta sia la Juve…..
……..“con il giorno e il mese e l’anno e la stagione e il tempo e l’ora”. E i sospiri? E le lacrime di commozione? E i dolci sogni non più ingannevoli? Così avrei voluto dare inizio ad una bella pagina di “ Atto d’amore di una squadra per i suoi tifosi”. Invece…
Bella Signora in bianconero,quando “tutto si è compiuto”, agli occhi estasiati dei fedelissimi, e non solo, dovevi apparire coronata di mirti e rose , mentre gli Amorini tenevano per mano i ragazzi e le ragazze accorsi da ogni angolo della Terra , facendo idealmente un gigantesco girotondo intorno al mondo , e su nel cielo aperto si doveva diffondere il canto dell’amore. Come poteva lo scoglio dei bianconeri arginare il mare spumeggiante del Real? Qualcosa di magico, che già era nell’aria, è avvenuto, e la piacevole brezza generata dalla corrente del Canale di Bristol ha spinto a più riprese gli aironi blancos ( per l’occasione erano in tenue violetto) verso l’area degli spenti juventini. A proposito, ma non avevano la difesa più forte del mondo? E sotto quale sole, di quale isola caraibica, s’è squagliata la famosa BBC? E il tipetto sempre imbronciato che “sta oscurando Messi”, giocava a che cosa? I naviganti che nell’ora fatidica transitavano dinanzi a Dover, hanno riferito, alle prime luci dell’alba, di una notte strana,perché la luna che illuminava le bianche scogliere, si nascondeva tra leggere nuvole, poi riappariva…..poi scompariva, creando una suggestione in rosso fuoco ( era la vergogna) che solo il pennello di madre natura può dipingere. Le mitiche bianche scogliere di Dover , per una volta, una volta sola, hanno mutato fisionomia in disprezzo di una Vecchia logora Signora, gagliarda fino al giorno prima delle finali Champions.
Ma non poteva essere altrimenti. Gli ex eroi juventini erano presi solo dalle chiacchiere sui palloni d’oro da ricevere ed hanno raggiunto Cardiff al grido di “io speriamo che me la cavo”. Grido, ovviamente, di incoraggiamento reciproco e di scarica tensione. Le prime avvisaglie si erano avute con la Roma, fino alla striminzita vittoria col Bologna. Accade sempre così: quando una partita è sentita, la Juve “se la fa sotto”.E’ nel suo DNA e non c’è modo di cambiare le cose. L’umile allenatore della Juventus, da subito relegato tra gli ignavi per la mancanza ( tra l’altro) di carica agonistica alla Conte, ha pur dimostrato di avere una chiara e netta visione del gioco, non disdegnando di porgere sul rettangolo erboso certi quadretti disegnati e coloriti con compiutezza . Ma servivano anche elementi adatti e, soprattutto, disciplinati. Né si pensa che sia parte integrante della sua strategia l’isolamento di Higuain, relegato a comparsa o a goleador occasionale( da tempo immemorabile non realizza una rete). Allegri pensava di aver intrapreso la giusta strada, senza tener conto delle voglie di Tizio ed i capricci di Caio. Ma che andassero da un esorcista ed al posto del pallone d’oro si mettessero una palla di piombo legata alla caviglia. Poi, facendo un “mea culpa” ( ne sono capaci?) si imbarcassero su un treno per Juma.Ora, dopo aver manifestati mille affanni, uniamoci idealmente e riappropriamoci della nostra serenità che quattro pallonari ci fanno spesso smarrire.
E già che ci siamo, i simpatizzanti ( non fanatici) juventini, fanno appello ad un qualsiasi movimento politico perché si faccia promotore di un referendum per solennizzare il 3 giugno in Festa dei perdenti, visto con quanto” contegno ed orgoglio” hanno omaggiato la sconfitta della Juve, anche con fuochi a mare. Si troverebbero, così ( i perdenti), a preparare i festeggiamenti già dal giorno precedente, Festa della Repubblica. E facciamolo questo sforzo, se no stì perdenti che perdenti sono se non si possono nemmeno festeggiare tra se stessi perdenti?
Michele Brescia