Tempo Ordinario: Domenica 23.ma dell'Anno B (2023-24)
Nota introduttiva: L’omelia va preparata dal pastore dei fedeli, ai quali essa è rivolta, perché deve tener conto della Parola di Dio, del tempo liturgico e delle condizioni e bisogni dei fedeli; questa, che segue, potrebbe essere un’omelia rivolta a un uditorio di fedeli sconosciuti, perché tiene conto solo dei primi due elementi. Alla fine sono suggeriti altri temi possibili da sviluppare. Sono graditi suggerimenti per rendere più utili queste riflessioni (mons. Francesco Spaduzzi, francescospaduzzi@gmail.com)
Tempo Ordinario: Domenica 23.ma dell'Anno B (2023-24)
Introduzione. Isaia annuncia la venuta del Messia, che guarirà i malati fisici e psichici e spirituali; Gesù trasforma la condizione del sordomuto, rendendolo capace di udire e parlare subito e bene; Giacomo invita ad avere attenzioni per i poveri, che sono i preferiti di Dio.
I - Isaia 35,4-7 - (a) Per mezzo di Isaia Dio si rivolge agli smarriti di cuore, gli scoraggiati ebrei, piccolo popolo schiacciato fra grandi imperi, esortandolo: Coraggio, non temete! Motivo di fiducia è la venuta di Dio in mezzo al suo popolo: Ecco il vostro Dio… Egli viene a salvarvi nella situazione presente; egli viene a rivendicare (4 la vendetta) i diritti suoi e dei giusti oppressi e a portare la ricompensa divina (4) ai buoni. Segno e garanzia della venuta del Signore sono i miracoli, che riguarderanno la salute fisica degli uomini: Allora si apriranno gli occhi dei ciechi e si schiuderanno gli orecchi dei sordi (5); lo zoppo salterà come un cervo, griderà di gioia la lingua del muto (6); e la natura: scaturiranno acque nel deserto, nella steppa (6), nella terra bruciata (7) e nel suolo riarso (7). Pensiamo alla gioia e al risorgere della speranza nei cuori degli ebrei credenti e degli oppressi dai prepotenti di tutti i tempi, quando sentono l'annunzio della venuta e presenza di Dio, che viene in loro soccorso. Tante volte Dio è intervenuto nella storia del Popolo eletto e nella vita dei singoli per aiutarli, come racconta l'AT - e ne facciamo esperienza personale, se riflettiamo seriamente sugli avvenimenti. Abbiamo tanti motivi per recuperare e rinnovare la nostra fiducia nell’attenzione e cura, che ha Dio per noi. (b) Ma la promessa della venuta di Dio con l'offerta della salvezza raggiunge la sua piena realizzazione quando viene Gesù, Dio e Uomo, che porta la luce della Parola di Dio e il dono della salvezza eterna: egli annuncia il Vangelo e opera i miracoli (Mt 11,5), qui preannunciati. Pensiamo anche a i miracoli di oggi, che l’Autorità Ecclesiastica riconosce prima che sia beatificato o canonizzato qualcuno, e alle tante grazie, che Dio ci dona nella sua misericordia.
II - Marco 7,31-37-1 – (a) Gesù fa un lungo giro: lascia Tiro, va verso Nord a Sidone, poi piega verso il lago di Tiberiade e torna nella Decapoli (31), ma evita la Galilea, per sfuggire al controllo di Erode, che già si interessava di Gesù e del movimento delle persone intorno a lui. In questa regione, dove aveva già liberato un uomo dal diavolo (Mc 5,1ss), Gli portarono un sordomuto e lo pregarono di imporgli la mano (32) per guarirlo. Nei Salmi leggiamo che Dio è vicino a chi si trova nell'angoscia e Lo invoca (Sal 90-91,15): se sto nel bisogno, e comunque ogni volta che invoco Dio, Egli già è con me e in me per l’immensità, ma viene anche perché lo invoco nel bisogno. Crediamo e sperimenteremo la presenza e l'aiuto di Dio. Dio è Yahweh, nome che significa “Io sono, sono presente, sono qui per te e per aiutarti, sono con te” (sum, adsum, prosum, sum tecum); tutto questo, Dio lo era per gli Ebrei, tanto più lo è per noi. (b) Gesù prese in disparte il sordomuto lontano dalla folla (33), per evitare resse dalla notorietà del miracolo; poi fa ben 5 gesti per compierlo: gli pose le dita negli orecchi e con la saliva gli toccò la lingua (33), per entrare in contatto diretto con le parti malate; poi guardando quindi verso il cielo, verso Dio, emise un sospiro, che è una preghiera; infine ordina alle orecchie: «Effatà», cioè: «Apriti!» (34), giacché la malattia era lì. Perché tutti questi gesti? per significare che è la sua Persona divina, che agisce per mezzo della sua natura umana, del suo corpo. Altre volte Gesù opera miracoli senza contatto e solo con un ordine, e persino a grande distanza. Qui invece i molti gesti fanno pensare ai sacramenti, che rendono presente Gesù con la sua opera redentrice. Rinnoviamo la nostra fede nella divinità di Gesù, nella sua opera di salvezza, nell’efficacia miracolosa della sua natura umana.
2. Il miracolo avviene subito e completo: E subito gli si aprirono gli orecchi, si sciolse il nodo della sua lingua e parlava correttamente (35), mentre chi va in logoterapia impiega mesi e anni per la parlare. Uniamoci ai pochi presenti e ammiriamo Gesù; adoriamolo e riconosciamo la sua onnipotenza e bontà infinite; lodiamolo. Non perdiamo di vista che Gesù è lo stesso sempre, in ogni tempo e in ogni luogo, e conserva oggi la stessa capacità di operare miracoli per chi ha bisogno, specie coi sacramenti e con l'Eucaristia (a Lourdes molti miracoli avvengono durante la processione eucaristica), che è la presenza più intensa di Gesù; accostiamoci a lui con fede e fiducia grande. (b) Gesù comandò loro di non dirlo a nessuno, per evitare pericolosi entusiasmi della gente e movimenti di numerose persone intorno a sé, che avrebbero suscitato la preoccupazione sospettosa delle autorità. Ma la gioia del guarito e l'ammirazione dei pochi presenti erano troppo intense per potersi controllare; anzi più egli lo proibiva, più essi lo proclamavano (36). Impariamo da Gesù il silenzio sul bene che facciamo e lasciamolo conoscere solo a Dio, dal quale abbiamo ricevuto la capacità di farlo e dal quale ci aspettiamo la ricompensa, ma, pieni di stupore, proclamiamo anche noi la nostra fede e ammirazione per Gesù: «Ha fatto bene ogni cosa: fa udire i sordi e fa parlare i muti!» (37).
III - Giacomo 2,1-5 – (a) Giacomo esorta a praticare la… fede nel Signore nostro Gesù Cristo, Signore della gloria, già entrato nella gloria (1), e anche a esercitare la carità verso Dio (5 quelli che lo amano) e verso il prossimo. La carità è immune da favoritismi personali (1); Giacomo porta un esempio di discriminazioni, che proviene dal fatto che si è giudici dai giudizi perversi (4). In una delle loro riunioni religiose, può entrare qualcuno con un anello d’oro al dito, vestito lussuosamente (2); essi guardano con considerazione colui che è vestito lussuosamente (3) e gli dicono: «Tu siediti qui, comodamente» (3). Può entrare anche un povero con un vestito logoro (2) e al povero dicono: «Tu mettiti là, in piedi», oppure: «Siediti qui per terra ai piedi del mio sgabello» (3). Dio giudica e agisce in modo diverso. Tutti sono uguali davanti a Lui e, fatta eccezione per l’attenzione rispettosa dovuta alle istituzioni, vanno trattati tutti allo stesso modo, con identico rispetto. Dobbiamo amare il prossimo come immagine di Dio (Gn 1,26) e, specie se bisognoso, come segno della presenza di Cristo (Mt 25,31ss). Anzi Dio ha mostrato chiaramente la sua preferenza: Dio… ha… scelto i poveri agli occhi del mondo, che ha fatti ricchi nella fede ed eredi del Regno; Egli l’ha promesso e lo darà a quelli che lo amano (5), giacché la sua immagine è in ogni uomo, a prescindere dalla condizione sociale. (b) Giacomo chiama i lettori: fratelli miei carissimi (5), perché tali sono per lui e devono essere per noi. Esaminiamo la nostra carità: è spontaneo amare chi ci ama o chi ci è simpatico, ma dobbiamo amare tutti, anche i nostri nemici, per amor di Dio, che ama tutti, e per amore di Cristo, che ha amato tutti ed è morto per tutti. Diversamente non pratichiamo la carità e meritiamo il rimprovero di Gesù (e la relativa punizione): Se amate quelli che vi amano, quale gratitudine vi è dovuta? (Lc 6,32; cfr. Mt 5,46). Lo Spirito Santo venga in nostro aiuto, versando l'amore nei nostri cuori (Rm 5,5); l'esempio di Gesù ci illumina; l'Eucaristia ci sostiene nella pratica di essa.
EUCARISTIA. L'Eucaristia è la presenza più intensa di Gesù in mezzo a noi e la comunione eucaristica è il momento di massima unione con Gesù e coi fratelli: chiediamo per intercessione di Maria e Giuseppe, degli Angeli Custodi e dei Santi Patroni, di attingere dalla partecipazione all'Eucaristia tutta la fede e tutto l’amore per praticare la carità secondo l’insegnamento e l’esempio che Gesù ci ha lasciati. (mons. Francesco Spaduzzi)
Altri Temi: 1. La preghiera di fratelli e amici per ottenere grazie è molto gradita a Dio e a Gesù; anzi Gesù avverte che è molto efficace la preghiera fatta da varie persone insieme, riunite nel Suo nome, perché in tal caso Egli si rende presente in mezzo agli oranti e unisce la loro preghiera al Padre alla Sua personale.
2. La guarigione del sordomuto è immediata e totale; anzi sono due i miracoli: il sordo ode bene e riesce a parlare bene subito, nonostante non avesse nessuna pratica. Il Signore è veramente generoso, perché la sua misericordia è infinita e il suo desiderio di fare del bene è continuo e intenso in Lui e perché è l’Onnipotente. Ha veramente un cuore tenero e pieno di amore per noi.
3. L’ammirazione della gente semplice per Gesù è sconfinata, perché il suo modo di ragionare non risente delle prevenzioni, che hanno i capi ebrei contro di Lui. La gente vede i miracoli e li crede provenienti da Dio, perché lo sono; i capi ebrei vedono i miracoli e riconoscono che si tratta di fatti straordinari, ma li attribuiscono a Satana o a magia, perché non vogliono credere in Gesù.
4. Anche nell’AT i miracoli (5-7) erano una prova che chi li operava era stato mandato da Dio o li faceva con l’assistenza di Dio. I profeti venivano riconosciuti tali o dai miracoli o dall’efficacia delle loro profezie, che riguardavano gli avvenimenti futuri. Dio stesso dà questo criterio per distinguere i falsi profeti da quelli veri.
5. Dio già nell’AT mostra la sua preferenza per chi si abbandona totalmente a Lui e si lascia guidare da lui. Egli chiama a fare opere grandi personaggi importanti ma anche uomini e donne sconosciuti. Maria esprime il concetto che Dio L’ha guardata perché Lei è “bassa”, piccola, e in Lei da Onnipotente ha fatto grandi cose. (mons. Francesco Spaduzzi)