Logo

Tempo Ordinario: Domenica 17.ma dell'Anno B (2023-24)

Nota introduttiva: L’omelia va preparata dal pastore dei fedeli, ai quali essa è rivolta, perché deve tener conto della Parola di Dio, del tempo liturgico e delle condizioni e bisogni dei fedeli; questa, che segue, potrebbe essere un’omelia rivolta a un uditorio di fedeli sconosciuti, perché tiene conto solo dei primi due elementi. Alla fine sono suggeriti altri temi possibili da sviluppare. Sono graditi suggerimenti per rendere più utili queste riflessioni (mons. Francesco Spaduzzi, francescospaduzzi@gmail.com)  

Tempo Ordinario: Domenica 17.ma dell'Anno B (2023-24)

Introduzione. Dio opera il miracolo con la fede di Eliseo e l’obbedienza di Giezi; Gesù opera il miracolo per suscitare la fede degli Apostoli e quella dei presenti; Paolo ci avverte che nella Chiesa l’unica fede crea l’unione fra varie persone e apre la via alla carità.

I – 2Re 4,42-44 – Un uomo porta a Eliseo 20 pani, fatti con le primizie dell'orzo e del grano novello (42). Il Profeta Eliseo disse a Giezi: «Dallo da mangiare alla gente» (42), forse alla comunità dei profeti. Ma il suo servitore disse: «Come posso mettere questo davanti a cento persone?» (43). Eliseo conferma l'ordine: Dallo da mangiare alla gente, e gli rivela: Poiché così dice il Signore: “Ne mangeranno e ne faranno avanzare” (43). E così avvenne: Lo pose davanti a quelli, che mangiarono e ne fecero avanzare, secondo la parola onnipotente del Signore (44). (a) Il profeta è ammesso all'intimità con Dio, che gli fa conoscere i suoi segreti (Gn 18,17-19). Per questo rapporto Dio rende il profeta partecipe, in qualche modo, non solo della Sua sapienza, ma anche della Sua bontà e potenza, per cui egli fa azioni straordinarie col Suo aiuto. Pensiamo ai tanti miracoli dell’AT e NT e della Chiesa: c’è sempre di mezzo la fede dell’operatore di miracoli e del miracolato; essa fa affidare a Dio, a cui si attribuiscono tutti i doni, che sono messi con disinteresse e generosità a disposizione. La fede obbediente e umile rende “onnipotenti”. (b) A volte Dio opera i miracoli, anche con la collaborazione di altre persone, che devono partecipare della fede obbediente e umile del Profeta: Giezi, obbediente a Eliseo; i servi delle nozze di Cana e gli Apostoli obbedienti a Gesù…

II - Giovanni 6,1-15 – 1. (a) Gesù passò all’altra riva del mare di Galilea, cioè di Tiberiade (1), per far riposare gli Apostoli, tornati dalla missione (Mc 6,31-32), ma la gente intuisce la destinazione e li precede per terra (Mc 6,33). E lo seguiva una grande folla (2; 5; 9; 10; cfr. 5; 7), perché vedeva i segni che compiva sugli infermi (2)guarendo ogni tipo di malattia. E’ un inizio di fede, perché non sono prevenuti contro Gesù, ma non è la fede piena, che esprime Nicodemo: Rabbì, sappiamo che sei venuto da Dio come maestro; nessuno infatti può compiere questi segni che tu compi, se Dio non è con lui (Gv 1,3). E noi ci siamo arrivati a questa fede? (b) Gesù salì sul monte e là si pose a sedere con i suoi discepoli (3); alzati gli occhi, vide che una grande folla veniva da lui e disse a Filippo: «Dove potremo comprare il pane perché costoro abbiano da mangiare?» (5); lo fa per metterlo alla prova, giacché Egli... sapeva quello che stava per compiere (6) per la gente; ma Gli rispose Filippo: «Duecento denari di pane non sono sufficienti neppure perché ognuno possa riceverne un pezzo» (7): con un denaro ci si procurava 24 porzioni di pane; così 24x200 sono 4800 porzioni circa e quindi neanche un pezzo a ciascuno: erano circa cinquemila uomini (10); egli non pensa al potere, che Gesù ha mostrato con i miracoli a iniziare dalle nozze di Cana (Gv 2,1-12); e neanche Andrea e gli altri propongono a Gesù di fare ricorso alla sua onnipotenza: infatti Gli disse allora uno dei suoi discepoli, Andrea, fratello di Simon Pietro: «C’è qui un ragazzo che ha cinque pani d’orzo e due pesci; ma che cos’è questo per tanta gente?» (8-9). Gesù è Dio fatto uomo ed è onnipotente, onnisciente e bontà infinita. Ma, per riconoscere questo, occorre passare dal prodigio al suo significato, cioè dal fatto che Gesù opera miracoli ai suoi attributi e alla sua missione, cosa che la folla non fa (Gv 6,20ss). Noi facciamo tale passaggio e riconosciamo in Gesù il Dio fatto uomo, crediamo pienamente alla sua Parola e ci affidiamo totalmente a lui? Certo dobbiamo crescere nella fede, aderendo sempre più alla sua Parola e mettendola in pratica.

2. (a) Gesù ordina: «Fateli sedere» (10) sull’erba, che era abbondante perché era primavera: Era vicina la Pasqua, la festa dei Giudei (4). Si misero dunque a sedere (10); si fa portare i pani e i pesci e su di loro fa la preghiera a Dio di benedizione per i Suoi attributi e di ringraziamento per i Suoi doni (11) e per mezzo degli Apostoli li diede a quelli che erano seduti, e lo stesso fece dei pesci, quanto ne volevano (11). Egli compie il miracolo senza teatralità e per amore degli affamati. Facciamo un atto di fede in Gesù e adoriamolo come vero Dio, oltre che vero uomo; lodiamolo per quello che è e ringraziamolo per quello che ci dà, perché comunque siamo subissati da miracoli continui, che solo la fede può farci percepire. (b) Gesù ha moltiplicato pani e pesci in abbondanza, dando anche il superfluo; così quando furono saziati, disse ai suoi discepoli: «Raccogliete i pezzi avanzati, perché nulla vada perduto» (12) del dono di Dio. Ne raccolgono 12 cesti (13) (uno per ciascun Apostolo? o tribù?). Per chi si affida a lui, il Signore è il buon pastore del Salmo 23, è la madre che nutre del suo latte i figli e sta sempre con loro, è il padre che si occupa e preoccupa dei figli; nell’assistenza ai figli i genitori si lasciano guidare dall’intelligenza e ancor più dall’amore. Abbiamo fiducia in Dio onnipotente, onnisciente e bontà infinita. (c) Allora la gente, visto il segno che egli aveva compiuto, identifica Gesù: «Questi è davvero il profeta, colui che viene nel mondo!» (14), il Messia. Ma Gesù, sapendo che, pieni di entusiasmo, venivano a prenderlo per farlo re, cosa che Gesù non gradisce affatto, perché non rientra nel piano di Dio, si ritirò di nuovo sul monte, lui da solo (15), lontano dalla gente. Gesù aveva già rifiutato i regni, che Satana gli aveva offerti in occasione delle tentazioni. La fedeltà alla volontà di Dio, che conosciamo, è la cosa migliore che possiamo fare: anzi rappresenta l'ottimo per noi.

III - Efesini 4,1-6 - (a) Paolo ricorda agli Efesini che essi hanno ricevuto la stessa chiamata (1) e vocazione (4) alla salvezza eterna, e una sola fede (5), così come una sola è la speranza alla quale sono stati chiamati (4); perciò devono premurarsi di tenere a cuore di conservare l’unità dello spirito (3), cioè le stesse idee e pensieri, unità di mente e di cuore. Poiché essi sono già uniti dalla fede e dalla speranza, il loro comportamento deve corrispondere a questa unità grazie alla amore (2), che spinge ad agire con ogni umiltà (2) - non considerandosi superiori a nessuno -, con dolcezza e magnanimità (2), sopportandovi a vicenda (2) con pazienza, animando i rapporti per mezzo del vincolo della pace (3), che è cemento di unità. L’esortazione, che Paolo fa, prigioniero a motivo del Signore, per amore di Cristo (1), era per gli Efesini di allora, ma conserva sempre la sua attualità, perché sempre la cattiveria umana, suggestionata dal diavolo, padre della divisione, si adopera in direzione opposta alla comunione fra i fedeli. (b) Ed ecco i motivi, che impongono ai fedeli l'unità spirituale. In effetti uno solo è il corpo mistico di Cristo e uno solo è lo Spirito, che l’anima (6), come unica la speranza (4) dei beni eterni. Anche: c’è un solo Signore Gesùche ha fornito a tutti gli stessi mezzi di salvezza: la fede e un solo battesimo (5); c’è Un solo Dio e Padre di tutti, che è trascendente, al di sopra di tutti, opera per mezzo di tutti ed è presente in tutti (6) per l’inabitazione. Queste affermazioni sono anche una professione di fede nella Trinità (cfr. 1Cor 8,6; 12,4-26). L’appello alla comunione e all'unità dei fedeli si fondano sull’unicità di Dio Padre e Figlio e Spirito Santo e sulla partecipazione agli stessi mezzi di salvezza: chi potrebbe rifiutare questo motivo e alimentare la rottura?

EUCARESTIA. L’amore spinge Gesù a moltiplicare i pani; l’amore più grande lo spinge a rendersi presente nell’Eucarestia e a offrirsi come Salvatore e come cibo e bevanda. Chiediamo per intercessione della Vergine Maria e di S. Giuseppe, degli Angeli Custodi e dei Santi Patroni la grazia di affidarci a quest’amore di Gesù e di valorizzare i suoi doni. (mons. Francesco Spaduzzi)

Altri Temi: 1. Nel brano parallelo di Mc (cit. su) l’evangelista sottolinea la compassione di Gesù per la folla che l’ha preceduto sull’altra riva. La compassione è conseguenza dell’amore per il prossimo e questo può albergare solo nel cuore di una persona buona. Chi è buono è capace di amare e di compatire le sofferenze del prossimo e venire in suo aiuto.

2. Gesù ha già deciso di operare il miracolo, anche in vista del discorso eucaristico, che sta per fare, ma vuole accrescere anche la fede dei discepoli, che sarà messa a dura prova dalla mancanza di fede dei Suoi ascoltatori, che rifiuteranno di accettare proprio il discorso sul pane eucaristico, che essi riterranno “duro” (Gv 6,60).

3. Gesù ha cura di far raccogliere i resti del pane comune, da Lui moltiplicato; questo ci dice l’attenzione che Gesù ha per il cibo in genere, giacché deve servire anche per quelli che non ne hanno, ma anche perché il miracolo darà spunto a Gesù il giorno dopo per parlare di se come Pane della Parola, poi come Pane di Vita, e poi come Pane Eucaristico.

4. Eliseo, come tutti i veri profeti, si abbandona totalmente a Dio e alla sua Parola. Dio gli ha detto che con quei venti pani risolverà il problema di saziare 100 persone, ed egli crede alla Sua Parola e la trasmette senza vacillamenti al suo collaboratore Giezi, che si abbandona a Dio come il Profeta, suo padrone.

5. Per vivere la vita cristiana è necessario praticare la fede e speranza, carità e umiltà. In genere quando c’è la carità, tutte  le virtù sono presenti, perché tutte o quasi sono frutto di essa e hanno il fondamento in essa. Così si spiega quell’inno alla carità di Paolo in 1Cor 13. Senza fede non c’è carità, ma è imperfettissima una fede, che non fiorisce nella carità. (mons. Francesco Spaduzzi)

Condividi quest'articolo

Altri articoli di Cultura


Nasa Space App Challenge

Domani nel corso dell'evento verranno celebrati i team vincitori, che si sono distinti per il loro approccio innovativo e la capacità di lavorare in squadra per risolvere sfide complesse. Tra i progetti premiati: il primo posto &egr[...]

Contattaci

  • Telefono: 347/ 5355964

  • Email: solofraoggi@libero.it

  • Email: ilcomprensorio@libero.it

Seguici