Tempo Ordinario: Domenica II dell'Anno B (2023-24)
Nota introduttiva: L’omelia va preparata dal pastore dei fedeli, ai quali essa è rivolta, perché deve tener conto della Parola di Dio, del tempo liturgico e delle condizioni e bisogni dei fedeli; questa, che segue, potrebbe essere un’omelia rivolta a un uditorio di fedeli sconosciuti, perché tiene conto solo dei primi due elementi. Alla fine sono suggeriti altri temi possibili da sviluppare. Sono graditi suggerimenti per rendere più utili queste riflessioni (mons. Francesco Spaduzzi, francescospaduzzi@gmail.com)
Tempo Ordinario: Domenica II dell'Anno B (2023-24)
Introduzione. Samuele ci mostra come si risponde con docilità a Dio; il Vangelo come si cerca Dio in Cristo; Paolo come la castità facilita l’incontro con Dio.
I - Samuele 3,3b-10.19 – (a) Samuele dormiva nei locali del tempio del Signore, dove si trovava l’arca di Dio (3); da essa Dio parlava agli ebrei, li ascoltava e li esaudiva. Rivelazione e teologia ci dicono che Dio è per natura dappertutto, perché ci comunica l'essere, ha autorità su di noi e ci vede, e dipendiamo da lui in tutto; per presenza soprannaturale in noi abita la Trinità e con noi sono Gesù nei 7 segni di presenza e Maria e Giuseppe risorti per la nostra invocazione, contemplazione e imitazione. (b) Samuele si sentì chiamato 3 volte (4.6.8) e corse da Eli, che lo rinviò a dormire. Pronta è l'obbedienza di Samuele a Eli, figura paterna per lui, affidatogli a 3 anni dai genitori per il servizio del tempio. Se fossimo stati così pronti all’obbedienza verso l’autorità, avremmo avuto grandi vantaggi ed evitato danni. (c) Samuele sa di Dio ma non conosce il Suo richiamo (7). Allora Eli comprese che il Signore chiamava il giovane (8) e gli disse: se ti chiamerà, dirai: “Parla, Signore, perché il tuo servo ti ascolta” (9). Dio venne e richiamò Samuele, che rispose come suggeritogli (10). Ammiriamo la docilità di Samuele ai consigli di Eli nel vivere il suo rapporto con Dio. Seguiamone l’esempio, perché Dio ci guida per strade, spesso oscure, ma le migliori per noi. (d) Samuele crebbe e il Signore fu con lui, né lasciò andare a vuoto una sola delle sue parole (19), perché Gli fu sempre obbediente: è così si trova nella storia della salvezza. Analogamente Dio agisce coi Santi, guidandoli a risultati inimmaginabili; e così vuole fare anche con noi, se gli saremo docili.
II - Giovanni 1,35-42 - Giovanni Battista, fissando lo sguardo su Gesù che passava, allertò due dei suoi discepoli, Giovanni e Andrea, e disse: «Ecco l’agnello di Dio!» (35-36). I due seguirono Gesù (37), che si voltò e, osservando che essi lo seguivano, disse loro: «Che cosa cercate?» (38). Incrociarono i loro sguardi e poi camminarono insieme verso la casa di Gesù, dialogando, e quel giorno rimasero con lui; erano circa le quattro del pomeriggio (38). Fissando lo sguardo anche su Pietro, Gesù gli preannunciò la missione: «Tu sei Simone, il figlio di Giovanni; sarai chiamato Cefa» – che significa Pietro (42), cioè lo avrebbe fatto roccia, sui cui avrebbe fondato la sua Chiesa (Mt 16,18). (a) Mentre compiva la sua missione sulla terra, Gesù ci fissava già, distinguendoci non solo perché è Dio, ma anche perché è Cristo con una missione universale da parte del Padre: tutto quello che diceva e faceva lo operava per arrivare a ciascuno di noi in particolare. Gesù anche ora ci guarda; ci fissa sempre dal Cielo, dove sta col suo Corpo glorioso, e dai vari segni della sua presenza. Ci giova avere coscienza di questa realtà: vi troveremo un motivo in più per agire meglio e impareremo a gustarlo di noi sempre più. Sarà il Suo uno sguardo di gioia o di dolore a seconda di come ci comportiamo. (b) Anche noi fissiamo lo sguardo su Gesù, come Giovanni (36) e i discepoli (37), restiamo con lui (42;cfr. 38-39), anche per due ore come fecero Giovanni e Andrea nel lungo colloquio pomeridiano. Incrociamo spesso lo sguardo con Lui, specie come era nella Passione: ci trasformerà come cambiò il cuore di Pietro dopo il suo rinnegamento (Lc 22,61s; cfr. Mc14,72; Mt 26,75). La preghiera in genere, e specie la meditazione e contemplazione ignaziane, ci mettono in contatto intimo col Signore nei vari momenti della sua vita e ci rinnova per la forza di quello sguardo onnipotente, pieno di amore e benevolenza.
2. (a) Giovanni Battista indica Gesù come Agnello di Dio (32), che può significare o l'agnello pasquale, il sacrificio chiesto da Dio quando liberò gli ebrei dall'Egitto, o il Servo di Yahweh, agnello condotto al macello, che si carica dei peccati del mondo (Is 52,13- 53,12), o l’Agnello dell'Apocalisse, che sconfigge i nemici di Dio (Ap 17,14). E’ un titolo che ci ricorda la missione redentrice del Figlio di Dio, che si compie nella sofferenza e umiliazione, ma l’esito è la vittoria. (b) Due discepoli chiamano Gesù Rabbì – che, tradotto, significa Maestro (38), un titolo molto onorifico, perché lo indicava come esperto di S. Scrittura e capace di insegnarla; in realtà Gesù si presenta ed è acclamato più come profeta: parla a nome del Padre, è Dio lui stesso e insegna con autorità (Mc 1,27). Ma è venuto anche come Maestro che ci insegna e ci accompagna nel cammino verso Dio. (c) Andrea incontrò per primo suo fratello Simone e gli disse: «Abbiamo trovato il Messia» – che si traduce Cristo (41), cioè colui, che gli Ebrei aspettavano come salvatore dalla schiavitù dei nemici, un altro Mosè, che aveva liberato gli Ebrei dalla schiavitù degli Egiziani. In realtà Gesù verrà a liberare tutti gli uomini dai peccati. (d) Natanaele esclama: Rabbi, tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re d’Israele (Gv 1,49); il primo titolo dichiara Dio Gesù e il secondo è un sinonimo di Messia, perché discendente di Davide. Questi e altri titoli di Gesù ci rivelano la ricchezza della personalità e della missione di Gesù. Nella nostra vita spirituale, a seconda della fase che viviamo, un titolo ci può attrarre verso Gesù più di un altro. Ce ne sono molti nell’AT e NT o nelle litanie del SS. Nome di Gesù o del Cuore di Gesù o della Divina Misericordia o nell’Inno a Cristo di Paolo VI. Se ne facciamo oggetto di meditazione, i titoli acquistano significato per noi e ci aiutano a conoscere meglio Gesù.
III - 1Corinzi 6,13c-15a.17-20 – (a) S. Paolo ordina: glorificate dunque Dio nel vostro corpo! (20) e nell'anima. Siamo stati creati per la gloria di Dio e la nostra salvezza e perciò col suo aiuto ci impegniamo a conoscerlo, amarlo e servirlo. E’ Sua volontà che si viva la sessualità fra un uomo e una donna per esprimere l'amore nel matrimonio o in vista di esso; i rapporti sessuali sono riservati al matrimonio. (b) Ecco i motivi che Paolo ci propone qui: (1) Il corpo non è fatto per l’impurità, ma per il Signore e, d’altra parte, il Signore è per il corpo (13): (2) esso è destinato alla resurrezione: Dio, che ha risuscitato il Signore, risusciterà anche noi con la sua potenza (14); (3) voi non appartenete a voi stessi (19); Infatti Dio ci ha comprati a caro prezzo (20), con il sangue prezioso di Cristo (1Pt 1,18-19): siamo sua proprietà; (4) i nostri corpi sono membra del Corpo di Cristo (15) e quindi chi si unisce al Signore forma con lui un solo spirito (17); (5) il nostro corpo è tempio dello Spirito Santo, che è in noi, per averlo ricevuto in dono da Dio (19): Cristo e lo Spirito sono Dio e vanno rispettati; (6) ma chi si dà all’impurità, pecca contro il proprio corpo, avvilisce la propria dignità, mentre Qualsiasi peccato l’uomo commetta, è fuori del suo corpo (18). Perciò Paolo insiste: State lontano dalle impurità (18). (c) Ci impegnano alla castità il sesto comandamento: Non commettere atti impuri, e il nono: Non desiderare la donna d’altri - o l'uomo d’altre. La sessualità è dono da Dio e permea tutta la nostra persona nel corpo e nella psiche. I peccati originale e personali hanno indebolito il controllo della nostra sensualità e sessualità e il diavolo si serve delle tendenze cattive e del mondo per tentarci. Mezzi per evitare i peccati impuri: evitare immagini pornografiche e vigilanza sui pensieri e fantasie sessuali, allontanandoli subito, preghiera, confessione frequente e comunione settimanale o più spesso, direzione spirituale e devozione ai Cuori di Gesù, Maria e Giuseppe.
EUCARESTIA. Nell’Eucarestia incontriamo Gesù vivo e vero: nella Liturgia della Parola come Rabbi - Maestro e nella Liturgia Eucaristica come Cristo salvatore. Chiediamo alla Vergine SS. e a S. Giuseppe, agli Angeli Custodi e ai Santi Patroni, la grazia di accogliere Gesù con fede in entrambe le parti della Messa e di lasciarci trasformare da Lui. (mons, Francesco Spaduzzi)
Altri Temi: 1. L’apostolato serve a portare chi conosce Gesù e chi non lo conosce all’incontro personale con Lui e a farne esperienza trasformante. Chi arriva all’esperienza intima con Lui non può fare più a meno di Lui; ci possono essere cadute e deviazioni, ma si sente sempre il bisogno di ritrovarLo; non si può vivere senza di Lui.
2. Per intensificare il rapporto con Gesù, molto giova moltiplicare le pause, anche solo per un istante, per incrociare lo sguardo con lui: sentirsi guardato da Lui e fissarsi in lui. Ricorrere a ciascuno dei suoi titoli serve a dare colore diverso a ognuno di questi incontri e a evitare l’abitudine, che ci fa perdere il gusto di questo incontro, che è passeggero nel tempo ma stabile nei suoi frutti.
3. L’incontro con Gesù, ancora sconosciuto, ma fatto con apertura ad accoglierlo o almeno a non escluderlo per pregiudizio, consente a Gesù di rivelarsi e a noi di accogliere il dono di sé, che Egli vuole farci con somma generosità, e anche la sua parola personale, che Egli sempre ci rivolge e che è quella di cui abbiamo più bisogno.
4. A Dio, che ci parla, dobbiamo essere sempre pronti a dire: Eccomi (4), parla, Signore, perché il tuo servo ti ascolta (9). Se Dio trova docilità da parte nostra nelle piccole cose, chiederà la nostra collaborazione anche nelle grandi, in cui può decidere di servirsi di noi. Ammiriamo e imitiamo la fedele obbedienza di Abele, Noè, Abramo, soprattutto Gesù e Maria e Giuseppe, e i tanti Santi.
5. Tutti devono vivere la carità, l’amore verso Dio e verso il prossimo; uomini e donne devono praticare l’amore fra loro nelle varie forme possibili alla loro vocazione e condizione di vita, tenendo conto che sono anche sessuati. E quindi nell’ambito della coppia uomo-donna esiste l’amore sessuale, che è voluto e creato da Dio ed è benedetto da Lui. (mons. Francesco Spaduzzi)