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Tempo Ordinario: Domenica III dell'Anno B (2023-24)

Nota introduttiva: L’omelia va preparata dal pastore dei fedeli, ai quali essa è rivolta, perché deve tener conto della Parola di Dio, del tempo liturgico e delle condizioni e bisogni dei fedeli; questa, che segue, potrebbe essere un’omelia rivolta a un uditorio di fedeli sconosciuti, perché tiene conto solo dei primi due elementi. Alla fine sono suggeriti altri temi possibili da sviluppare. Sono graditi suggerimenti per rendere più utili queste riflessioni (mons. Francesco Spaduzzi, francescospaduzzi@gmail.com)  

Tempo Ordinario: Domenica III dell'Anno B (2023-24)

Introduzione. Giona predica la conversione e ottiene la salvezza dei Niniviti; anche Gesù la predica e chiama collaboratori per continuare la sua missione; Paolo ci ricorda che il tempo è poco e conviene utilizzarlo bene nel compiere la propria missione.

I - Giona 3,1-5.10 - Dio ordinò a Giona di andare a Ninive, capitale dell’Assiria e nemica di Israele, perché predicasse la conversione per evitarne la distruzione. Ma Giona andò in direzione opposta; stette per morire e invocò il perdono di Dio, che lo salvò. Fu rivolta a Giona una seconda volta questa parola del Signore (1): Alzati, va’ a Ninive, la grande città, e annuncia loro quanto ti dico (2). Giona stavolta andò a Ninive (3): Ninive era una città molto grande (3). Giona predicava la conversione immediata: «Ancora quaranta giorni e Ninive sarà distrutta» (4). I cittadini di Ninive credettero alla Parola di questo Dio sconosciuto, comunicata da un profeta straniero, e bandirono un digiuno, vestirono il sacco, grandi e piccoli (5), cioè abbandonarono il peccato; Dio vide le loro opere, che cioè si erano convertiti dalla loro condotta malvagia e Dio si ravvide riguardo al male che aveva minacciato di fare loro e non lo fece (10). (a) Il Dio degli Ebrei è l’Unico Dio e vuole la salvezza di tutti. Perciò si preoccupa anche di un popolo, che non lo conosce, e gli manda il suo profeta per ritrarlo dal male e salvarlo. Così fa ora Dio per mezzo di Gesù e dei missionari. La salvezza è possibile solo per mezzo della fede in Dio e nella sua Parola, che va messa in pratica, abbandonando il peccato. (b) I Niniviti si convertono, ma non Giona, che non riesce ad accettare la misericordia di Dio per loro. Dio ha per lui misericordia e con sapienza infinita realizza anche la sua conversione completa.

II - Marco 1,14-20 – 1. Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù andò nella Galilea, proclamando il vangelo di Dio (14); andava in giro, riprendendo e approfondendo la predicazione di Giovanni Battista, che esortava: Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino (Mt 3,2). Gesù aggiunse 2 elementi importanti: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo» (15). Ecco chi è Gesù, quale è apparso dall’Avvento fino a oggi: è il Figlio di Dio e figlio di Maria, il Rabbi - Maestro, l'Agnello di Dio, il Messia - Cristo, il Re d'Israele e il suo Conforto, Salvatore e Redentore, Luce delle Genti e Parola ultima del Padre, ecc. Ed ecco che cosa dice: Il tempo è compiuto (15), cioè è finita l'attesa del Salvatore, durata millenni dal peccato originale in poi; viene come nemico totale del Serpente (Satana) e ne schiaccia la testa. Il regno di Dio è vicino (15), cioè con Gesù il Regno di Dio si diffonde man mano che gli uomini accettano Dio come Signore e Padre, rispettandone i comandamenti dell'amore. Chi vi aderisce condivide l'inimicizia di Dio verso Satana, che è anche il suo peggior nemico. Convertitevi (15), cioè urge cambiare il nostro modo di pensare e amare e agire e lasciarci trasformare da Dio per diventare veri discepoli Gesù. Credete al vangelo (15), cioè occorre riconoscere che Dio ama ogni uomo e vuole salvarlo e che non ci possiamo salvare con le nostre forze, ma solo Dio lo può fare per mezzo di Gesù, Dio e Uomo, Salvatore, Maestro e Modello di vita. Crediamo in Gesù e accettiamo la sua Parola circa quello che dobbiamo credere e fare e attingiamo da lui la forza di praticarlo. Leggiamo il Vangelo, meditiamolo, contempliamo Gesù come facevano Maria e Giuseppe, gli Apostoli e i discepoli di tutti i secoli. E diventeremo uomini nuovi: cambierà il nostro modo di pensare, amare, agire.

2. Gesù compiva con fedeltà la sua missione, durata solo poco più un paio d'anni e mezzo, e presto incominciò a cercare quelli che la dovevano continuare. Così Gesù (17), passando lungo il mare di Galileavide Simone e Andrea, fratello di Simone, mentre gettavano le reti in mare;  erano infatti pescatori (16) e disse loro: «Venite dietro a me, vi farò diventare pescatori di uomini» (17). Essi lasciarono le reti e lo seguirono (18), stabilmente. Poco dopo la scena si ripete: Andando un poco oltre, vide Giacomo, figlio di Zebedeo, e Giovanni suo fratello, mentre anch’essi nella barca riparavano le reti (19). E subito li chiamò. Ed essi lasciarono il loro padre Zebedeo nella barca con i garzoni e andarono dietro a lui (20). Anche loro Lo seguirono all’istante, lasciando tutto. (a) Gesù li chiamò ed essi obbediscono subito, perché già lo conoscevano in quanto predicò per qualche mese al tempo di Giovanni Battista (4). Alla chiamata esteriore Gesù aggiunse anche un'altra azione, forte e interiore, per aiutarli a rispondere generosamente e prontamente e a superare tutti gli ostacoli, che si potevano frapporre: Pietro era sposato e Giovanni e Giacomo erano figli di famiglia; necessità di lavorare, ecc. Sono un esempio per noi di come dobbiamo essere liberali con Dio che ci chiama, convinti che egli ci dà tutte le grazie necessarie per seguire la vocazione e perseverare in essa. (b) Dio ci chiama nella situazione concreta, dove ci trova sia quanto allo spazio e al tempo, sia quanto alla nostra situazione fisica e psichica e spirituale. Solo lui ci può dare la capacità di operare rettamente per la missione con la pienezza dei doni e dei carismi, che lo Spirito Santo effonde in noi. Mosè oppose la balbuzie, Geremia la giovane età… ma Dio aiutò ciascuno a superare con la sua grazia tutti gli impedimenti. E’ indispensabile però mantenere l’unione con Dio. (c) Gli Apostoli hanno bisogno di stare con Gesù, perché non si tratta di imparare una lezione, ma di assumere il Suo stile di vita e di essere pastori secondo il suo Cuore, in modo da pascolare le pecorelle, che restano sue, come farebbe lui.

III - 1Corinzi 7,29-31 – S. Paolo ci esorta a tener conto che il tempo si è fatto breve tra la prima e la seconda venuta di Cristo (29); in occasione di questa ci sarà il giudizio “universale” per tutti gli uomini; ma già alla fine della nostra vita, ce ne sarà uno “particolare” per ciascuno. Dobbiamo arrivarci preparati in modo da essere ritenuti degni, per la misericordia di Dio, di essere ammessi a stare col Signore per sempre. Perciò è necessario che il nostro stile di vita corrisponda alla nostra chiamata a essere veri discepoli del Gesù, che praticano l’amore verso Dio e verso il prossimo. Dio deve essere al centro della nostra vita e noi dobbiamo avere il cuore distaccato da tutto: dai beni di questo mondo (30), tenendo sotto controllo l'uso che ne facciamo (31), dai godimenti della vita (30), e anche dalle sofferenze che ci colpiscono (30), e persino dalla vita coniugale (29). Non vale la pena attaccarsi alle realtà terrene perché esse restano in questo mondo e nell'eternità non ci seguono: passa infatti la figura di questo mondo! (31); le lasceremo tutte. Quello che portiamo con noi nell’eternità è solo l'amore a Dio e al prossimo, e le opere che l’esprimono, perché animati dalla fede in Lui e nel suo amore e dalla speranza, che ci hanno spinti ad affidarci a Lui. Teniamo gli occhi bene aperti perché sorella Morte può venire in qualsiasi momento: da come ci serviamo del tempo dipende la nostra sorte eterna, felice o infelice. Dio però ci ha creati per la felicità.

EUCARESTIA. La partecipazione alla Messa è un continuo invito alla conversione, a incominciare dall’atto penitenziale; l’invito è riproposto dalla Parola di Dio, che ci rivela il modo di pensare e di agire di Dio, che è tanto diverso dal nostro e al quale noi dobbiamo adeguarci. Gesù, presente sotto il segno del pane e del vino consacrati, è la sorgente di forza per realizzare la nostra conversione. Preghiamo la Vergine SS. e S. Giuseppe, i nostri Angeli Custodi e Santi Patroni, che ci ottengano la grazia della conversione autentica. (mons. Francesco Spaduzzi)

Altri Temi: 1. La vita cristiana inizia con la conversione, che è un morire al modo precedente di pensare e agire per vivere una vita nuova, che è quella di Cristo e che Lui ci comunica, assimilandoci a Lui; la conversione è una continua pasqua, che Dio realizza in noi e si rinnova ogni volta che decidiamo di rinunciare alla carne, al mondo e al diavolo, per seguire Cristo.

2. La pasqua di Cristo è il suo passaggio da questo mondo al Padre, che si realizza con la sua Passione e Morte e con la sua Resurrezione e Ascensione; Egli ha reso presente se stesso e la sua pasqua redentrice in ogni sacramento, perché ogni uomo venga a contatto con Lui e la sua pasqua, facendola propria nell’atto liturgico, in modo da viverla poi nella vita quotidiana.

3. L’incontro col Cristo pasquale, morto e risorto, incomincia nell’ascolto della Parola prima creduta e poi meditata, come facevano Maria e Giuseppe: in ciò facciamo memoria della Pasqua Signore; rendiamo l’unione più profonda facendo memoriale del Signore, specie della sua Passione e Morte, nell’Eucarestia e nei Sacramenti; portiamo l’unione alla perfezione, facendoci – con la sua grazia - memoria vivente del Signore, cioè riproducendo in noi la sua vita e assimilandoci a Lui. 

4. I Niniviti si convertono completamente a Dio, ma il profeta Giona no. Un miracolo l’ha salvato dalla morte e l’ha convinto a obbedire a Dio, ma conserva tutto il suo rifiuto nei confronti della missione affidatagli e spera nel suo fallimento. Ma Dio misericordioso, che ha voluto la sua missione presso i nemici di Israele, illumina di più e meglio il profeta, perché si converta, anche lui.

5. Il tempo è preziosissimo, perché irripetibile: non torna più; si possono ripetere le opportunità ma non il tempo. Ogni istante è dono di Dio e ci viene con la Sua grazia ed esso è carico di eternità felice o infelice a seconda di come noi lo viviamo: se con fede, speranza e carità, ci porta a un’eternità beata; se senza di esse, a un’eternità infelice. (mons. Francesco Spaduzzi)

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