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Tempo Pasquale: Domenica IV dell'Anno B (2023-24)

Nota introduttiva: L’omelia va preparata dal pastore dei fedeli, ai quali essa è rivolta, perché deve tener conto della Parola di Dio, del tempo liturgico e delle condizioni e bisogni dei fedeli; questa, che segue, potrebbe essere un’omelia rivolta a un uditorio di fedeli sconosciuti, perché tiene conto solo dei primi due elementi. Alla fine sono suggeriti altri temi possibili da sviluppare. Sono graditi suggerimenti per rendere più utili queste riflessioni (mons. Francesco Spaduzzi, francescospaduzzi@gmail.com)  

Tempo Pasquale: Domenica IV dell'Anno B (2023-24)

Introduzione – Gesù presenta se stesso come il Buon Pastore e Salvatore di tutti gli uomini; lo conferma anche Pietro negli Atti; Giovanni ci rivela che la salvezza ci fa figli di Dio nel tempo e nell’eternità.

I - Giovanni 10,11-18 - Gesù dice di sé: Io sono il buon pastore (11.14) e indica due qualità del buon pastore: conosce e ama le sue pecore (14-16) e soprattutto dà la vita per loro (11-13.17-18). (a) Gesù dice di sé che è il buon pastore nel senso che è buono e amante e amabile; egli conosce le sue pecore (14) e le ama - nelle lingue semitiche la conoscenza include l'amore – e ne è ricambiato con la conoscenza: le mie pecore conoscono me (14), e l'amore. La conoscenza e amore fra Gesù e le pecore hanno come modello e sorgente quelli che ci sono tra Padre e Figlio (15 così come il Padre conosce me e io conosco il Padre) e lo Spirito Santo. In effetti l'unione di Gesù con noi ha come principio e modello l'unione, che fa di Padre e Figlio e Spirito un solo Dio (Gv 10,30). Alimentiamo la conoscenza amorosa per Gesù con la meditazione quotidiana della Parola di Dio e coi sacramenti. Così impareremo anche a conoscere ad amare noi stessi in modo equilibrato e ad amare il nostro prossimo come immagine di Dio e presenza di Cristo. (b) Gesù non pensa solo ai discepoli di allora, ebrei, ma anche a quelli di tutti i tempi, che non provengono da questo recinto (16), che abbandoneranno il paganesimo e aderiranno a lui; Gesù sa che deve guidare (16) anche loro alla salvezza. Essi Ascolteranno dagli Apostoli la Sua voce, la Parola di Gesù, crederanno in Lui e diventeranno un solo gregge, una sola comunità, sotto la guida di un solo pastore: Cristo invisibile (16) e il Papa, suo Vicario visibile. Gesù pensava a noi; ci conosceva e ci amava, quando ancora non esistevamo, e morì per noi; ci ama ora, vuole salvarci e ci offre i mezzi di salvezza nella preghiera, i sacramenti, la vita cristiana. Anche noi pastori dobbiamo conoscere e amare le anime, che restano “pecore di Cristo”, anche quando la Chiesa ce le affida. Accettando la missione, diventiamo responsabili davanti a Dio della loro salvezza eterna e dobbiamo usare tutta la nostra intelligenza e volontà e capacità per portarle a Cristo.

 2. (a) Gesù è il buon pastore ed è disposto a dare la vita per le pecore e in questo sì differenzia dal mercenario (12.13), che non è pastore e al quale le pecore non appartengono (12); questi non si sente legato alle pecore e non gli importa delle pecore (13). Il mercenario, in caso di pericolo, pensa a salvare se stesso e abbandona le pecore e fuggee il lupo le rapisce e le disperde (12). Gesù invece è Il buon pastore, che dà la propria vita per le pecore (11; cfr. 15) e sottolinea: Per questo il Padre mi ama: perché io do la mia vita (17). Anche noi lo vogliamo amare perché è il buon pastore e dà la vita per noi. (b) Gesù non è costretto da nessuno a dare la propria vita: Nessuno me la toglie: io la do da me stesso (18): Egli ha il potere di darla e il potere di riprenderla di nuovo (18; cfr. 17). E la riprenderà certamente, per volontà del Padre; Gesù si riferisce alla sua Morte e Risurrezione: di sua volontà si consegna alla morte e riprende la vita, secondo il comando che ha ricevuto dal Padre suo, ciò che il Padre ha stabilito per lui nella sua infinita sapienza (18). Il Padre ama Gesù per questa sua obbedienza fedele al piano di salvezza. Ringraziamo Gesù per il suo amore al Padre e a noi, che lo spinse al dono totale di sé stesso, a dare la vita per noi; lodiamone e ringraziamone la Trinità. E come pastori siamo anche noi disposti a dare la vita per le pecore, sia nel senso di morire per loro,  sia nel senso di vivere nella preghiera, sacrificio e apostolato, per la loro santificazione e la nostra.

II - Atti 4,8-13 - Gesù aveva predetto agli Apostoli che sarebbero stati trascinati nei tribunali e avrebbero dato testimonianza con la parola e con la vita per lui, ma non si dovevano preoccupare di ciò che avrebbero dovuto dire, giacché lo Spirito Santo avrebbe parlato in loro (Lc 12,11-12); così Allora Pietro, colmato di Spirito Santo, parlò ai Capi del popolo e anziani  (8) a nome suo e di Giovanni, che erano stati portati dal carcere davanti al Sinedrio per essere interrogati sul beneficio recato a un uomo infermo, e cioè per mezzo di chi egli sia stato salvato in (9). Pietro proclamò: sia noto a tutti voi e a tutto il popolo d’Israele: nel nome di Gesù Cristo il Nazareno, per l'invocazione del nome di Gesù e per la sua autorità e potenza, costui vi sta innanzi risanato (10). Rinfacciò loro di aver crocifisso Gesù, che Dio ha risuscitato dai morti (10): Questo Gesù è la pietra, che è stata scartata da voi, costruttori, come se non servisse a niente, e che è diventata la pietra d’angolo (11), importante e bella per Dio. Solo nel nome di Gesù l’uomo è stato guarito e In nessun altro c’è salvezza e vita eterna: non vi è infatti, sotto il cielo, altro nome dato agli uomini, nel quale è stabilito che noi siamo salvati (12). Ma occorre riconoscerlo come Dio e Uomo e Salvatore e riformare la nostra vita secondo la sua Parola. Ammiriamo il coraggio di Pietro, che gli viene dallo Spirito Santo; da Questi anche noi dobbiamo attingerlo per dare testimonianza a Gesù. Rinnoviamo la nostra fede in Gesù come unico Salvatore del mondo. Valorizziamo il Battesimo, già ricevuto, e la Confessione e l’Eucaristia, per rinnovare gli incontri con Gesù e aprirci sempre più al dono della salvezza.

III - 1Giovanni 3,1-2 - (a) Dio Padre manda il Figlio, che si fa uomo per salvarci: chi crede in lui ha la vita divina (Gv 3,16) e diventa figlio di Dio col battesimo (Gv 3,5-8), come ce l’attesta lo Spirito (Rm 8,16-17; Gal 3,6; 4,5-6). Scrive Giovanni: Carissimi, noi fin d’ora siamo figli di Dio (2), per l’amore del Padre: Vedete quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio (1); e lo siamo realmente! (1). L'adozione umana dà i diritti di figlio, ma non la natura; quella divina ci fa figli veri, perché Dio ci comunica la sua vita divina e ci rende partecipi della natura divina (2Pt 1,4). I Padri della Chiesa usano l’immagine del ferro, che, messo nel fuoco, appare fuoco; così noi, per la grazia santificante, sembriamo Dio! Crediamo, adoriamo, ringraziamo, umiliamoci per la nostra indegnità, lottiamo contro il peccato. (b) Siamo figli di Dio, ma ciò che saremo non è stato ancora rivelato (2); Sappiamo però, già ora, che Gesù verrà una seconda volta e si manifesterà in tutto il suo splendore (2 egli si sarà manifestato); noi lo vedremo, faccia a faccia, così come egli è e perciò noi saremo simili a lui (2); lo vedremo non in immagine, come nella fede, o per l'impronta di Dio nelle creature grazie alla ragione. Satana e i progenitori vollero diventare come Dio con la ribellione e persero tutto. Noi invece saremo simili a Dio se ci lasciamo guidare dalla fede e dalla carità. Di qui l'utilità di contemplare Cristo nella meditazione, perché in questo modo alimentiamo il processo di trasformazione, avviato nel battesimo. (c) La luce parziale della fede ci dice che siamo figli di Dio e saremo simili a Gesù e a Dio; quelli del “mondo”, che non credono in Dio o non lo prendono sul serio, non hanno conosciuto lui (Dio o Cristo) e quindi non ci conoscono (1) come tali. Solo la fede apre la mente a queste realtà; chi non ha fede non ne ha idea. Ringraziamo per il dono delle fede e diffondiamola per la gioia nostra e degli altri. Gustiamo la figliolanza divina ora e ringraziamo Gesù che ce l’ha meritata, e il Padre che ce l’ha data, e lo Spirito, che la realizza in noi. 

EUCARESTIA. Intorno all’Eucarestia si riunisce la famiglia di Dio, che in essa alimenta il rapporto strettissimo, che il Padre ha voluto stabilire con noi come figli nel Figlio per l’attività dello Spirito. Preghiamo la Vergine SS. e S. Giuseppe, gli Angeli Custodi e i Santi Patroni, perché ci ottengano la grazia di mai perdere questo dono. (mons. Francesco Spaduzzi)

Altri Temi: 1. Gesù è il buon Pastore; è l’amore che Lo spinge a dare la vita per le pecore e deve spingere il pastore di oggi a interessarsi di loro e, se è sensibile ai bisogni delle persone a lui affidate, a pensare e inventare ciò che può essere loro utile: Cristo le ama e continua a  preoccuparsi e occuparsi della loro salvezza. La carità pastorale è indispensabile al sacerdote.

2. “La mia parrocchia vasto mondo” era il titolo di un libro di circa 50 anni fa; in realtà Cristo rivolge a ogni sacerdote l’invito a predicare a gli uomini di tutto il mondo. Anche se per necessità giuridica ha un gruppo particolare di persone, delle quali si deve occupare, comunque il suo cuore deve sentire il bisogno di guardare molto al di là dei limiti del suo campo pastorale,

3. Fin dove si deve spingere la generosità del pastore? Deve seguire le orme di Cristo: fino a donare la vita; di solito non arriva a questo ma deve consumare tutte le sue energie per la salvezza dei fratelli; poiché è facile essere insidiati da pigrizia o da esagerata attività, aiuta essere equilibrati il confronto con il padre spirituale, i responsabili della diocesi, i confratelli, i fedeli.

4. Gesù affida la missione agli Apostoli e promette loro Spirito Santo per renderli capaci di portarla avanti. Lo Spirito viene su di loro agli inizi degli Atti e li accompagna in tutti i momenti della loro attività pastorale. Luca ricorda con frequenza gli interventi dello Spirito Santo nel guidare gli Apostoli verso i fedeli e i fedeli verso il Signore.

5. Vedete quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio (1); e lo siamo realmente! (1Gv 3,1). L’insistenza di Giovanni su questa verità rivela che incontrava grande difficoltà a farla credere e accettare, capire e gustare. Sembra troppo bello per essere vero; sembra quasi impossibile che Dio arrivi a essere veramente Padre per noi. (mons. Francesco Spaduzzi)

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