Tempo Pasquale: Domenica VI dell'anno B (2023-24)
Nota introduttiva: L’omelia va preparata dal pastore dei fedeli, ai quali essa è rivolta, perché deve tener conto della Parola di Dio, del tempo liturgico e delle condizioni e bisogni dei fedeli; questa, che segue, potrebbe essere un’omelia rivolta a un uditorio di fedeli sconosciuti, perché tiene conto solo dei primi due elementi. Alla fine sono suggeriti altri temi possibili da sviluppare. Sono graditi suggerimenti per rendere più utili queste riflessioni (mons. Francesco Spaduzzi, francescospaduzzi@gmail.com)
Tempo Pasquale: Domenica VI dell'anno B (2023-24)
Introduzione. Gesù ci parla dell’amore del Padre per lui e del suo amore per noi e di come dobbiamo amarci fra noi; Giovanni conferma e approfondisce questo insegnamento nella Lettera; gli Atti ci mostrano come si entra in comunione d’amore con Gesù e coi fratelli.
I - Giovanni 15,9-17 – 1. (A) Gesù ci parla del suo rapporto col Padre: il Padre ha amato me (9) sempre; e Lui ricambia: rimango nel suo amore (10) - sia nel senso che il Padre ama lui sia nel senso che Lui ama il Padre -, giacché fa la volontà del Padre, che si manifesta nei due precetti dell'amore: io ho osservato i comandamenti del Padre mio (10). Come il Padre ama Gesù (9), Egli dice ai discepoli: io ho amato voi (9) - e noi oggi -, e li invita: Rimanete nel mio amore (9; cfr. 10), sia nel senso che Egli li ama, sia nel senso che essi amano Lui; e chiede come prova del loro amore per lui di fare la sua volontà: osserverete i miei comandamenti (10). Il Padre ama Gesù; Gesù Lo ricambia con l’obbedienza e così resta nel suo amore; anche noi prendiamo coscienza che Gesù ci ama e restiamo nel suo amore, rispettandone i due precetti, i 10 comandamenti. Il resto sono chiacchiere. (B) Alcuni frutti del loro amore: (a) Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena (11) perché Lui la comunica; (b) produrranno molto frutto (16), cioè cresceranno in santità e porteranno molti a Gesù, giacché Egli li ha scelti e fatti apostoli proprio per questo (16 Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga); (c) saranno esauditi in tutto quello che chiederanno al Padre nel suo nome (16). Si realizzano queste tre promesse anche per noi, se stiamo in grazia di Dio, cioè abbiamo accolto la vita divina, che Dio Padre ci comunica, siamo amati da Lui e Lo riamiamo. Essere in grazia di Dio implica in pratica che non abbiamo peccati gravi e siamo uniti a Dio. Questo stato inizia col battesimo e dovrebbe durare per tutta la vita per poter andare in paradiso; se pecchiamo in modo grave, ma ci pentiamo e proponiamo di non più peccare, con la confessione lo recuperiamo.
2. (a) Gesù ha invitato i discepoli all'amore verso di lui e poi all'amore al prossimo. Anzitutto ripete loro il suo amore: ho amato voi (12; cfr. 9); e precisa: Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici (13); egli ricorda loro: voi siete miei amici (14) e che non li tratta come fa un padrone coi servi, ai quali nasconde la sua vita intima (15), ma vi ho chiamato amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio l’ho fatto conoscere a voi (15). Applichiamo a noi queste parole come faceva S. Paolo, che diceva di Gesù: mi ha amato e ha consegnato se stesso per me (Gal 2,20). Gustiamoci il suo amore senza limiti, perché ha dato la vita per ciascuno di noi, che eravamo nemici (Rm 5,6-10); ci ama e ci fa conoscere i segreti del Padre, cioè le intimità della vita trinitaria! Ricambiamolo: amor con amor si paga. (b) Gesù ci ama senza limiti e vuole: che vi amiate gli uni gli altri (12.17) come io ho amato voi (12); di questo amore verso il prossimo dice: Questo è il mio comandamento (14; cfr. 17), e dalla sua osservanza fa dipendere il nostro rapporto di amicizia con lui (14). Non è spontaneo l’amore verso il prossimo, a causa del nostro egoismo e delle nostre paure verso gli altri: è una grazia da chiedere; l'occasione migliore è di chiederlo nella celebrazione eucaristica e dopo la comunione, giacché l'amore a Dio e al prossimo ne è la grazia sacramentale.
II - Atti degli Apostoli 10,25-26.34-35.44-48 – (a) Pietro ebbe una visione, ma non la capì (At 10,9-17), ed ebbe l'ordine dallo Spirito di seguire alcuni uomini fino a Cesarea, a casa di Cornelio, ufficiale dell'Esercito Romano, credente nel vero Dio. Mentre Pietro stava per entrare, Cornelio gli andò incontro e, con molta deferenza, si gettò ai suoi piedi per rendergli omaggio (25); poiché gli Ebrei riservavano a Dio tale gesto, Pietro lo rialzò, dicendo: «Alzati: anche io sono un uomo!» (26); ascoltò da Cornelio la visione avuta e concluse: In verità sto rendendomi conto che Dio non fa preferenza di persone (34), ma accoglie a braccia aperte e salva chi lo teme con amore rispettoso e pratica la giustizia a qualunque nazione appartenga (35). Noi non adoriamo le creature, ma dobbiamo guardarci dagli idoli, che ci possiamo creare. Solo Dio, infinita bontà, ha diritto di stare al centro della nostra vita e di avere la nostra obbedienza e culto. (b) Pietro stava ancora dicendo queste cose, quando lo Spirito Santo discese sopra tutti coloro che ascoltavano la Parola (44) e prestarono fede; essi incominciarono a parlare in altre lingue e a glorificare Dio (46). E i fedeli circoncisi, cristiani provenienti dall’ebraismo, che erano venuti con Pietro, si stupirono che anche sui pagani si fosse effuso il dono dello Spirito Santo (45), che dopo la Pentecoste (At 2,4) si riceveva col battesimo (At 2,38). Pietro tirò la conclusione: «Chi può impedire che siano battezzati nell’acqua questi che hanno ricevuto, come noi, lo Spirito Santo?» (47),frutto del battesimo. E perciò ordinò che fossero battezzati nel nome di Gesù Cristo tutti gli appartenenti alla famiglia di Cornelio, che lo pregarono di fermarsi alcuni giorni (48). Così lo Spirito Santo fece entrare nella Chiesa i pagani credenti, senza circoncisione: questo significa il nostro ingresso nella Chiesa e nella via della salvezza. Paolo si dedicherà a predicare specie ai pagani. Preghiamo e collaboriamo per la salvezza dei due terzi di non cristiani che ci sono nel mondo.
II - 1Giovanni 4,7-10 - (a) Dio è amore (8; cfr. 1Gv 4,16): Dio è bontà infinita, sommo bene e quindi amabile; Egli ama di amore infinito: dall'eternità dentro la Trinità, cioè nei rapporti fra Padre e Figlio e Spirito, e poi verso le creature, sia quelle razionali, come Angeli e uomini, e sia tutte le altre. L’Apostolo spiega in che cosa consiste l'amore di Dio per noi: In questo sta l’amore: non siamo stati noi ad amare Dio - di nostra iniziativa -, ma è lui che ha amato noi (10) per primo (1Gv 4,19) e come prova ha mandato il suo Figlio nel mondo come vittima di espiazione per i nostri peccati (10). E’ la prova più grande del suo amore per noi (9): Dio ha mandato nel mondo il suo Figlio unigenito (9), perché credessimo in lui (Gv 3,16), e noi avessimo la vita per mezzo di lui (9). Crediamo all'amore di Dio (1Gv 4,16), speriamo, adoriamolo, ringraziamolo, umiliamoci perché non ne siamo degni. Supplichiamo che venga lo Spirito in noi e amiamo Dio e la Sua immagine, che è il prossimo. (b) S. Giovanni ci esorta: Carissimi, amiamoci gli uni gli altri, perché l’amore è da Dio (7); esso ci viene da Dio col dono dello Spirito (Rm 5,5); in effetti chiunque ama di amore soprannaturale rivela che è stato generato da Dio (7), è figlio adottivo di Dio, partecipa della natura divina (2Pt 1,4), e conosce Dio veramente (7): la fede, che è dono di Dio, ci fa conoscere Dio come Lui si manifesta, ma è la carità che ci porta all'unione piena con Lui. S. Giovanni conclude indicando la tristissima situazione spirituale di chi non ama Dio e il prossimo: Chi non ama non ha conosciuto Dio, perché Dio è amore (8); sarà come gli scribi e i farisei, che conoscevano la Parola di Dio, ma Dio era per loro sconosciuto ed estraneo. Esaminiamoci come rispettiamo i comandamenti, che esprimono il nostro amore a Dio e al prossimo, e avremo l’idea chiara di noi; pentiamoci e preghiamo molto per avere più fede, speranza e carità.
EUCARESTIA. Per opera dello Spirito Maria concepì Gesù; ed è Lui che rende presente Gesù nella Parola e nel pane e vino consacrati; lo Spirito è l’Amore del Padre e del Figlio: egli apre l’intelligenza degli uomini a credere e i loro cuori alla carità. Preghiamo che per intercessione di Maria e Giuseppe, pieni di grazia e di Spirito Santo, degli Angeli Custodi e dei Santi Patroni, anche noi ci apriamo ad accogliere la fede e la carità nei nostri cuori. (mons. Francesco Spaduzzi)
Altri Temi: 1. Poiché Dio si è voluto definire Amore, che suppone la Bontà infinita e si esprime nella compassione e in concreto nella misericordia per noi, vuol dire che l’Amore e la Misericordia sono gli attributi più importanti di Dio e noi faremmo bene ad alimentare in noi la fede e la convinzione profonda che Dio è proprio così.
2. Poiché Dio è Amore e Misericordia infinita e l’uomo è creato a immagine e somiglianza di Dio, la Parola di Dio ci invita a diventare quello che siamo e quindi a vivere di conseguenza. La nostra felicità in questo mondo, per quanto possibile, e nell’eternità dipende dalla nostra capacità di amare veramente, con le opere, e di farci amare, cioè di suscitare l’amore degli altri per noi.
3. Il modello e la sorgente dell’Amore e della Misericordia sono Padre e Figlio e Spirito, per mezzo del Verbo Incarnato, che vive e muore per la nostra salvezza. Solo dalla Trinità per mezzo di Gesù con l’opera dello Spirito può essere versato nel nostro cuore l’Amore di Dio per noi e renderci capaci di amare veramente il nostro prossimo, fino all’eroismo.
4. Lo Spirito Santo è all’origine della vita e dell’attività della Chiesa, Corpo di Cristo, e delle singole membra del Corpo di Cristo. Quello che gli Atti raccontano della Chiesa e dei singoli cristiani si riproduce in noi oggi nella misura della docilità alla guida dello Spirito. E indispensabile saper discernere i suggerimenti dello Spirito da quelli della carne, del mondo e del diavolo.
5. Chi ama conosce veramente Dio, è nato da Dio e, finché si conserva in grazia di Dio, vive una vita tutta divina sotto la guida dello Spirito Santo. Ovviamente questo esige e rivela che il fedele dedica tempo adeguato alla preghiera e incontra con frequenza il Signore nei sacramenti; non esiste altra via verso la santità, che è comunione con Dio. (mons. Francesco Spaduzzi)