Tempo Ordinario: Domenica 18.ma dell'Anno B (2023-24)
Nota introduttiva: L’omelia va preparata dal pastore dei fedeli, ai quali essa è rivolta, perché deve tener conto della Parola di Dio, del tempo liturgico e delle condizioni e bisogni dei fedeli; questa, che segue, potrebbe essere un’omelia rivolta a un uditorio di fedeli sconosciuti, perché tiene conto solo dei primi due elementi. Alla fine sono suggeriti altri temi possibili da sviluppare. Sono graditi suggerimenti per rendere più utili queste riflessioni (mons. Francesco Spaduzzi, francescospaduzzi@gmail.com)
Tempo Ordinario: Domenica 18.ma dell'Anno B (2023-24)
Introduzione. Esodo ci raccorda il miracolo della manna, fatto da Dio ogni giorno per 40 anni per sfamare gli Israeliti; Gesù nel Vangelo presenta se stesso come un pane molto migliore, indispensabile per nutrire e conservare l’uomo nuovo, di cui parla anche Paolo.
I - Esodo 16,2-4;12,15-20 – Nonostante avessero assistito a tanti miracoli di Dio per liberarli dagli Egiziani, Nel deserto tutta la comunità degli Israeliti mormorò contro Mosè e contro Aronne (2) e si ribellò: li accusarono: ci avete fatto uscire in questo deserto per far morire di fame tutta questa moltitudine (3) e si lamentavano: Fossimo morti per mano del Signore, di morte naturale, nella terra d’Egitto, quando eravamo seduti presso la pentola della carne, mangiando pane a sazietà! (3). Sorprendono la loro rapida dimenticanza dei miracoli di Dio a loro favore e l'ingratitudine; ma noi facciamo la stessa cosa, quando ci lamentiamo contro Dio, proprio mentre ci sta conservando nell'esistenza e concorre alle nostre azioni sul piano naturale e soprannaturale. (b) A tanta cattiveria Dio risponde con pazienza e generosità. Egli dichiara: Ho inteso la mormorazione degli Israeliti; promette: Al tramonto mangerete carne (12), e alla mattina seguente vi sazierete di pane (12); spiega: Ecco, io sto per far piovere pane dal cielo per voi; il popolo uscirà a raccoglierne ogni giorno la razione di un giorno (4). Così essi si renderanno conto: io sono Yahweh, il Signore, vostro vero e unico Dio (12), presente e operante; Dio vuole mettere il popolo alla prova per vedere se cammina o no secondo la Sua legge (4). E così avviene: la sera arrivano le quaglie (13) e al mattino il pane sotto uno strato di rugiada (13). Gli ebrei vedono qualche cosa di granuloso, fine e minuto, simile alla brina (14); si chiedono che cos’è (15) e Mosè risponde: È il pane che il Signore vi ha dato in cibo (15). Ammiriamo la misericordiosa bontà di Dio verso gli Israeliti cattivi e la sua bontà infinita verso di noi, che aiuta senza stancarsi della nostra malvagità e ingratitudine.
II - Giovanni 6,24-35 – 1. (a) Dopo il miracolo della moltiplicazione dei pani, la folla vuole proclamare Gesù re, ma Egli prima allontana gli Apostoli in barca, poi congeda la folla e infine se ne va anche lui; la folla se ne accorge (24), s’imbarca e si dirige a Cafarnao alla ricerca di Gesù (24); Lo trovarono di là dal mare e gli dissero: «Rabbì, quando sei venuto qua?» (25), un modo per avviare il dialogo con lui. Ma Gesù va subito al sodo e con un giuramento solenne li avverte che lo cercano in un modo sbagliato: In verità, in verità io vi dico: voi mi cercate…, perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati; il modo corretto è riflettere che i miracoli sono segni che Gesù è inviato di Dio (26). Gli Ebrei aspettavano un Messia, apportatore di vantaggi materiali; Gesù vuole correggerli per il loro bene, per rendere retta la loro fede e portarli a Dio. Anche noi esaminiamoci perché cerchiamo Gesù: perché speriamo beni materiali o perché è il nostro Salvatore, Maestro e Modello? (b) Gesù li avverte: Datevi da fare non per il cibo che non dura (27), il pane materiale, che non impedisce la morte temporale e quella eterna, ma per il cibo che rimane per la vita eterna e che il Figlio dell’uomo vi darà (27), il cibo che resta per sempre, per l'eternità. E aggiunge: Perché su di lui il Padre, Dio, ha messo il suo sigillo (27), cioè Dio Padre ha messo su Gesù il suo sigillo, che rivela l’appartenenza di Gesù a Dio e lo manifesta tale. Così Gesù precisa la natura superiore ed eterna della sua missione divina da parte del Padre e quella del cibo, che Egli darà. Rinnoviamo la nostra fede nella sua Parola e impariamo a interpretare in modo retto le sue azioni. (c) Alcuni, con la mentalità dei farisei, chiedono a Gesù: «Che cosa della Legge dobbiamo compiere per fare le opere di Dio?», per essere graditi a Dio (28), ed Egli risponde: «Questa è l’opera di Dio: che crediate in colui che egli ha mandato» (29), occorre credere in Gesù come Messia. Credere a Gesù significa essere convinti che è un profeta e quindi dice la verità; credere in Lui significa che è più di un profeta e quindi affidarsi a lui, fidarsi di Lui e confidare in Lui, sperare in Lui e amarLo.
2. Gesù ha chiesto di credere “in lui” e non solo “a lui”. I presenti hanno capito e gli chiedono: Quale segno tu compi perché vediamo e ti crediamo? Quale opera fai? (30), cioè vogliono un miracolo per poter credere a lui come a Mosè, che aveva dato per 40 anni da mangiare ai padri… la manna nel deserto (31), di cui la S. Scrittura dice: Diede loro da mangiare un pane proveniente dal cielo (31). Gesù corregge con giuramento: «In verità, in verità io vi dico: non è Mosè che vi ha dato il pane dal cielo, ma è il Padre mio; inoltre aggiunge: è il Padre mio che vi dà il pane dal cielo, molto superiore, quello vero (32). La manna era stata chiamata pane del cielo e pane degli Angeli (Sal 78,24-25); era un pane che dava ogni delizia e soddisfaceva ogni gusto (Sap 16,20-21): si trasformava nel sapore che ciascuno voleva; ma Gesù proclama: Infatti il pane di Dio per gli ebrei di ora non è un cibo qualsiasi, ma la Sua Persona: è colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo (33), la vita eterna a tutti gli uomini. Gesù in questo modo sposta l'attenzione dal cibo normale, che gli chiedono i presenti: «Signore, dacci sempre questo pane» (34) alla sua Persona; perciò dice: Io sono il pane della vita (35), come ha detto e ripeterà in seguito, e aggiunge: chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai! (35), cioè chi mangia del pane che è Lui non avrà più bisogno di nutrirsene, perché sarà pienamente soddisfatto per sempre tutto il bisogno di verità e di amore, che c'è in ogni uomo; e ciò avviene grazie al possesso della sua Persona per mezzo della fede e della carità. Ovviamente Gesù diceva questo anche per noi. La fede doveva essere la risposta degli Ebrei, degli Apostoli, nostra; gli Ebrei rifiutano, gli Apostoli sono lenti, noi vogliamo dare un’adesione piena alla Sua Parola.
III - Efesini 4,17.20-24 – (a) Paolo scongiura per e nel Signore Gesù (17) gli Efesini, ai quali ha predicato il Vangelo per 3 anni circa. Essi sono stati alla scuola di Cristo, davvero gli hanno dato ascolto (21); perciò hanno aderito a lui per la fede e il battesimo; in lui sono anche stati istruiti sulla sua Persona, insegnamento e esempi (21): tale istruzione è avvenuta secondo la verità che è in Gesù (21), quella che risplende nella Sua vita e insegnamento. Per noi è importante approfondire la conoscenza della Persona e della Parola di Gesù, secondo la Bibbia e il catechismo, sintesi della dottrina della Chiesa, sia per consolidare il nostro rapporto con Gesù sia per meglio testimoniarLo. (b) Paolo ha insegnato a non comportarsi più come i pagani con i loro vani pensieri (17), ma ad abbandonare, con la sua condotta di prima, l’uomo vecchio, cattivo, che si corrompe seguendo le passioni, che lo ingannano (22). Così essi hanno imparato a conoscere il Cristo (20; cfr. Ef 4,17-19) con il suo costante invito alla conversione, a rinnovare il proprio modo di pensare e a rivestirsi dell'uomo nuovo (23) - che è Gesù stesso -, che è stato creato secondo l'immagine di Dio nella giustizia, giusto, e nella vera santità (24), santo. Per la fede noi cambiamo modo di pensare e, animati dalla speranza della salvezza e dei beni futuri, riceviamo il battesimo, nel quale avviene l'incontro con Cristo, con la distruzione in noi dell’uomo peccatore, e la partecipazione alla vita divina di Cristo; uniti a Lui siamo capaci di vivere secondo la carità, evitando il peccato e facendo il bene.
EUCARESTIA. Gesù è il pane della vita e nell’Eucarestia ci dà se stesso come cibo da mangiare per la vita eterna. Noi lo crediamo. Preghiamo la Vergine SS. e S. Giuseppe, gli Angeli Custodi e si SS. Patroni, e S. Alfonso de’ Liguori, di ottenerci la grazia di crescere nella fede nella presenza di Gesù e nella sua efficacia per la nostra vita spirituale. (mons. Francesco Spaduzzi)
Altri Temi: 1. La gente ammira Gesù per i miracoli e l’insegnamento, ma come se fosse un profeta qualsiasi, che dà loro i beni di questo mondo. Gesù vuole che ormai facciano il passaggio alla vera fede, che lo deve ritenere Figlio di Dio in senso stretto, non semplice Messia, e perciò parla di Dio come Padre mio (32) e di sé come un pane del cielo, quello vero (32).
2. La testardaggine dei Giudei è grande al punto di richiedere ancora miracoli, dopo che Gesù ne ha fatti tanti per i singoli e per la massa, e perfino resurrezioni. Ogni miracolo è segno, che accredita la Persona di Gesù e la sua Parola: poiché Egli dice di essere il Figlio di Dio, bisogna credergli senza esitazione.
3. Gesù dice di sé: il pane di Dio è colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo (33), e precisa: Io sono il pane della vita (35); così afferma con chiarezza che discende dal cielo, che è venuto per dare agli uomini la vita vera, eterna e divina,, e che egli è il nutrimento per la conservazione di questa vita divina sia come Persona sia come Parola sia come cibo.
4. La manna è il cibo che sostiene in vita gli Ebrei durante i 40 anni di permanenza nel deserto. Cibo miracoloso perché viene dal cielo, nutre migliaia di persone, presenta il sapore secondo il desiderio delle persone. Gesù già collega e contrappone la manna (chi mangia questa comunque muore) con l’Eucarestia (chi mangia questa ha la vita eterna).
5. Col battesimo già muore in noi l’uomo vecchio e nasce l’uomo nuovo; ma distruggere completamente l’uomo vecchio è un impegno che dura tutta la vita, da portare avanti con l’aiuto dei sacramenti, e specie dell’Eucarestia; nessuno può sentirsi sicuro fino a che non muore fisicamente: solo allora l’uomo vecchio muore totalmente e non potrà risorgere. (mons. Francesco Spaduzzi)