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La Serie A fallirà?

Il fallimento, ormai prossimo, del Parma rappresenta una pessima notizia per il calcio italiano, visto che quello della società emiliana è il secondo default nell’arco di un decennio circa, dato che il primo fu conseguente alle vicende giudiziarie, che colpirono la Parmalat di Tanzi, che – all’epoca – era il socio di maggioranza di un club assai prestigioso, che, negli anni ’90, è arrivato a contendere lo scudetto alla Juve ed a vincere trofei sia in Italia, sia in Europa. 
Ci inquieta – e non poco – il fatto che nessuno si fosse accorto della condizione di grave disagio finanziario della società ducale: è mai possibile che gli organismi di controllo della Federcalcio non abbiano, mai, attenzionato l’esposizione debitoria di una società, che, nelle prossime settimane, dichiarerà probabilmente un fallimento nell’ordine di, almeno, cento milioni di euro? 
Dov’erano i revisori dei conti? 
Dov’erano i funzionari della Co.Vi.Soc., che, per loro mestiere, devono visionare i conti delle squadre, che partecipano ai campionati professionistici, per formulare il necessario parere di regolarità contabile? 
Non sappiamo se l’eventuale fallimento parmense avrà, anche, effetti da un punto di vista penale o, solo strettamente, in termini civilistici? 
Certo è che la regolarità del campionato rischia di essere pregiudicata, visto che le future partite della squadra emiliana non saranno giocate e, soprattutto, c’è il forte rischio che, finanche, quelle già giocate siano state condizionate dalle difficoltà finanziarie del club, dal momento che i calciatori, inevitabilmente, scendevano in campo demotivati e privi delle giuste sollecitazioni per far bene. 
Fortunatamente, i giocatori parmensi si sono dimostrati, comunque, dei professionisti davvero impeccabili, per cui non sono stati ravvisati dalle autorità giudiziarie elementi, che possano far dubitare della loro correttezza ed integerrima professionalità, ma è evidente che situazioni del genere, tendenzialmente, aprono un varco importante a chi ha interesse a predeterminare l’esito di una partita, al fine di organizzare una poderosa macchina criminale, che falsi il regolare svolgimento di un incontro di calcio, regolarmente, quotato dalle società di scommesse. 
Per cui, diventa tanto più urgente che i competenti organismi di controllo monitorino i sodalizi sportivi, allo scopo di evitare che gli occhi, poi, si aprano solo quando è troppo tardi ed il fallimento diventa l’unica via percorribile, per sanare la posizione dei creditori ed, in particolare, per evitare ulteriori irregolarità da un punto di vista contabile o, peggio ancora, penale. 
È, in verità, necessario - inoltre - riorganizzare l’intero sistema calcistico del nostro Paese: l’economia italiana, al contrario di quella inglese e tedesca, non è in grado di reggere il peso di venti club nella massima Serie calcistica, per cui diventa opportuno immaginare una riformulazione del format dei campionati, ipotizzando una drastica riduzione delle società professionistiche, visto che la terza Serie, la cosiddetta Lega Pro, vede spesso come protagoniste delle squadre, che hanno un impianto societario molto fragile, destinato ad andare in crisi, finanche, nel corso di svolgimento del campionato stesso, così come è successo a Parma. 
E la politica cosa fa? 
Le Federazioni sportive rientrano tutte sotto l’egida del Coni, per cui il controllo di primo livello, effettuato dagli organi federali, viene poi seguito da una seconda fase, ad opera appunto degli uffici del Comitato Olimpionico Nazionale. 
Sarebbe saggio che la politica, pur non invadendo formalmente l’ambito di autonomia dello sport, ben distinto dall’Esecutivo, intervenga allo scopo di potenziare non solo l’attività di verifica, ma soprattutto sollecitando una riforma, che consenta di riattivare un ciclo virtuoso, che sia in grado di generare profitti, visto che quelli, che oggi maturano, sono insufficienti per fronteggiare i costi, sempre, più ingenti. 
Lo sport è l’immagine odierna migliore dell’Italia all’estero, dal momento che i trionfi internazionali della Nazionale e delle squadre di club hanno permesso a noi Italiani di andare fieri dei nostri campioni più amati ed, a volte, idolatrati oltre la giusta misura. 
Dobbiamo, pertanto, impedire che un’immagine, lieta e vincente, possa essere offuscata da fallimenti reiterati e copiosi, che sarebbero ben più gravi ancora, se si dimostrasse l’esistenza di un perverso meccanismo doloso, che rende possibile sottrarre - in modo sistematico - ricchezze alle società di calcio, con cui Presidenti privi di scrupolo finanzierebbero le loro precarie attività imprenditoriali originarie. 
In tal caso, verrebbe dimostrata la tragica verità, per cui molti di loro entrerebbero nel mondo dello sport agonistico all’unico fine di prelevare ingenti capitali, con cui - appunto - ambiscono a risollevare lo status finanziario personale e quello delle aziende proprie, già prossime al dissesto. 
A maggior ragione, in quel caso, sarebbe necessario fare l’esame attento del grado di solvibilità degli imprenditori, che si propongono di acquisire - in particolare - club di Serie A e B, perché in verità non possiamo trasmettere, in Europa, l’immagine assai dolente di un Paese che, nel calcio, è vittima di persone ciniche, dotate di scarsissimo senso della legalità ed animate da uno spirito - unicamente - avventuriero, se non predatorio e criminale, nei casi peggiori. 



Rosario Pesce

 

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