Tempo Natalizio: 6 gennaio - Epifania del Signore (2023-24)
Nota introduttiva: L’omelia va preparata dal pastore dei fedeli, ai quali essa è rivolta, perché deve tener conto della Parola di Dio, del tempo liturgico e delle condizioni e bisogni dei fedeli; questa, che segue, potrebbe essere un’omelia rivolta a un uditorio di fedeli sconosciuti, perché tiene conto solo dei primi due elementi. Alla fine sono suggeriti altri temi possibili da sviluppare. Sono graditi suggerimenti per rendere più utili queste riflessioni (mons. Francesco Spaduzzi, francescospaduzzi@gmail.com)
Tempo Natalizio: 6 gennaio - Epifania del Signore (2023-24)
Introduzione. Isaia ci avverte che il Messia verrà e porterà tantissima luce per la conversione degli Ebrei e dei pagani; nel Vangelo vediamo una stella guidare i Magi, pagani, dal loro paese lontano fino a Gesù, a Betlemme; Paolo parla della sua missione a favore dei pagani.
1 - Isaia 60,1-6 - Dappertutto la tenebra ricopre la terra… avvolge i popoli …, (2), ma su Israele viene la tua luce, la gloria del Signore (1),… risplende il Signore (2). A Gerusalemme Dio dice: Alzati, rivestiti di luce (1), per diventare essa stessa luce, che illumina le persone e il loro cammino verso di sé e verso Dio; così Cammineranno le genti pagane alla tua luce, i re allo splendore del tuo sorgere (3); tanta gente si raccoglierà intorno a lei: tutti costoro si sono radunati, vengono a te (4); in mezzo a questi numerosi pagani, con sua immensa felicità (5), vedrà I suoi figli, che vengono da lontano, dove erano stati deportati, e le sue figlie… portate in braccio (4); i popoli convertiti riverseranno in lei l’abbondanza del mare e la ricchezza delle genti (5); anche Uno stuolo di cammelli e dromedari verranno da Saba, portando oro e incenso alla città Santa (6). I popoli arriveranno proclamando le glorie del Signore, le grandi opere di Dio (6). Gerusalemme non solo è illuminata dalla luce del Signore o che è il Signore, ma diventa essa stessa luce, come il ferro diventa fuoco nella fornace. Dio si serve di essa per farsi conoscere, amare e servire, e salvare l'umanità. Pensiamo a Gesù, che insegna che egli è la luce del mondo (Gv 8,12; 13,36.46) e che i suoi discepoli devono essere a loro volta luce (Mt 5,12; Gv 12,35-36), figli del giorno e della luce, rivestirsi delle armi della luce nella lotta contro Satana e che devono trasmettere questa luce agli altri.
II - Matteo 2,1-12 - 1. Nato Gesù a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode, ecco, alcuni Magi vennero da oriente a Gerusalemme (1) e chiesero: Dov’è colui che è nato, il re dei Giudei?, giacché avevano visto spuntare la sua stella ed erano venuti ad adorarlo (2). All’udire questo, il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme (3). Il re Erode si turbò, perché aveva sempre paura che gli si strappasse il regno, e perciò aveva già eliminato molti, anche della sua parentela, e persino una moglie amatissima e tre figli (l’ultimo, l’erede al trono, tre giorni prima di morire); i Gerosolimitani, invece, perché temevano le pazzie del re. Erode convocò gli esperti di cose sacre - tutti i capi dei sacerdoti e gli scribi del popolo - e si informava da loro sul luogo in cui doveva nascere il Cristo (4). Gli fu risposto: A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo del profeta Michea: E tu, Betlemme, terra di Giuda,/ non sei davvero l’ultima delle città principali di Giuda:/ da te infatti uscirà un capo/ che sarà il pastore del mio popolo, Israele (5-6, cfr. Mi 5,1-5). Il tiranno elaborò subito il suo piano per eliminare il Bambino; chiamò segretamente i Magi e si fece dire da loro con esattezza il tempo in cui era apparsa la stella (7); poi li inviò a Betlemme dicendo: «Andate e informatevi accuratamente sul bambino e, quando l’avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch’io venga ad adorarlo (8), cioè per fargli “la festa”. (a) I Magi erano astronomi e astrologi, forse della Persia: la comparsa di una nuova stella indicava la nascita di un re o persona importante; così Dio si servì di una stella - linguaggio familiare per loro -, per rivelare che era nato il Messia; essa però era un miracolo, perché si muoveva in direzione opposta alle altre stelle, perché appariva e scompariva come voleva Dio e li accompagna fino a un certo punto: scompare a Gerusalemme e i Magi devono ricevere la Parola di Dio, l'unica che ci dà la verità completa. Essi credono alla Parola di Dio (9 Udito il re, essi partirono), che arriva loro attraverso Erode, che è immorale, pazzo e assassino: Dio si serve anche del diavolo per portare avanti i suoi piani di salvezza. Anche noi, per progredire, utilizziamo la ragione, che è dono di Dio, e la scienza vera, ma solo la Parola di Dio ci dà la verità completa e a essa dobbiamo aderire. (b) Erode non crede a quella Parola e perciò non va a Betlemme e - cosa stranissima - neanche manda spie per seguire i Magi; Dio lo acceca per salvare Gesù. Neppure i Gerosolimitani ci credono e perciò non fanno gli 8 km per andare a Betlemme, mentre i Magi ne hanno percorso migliaia. Anche noi commoviamoci davanti a Gesù Bambino o morente in croce, ma valorizziamo tutti i suoi modi di presenza per incontrarlo e dargli la possibilità di salvarci.
2. I Magi si diressero a Betlemme e Al vedere la stella, provarono una gioia grandissima (10). Ed ecco, la stella, che avevano visto spuntare, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino (9). La loro gioia fu molto più intensa, quando Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre; allora si prostrarono e lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra (11), o forse mirra, incenso bianco e incenso di color oro. Poi furono Avvertiti in sogno di non tornare da Erode e perciò per un’altra strada fecero ritorno al loro paese (12,). (a) I Magi credono e obbediscono alla Parola di Dio, ma Dio li facilita, ridando loro la stella. Così agisce Dio, per facilitare al massimo l'incontro con Lui attraverso il Figlio fatto uomo. (b) Pensano gli studiosi che forse Matteo non parla di Giuseppe per affermare la verginità di Maria. (c) I doni, offerti al Bambino, avevano valore simbolico: la mirra annunciava le Sue sofferenze e morte, l’incenso la Sua divinità, l’oro la Sua regalità, giacché lo riconobbero come Dio e sacerdote e re: eppure pur non vedevano nessun segno della sua infinita grandezza. Imitiamo i Magi che si adeguano alle scelte di Dio, che li guida prima a modo loro e poi a modo Suo per aiutarli a vivere di fede. Imitiamoli nel fare qualsiasi sacrificio per incontrare Gesù nelle sue varie presenze, specie nell'Eucaristia, nella Parola, nei fratelli, nel nostro cuore.
III - Efesini 3,2-3a.5-6 - A S. Paolo, per rivelazione da parte di Dio, è stato fatto conoscere il mistero (3), che consiste nel fatto che le genti, i pagani, sono chiamate, in Cristo Gesù (6) a condividere con gli Ebrei la stessa eredità (6), a formare lo stesso unico corpo (6) mistico in Cristo e ad essere partecipi della stessa promessa per mezzo del Vangelo, cioè degli stessi beni spirituali in questo mondo e nell'eternità (6). Questo piano divino non è stato manifestato nell'AT agli uomini delle precedenti generazioni (5), ma ora, nel NT, è stato rivelato ai suoi santi apostoli e profeti dall’insegnamento di Gesù e per mezzo dello Spirito (5), dono fatto dal Padre a loro e all’umanità. Paolo sa che gli Efesini anche hanno sentito parlare del ministero della grazia di Dio, a lui affidato a … favore loro e dei pagani tutti (5): è la missione di predicare il Vangelo a tutti. Ogni battezzato e cresimato è chiamato a seguire Cristo luce e a diventare luce e apostolo nei confronti dei fratelli: la salvezza dei fratelli dipende da ciascuno di noi, dalle nostre preghiere e penitenze, ma anche dall’apostolato, dalla testimonianza della vita e della parola. Dio ha voluto che non ci salviamo da soli – come non ci danniamo da soli -, ma attiriamo altri a evitare il male e fare il bene.
EUCARESTIA. Non abbiamo bisogno di fare tanti km per incontrare Gesù e di portargli doni materiali; lo incontriamo nell’Eucarestia - e in altri modi - e dobbiamo portargli il nostro cuore e la nostra buona volontà di mettere in pratica la sua Parola. Chiediamo alla Vergine e a S. Giuseppe, ai nostri Angeli custodi e Santi Patroni, di darci il gusto di stare con Cristo e di assimilarne l’insegnamento nella nostra vita per proporlo anche agli altri. (mons. Francesco Spaduzzi)
Altri Temi: 1. I Magi fanno migliaia di km per trovare Gesù; Egli è importante per loro e qualsiasi sacrificio sembra loro leggero pur di riuscirci; se Gesù conta molto per noi, non ci fermerà la difficoltà di morire al peccato e alle nostre tendenze cattive: troveremo Gesù e lo metteremo al centro della nostra vita.
2. Non sottovalutiamo e non disprezziamo le scienze umane e le espressioni artistiche che possono aiutare a scoprire Gesù e arrivare alla fede. Le vie per arrivare a Dio sono infinite come lo è la Sua scienza. Noi testimoniamo Dio, facendo la nostra parte con la sua grazia; del resto ci affidiamo a Dio per farlo arrivare al cuore delle persone, perché al cuore può arrivare solo Lui.
3. Erode si fa collaboratore involontario per l’incontro fra i Magi e Gesù; egli dà loro la Parola di Dio, alla quale egli stesso non crede e che è lo strumento indispensabile per incontrare Dio a modo Suo e nel modo più completo e preciso. Ammiriamo l’inesauribile sapienza di Dio, che trova le vie più sorprendenti per salvare le persone.
4. La luce è la prima opera che Dio crea; essa diventa simbolo di Dio già nell’AT, al punto che Dio stesso indica se stesso come luce (Sal 27,1) e si offre agli Ebrei con una colonna di nubi di giorno e una colonna di fuoco di notte per farli camminare notte e giorno fino alla terra promessa (Es 13,21). Anche Gesù nel NT si presenta come luce che dobbiamo seguire fino a identificarci con lui e diventare luce come lui, per illuminare il prossimo e condurlo a Dio.
5. Portare Cristo a tutti è un ministero della grazia di Dio (Ef 3,2); esso è affidato a ciascuno col battesimo e la cresima e ai ministri con l’ordine. Tutti dobbiamo collaborare alla diffusione del Vangelo per mezzo della testimonianza della vita e della parola. Nessun discepolo vero di Cristo può ritenersi esonerato da questo impegno; anche chi facesse vita contemplativa in senso stretto è obbligato a collaborare all’incontro del prossimo con Cristo. (mons. Francesco Spaduzzi)