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Tempo Natalizio: 25 dicembre - Natale del Signore (Messa della Notte) (2023-24)

Nota introduttiva: L’omelia va preparata dal pastore dei fedeli, ai quali essa è rivolta, perché deve tener conto della Parola di Dio, del tempo liturgico e delle condizioni e bisogni dei fedeli; questa, che segue, potrebbe essere un’omelia rivolta a un uditorio di fedeli sconosciuti, perché tiene conto solo dei primi due elementi. Alla fine sono suggeriti altri temi possibili da sviluppare. Sono graditi suggerimenti per rendere più utili queste riflessioni (mons. Francesco Spaduzzi, francescospaduzzi@gmail.com)  

Tempo Natalizio: 25 dicembre - Natale del Signore (Messa della Notte) (2023-24)

Introduzione. Isaia ci mostra il mutamento degli Ebrei per la venuta del Messia e il Vangelo ci racconta la sua nascita; Paolo ci rivela come vivere in concreto la nostra adesione a Cristo.

- Isaia 9,16 – (a) Il Profeta vede il Popolo ebreo in cammino nel buio, ma all'improvviso si trova circondato da luce (1). Dio cambia la sua condizione esterna e il suo stato d'animo: dalla tristezza passa alla gioia, quella del raccolto abbondante dopo l’attesa o di una ricca preda dopo la guerra (2). In realtà Dio aveva tante volte liberato dalla schiavitù il suo popolo (3), eliminando suoni e segni di guerra (4). Dio realizza questo nella vita spirituale di ciascuno di noi: ci libera dalla schiavitù di Satana, dalla mentalità mondana e dalle tendenze cattive, che sono all’origine dei nostri peccati e dalle nostre tristezze e malanni, e ci dà la gioia della libertà con la grazia santificante e le virtù infuse. (b) La situazione degli Ebrei muta per il dono che Dio fa al popolo di un bambino (5 Perché un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio), i cui nomi rivelano che non è un semplice uomo, ma Dio e Uomo: egli è Dio e (onni)potente (6), Consigliere mirabile (5) per la sua sapienza infinita, Principe della pace (5), re pacifico, Padre per sempre (5); Grande sarà il suo potere (6) sulle sue spalle (5), perché è re sul trono di Davide e sul suo regno (6), che egli rende forte amministrando la giustizia con leggi giuste (6). L'effetto: la pace non avrà fine per i sudditi (6). Tutto Questo farà lo zelo del Signore degli eserciti con volontà amorosa e onnipotente (6). Dio ci dà suo Figlio, che opera tutto per gli ebrei e l'umanità. Lo ha fatto 20 secoli fa, continua a farlo adesso per mezzo dei sacramenti. Adoriamolo, lodiamolo, amiamolo, mettiamoci nelle Sue mani.

II - Luca 2,1-14 – 1. (a) Michea, 700 anni prima della nascita di Gesù, aveva profetizzato la nascita del Messia a Betlemme (5,1-5). Dio, che fa le cose in grande, ispirò Augusto, che ordinò il censimento nell'Impero Romano (1), per tassare i sudditi; si tenne anche in Palestina al tempo di Quirinio, governatore della Siria, nonostante vi regnasse Erode il Grande (2). Gli Ebrei si facevano censire nel paese di origine della propria famiglia (3); perciò Giuseppe da Nazaret in Galilea andò a Betlemme in Giudea, città di origine del casato di Davide (4 egli apparteneva infatti alla casa e alla famiglia di Davide); con lui si recò anche Maria, incinta di 9 mesi (5). Per i 120 km occorrevano a piedi o a dorso di un asino da 3 a 6 giorni; ed era inverno. Maria affrontò il viaggio così scomodo: certo i Santi Sposi conoscevano la profezia ed erano sicuri che Dio l’avrebbe realizzata; in effetti Dio vuole rafforzare la fede di chi crede e suscitarla in chi non l’ha. Impariamo a scoprire la volontà di Dio in ogni avvenimento, o perché Egli lo vuole o perché lo permette, e comunque lo userà a nostro vantaggio, giacché siamo e ci tratta da figli. (b) A Betlemme Maria stava per partorire (6), ma non trovarono posto nell'alloggio, il caravanserraglio o la parte della casa riservata alle persone (7). Diede alla luce il suo figlio primogenito e unigenito – di Dio e di Maria -, lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia (7). (A) non c'è posto per Giuseppe e Maria e Gesù Bambino, che sono le persone più importanti dell'universo: Gesù è Dio e uomo, Maria e Giuseppe sono le persone più sante e gradite a Dio. Ma la loro povertà non fa trovare loro posto. Gesù l’ha scelta per sé e vi coinvolge quelli che gli sono vicini o cercano l’intimità con lui. La povertà è distacco interiore dai beni e poi anche accettazione degli incomodi, connessi con la scarsezza dei mezzi. Impariamo a essere poveri e ad affidarci a Dio. (B) La Sacra Famiglia non e venerazione e rispetto dai Betlemiti: vogliamo darglieli ora noi con i nostri buoni sentimenti e con l’amore concreto verso i bisognosi.

2. (a) Nacque nell’umiltà il Figlio di Dio. Fu ignorato, ma Dio provvide con un Angelo a darne notizia ad alcuni pastori, che vegliavano di notte sul gregge (8). La gloria del Signore li avvolse di luce (9), cioè essi avvertirono la presenza di Dio, per mezzo della luce, e  furono presi da grande timore (9) di fronte allo straordinario; ma egli li rassicurò: Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo (10); e precisò: oggi, nella città di Davide, a Betlemme, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore (11); l’avrebbero riconosciuto con facilità: Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia (12). Per Dio fatto uomo, il Messia atteso da sempre, Salvatore degli uomini ci si aspetterebbe una culla e un ambiente più prestigiosi, ma Dio fa le cose a modo suo, che è sempre il migliore. I pastori - e noi - crediamo alla Parola di Dio, perché viene da Dio e non per l'apparato esterno, che accompagna il Bambino. Noi adoriamo Gesù per quello che è e lo mettiamo al centro della nostra vita. (b) Per glorificare Gesù, subito apparve con l’angelo una moltitudine dell’esercito celeste, che lodava Dio e diceva (13): «Gloria a Dio nel più alto dei cieli/ e sulla terra pace agli uomini che egli ama » (14). La gloria di Dio e la salvezza degli uomini è il fine di tutte le opere di Dio e specie dell'Incarnazione del suo Figlio e della sua opera redentrice: Dio deve essere conosciuto, amato e servito; solo così gli uomini, amati da Dio, oggetto della sua benevolenza - nessuno escluso - avranno la pace, la pienezza di tutti i beni, anzitutto spirituali, ma anche materiali. Dio ci ama e vuole la nostra felicità, che Egli ci donerà per mezzo di Cristo, se aderiamo a lui con la fede, speranza e carità, di Maria e Giuseppe.

III – Tito 2,11-14 – S. Paolo ci dà il senso del Natale: ciò che Dio ha fatto per salvarci per mezzo di Gesù e ciò che dobbiamo fare noi per lui, per consentirgli di salvarci. (a) È apparsa infatti la grazia di Dio, la sua benevolenza, che porta salvezza a tutti gli uomini (11), e a ciascuno. Ci salva il nostro grande Dio e salvatore Gesù (13), che ha dato se stesso per noi (14); Egli ci insegna a vivere da credenti: anzitutto dobbiamo rinnegare l’empietà, cioè a fare i nostri doveri verso Dio, e i desideri mondani, che ci allontanano da Dio; poi vivere in questo mondo con sobrietà, dominando noi stessi, con giustizia, rispettando i nostri doveri verso il prossimo e con pietà (12) verso Dio. Ancora, Gesù, con tutta la sua vita, Passione e Morte, per il suo amore obbediente al Padre, ci ha liberati da ogni iniquità, per formare per sé un popolo… che gli appartenga - tutto della Trinità -, puro, senza peccato, e pieno di zelo per le opere buone (14). Così viviamo nell’attesa… della manifestazione della gloria di Gesù nella sua seconda venuta, che ci darà la salvezza definitiva, che ora abbiamo solo nella speranza (13). (b) Crediamo nella misericordia della Trinità verso di noi: ci offre la salvezza. RingraziamoLa per quanto realizzò per noi allora per mezzo di Gesù e ora dello Spirito. Proponiamoci di aderire senza riserve alla Parola di Gesù e di metterla in pratica, evitando il peccato e facendo il bene. Guardiamo alla venuta di Gesù come giudice alla fine della nostra vita e del mondo. Ringraziamo anche la Vergine e S. Giuseppe, che hanno collaborato con Gesù alla nostra salvezza.

EUCARESTIA. Celebrando il Natale del Signore con l’Eucarestia, noi lo rendiamo presente nella sua Passione e Morte, il momento vertice della sua vita e della sua opera redentrice, ma anche in tutta la sua vita, e quindi anche nella sua nascita. Ricorriamo all’intercessione della Vergine Maria e di S. Giuseppe, dei nostri Angeli Custodi e dei Santi Patroni, per ottenere di condividerne i sentimenti alla nascita di Gesù e seguirne l’esempio.  (mons. Francesco Spaduzzi)

Altri Temi: 1. Certamente Maria e Giuseppe conoscevano la profezia che il Messia doveva nascere a Betlemme. Non sono però essi che decidono di andare a Betlemme perché si realizzi la profezia di Michea, ma è il censimento che li costringe ad andare a Betlemme con un viaggio problematico per Maria e angosciante per Giuseppe; e così si realizza la profezia.

2. Maria e Giuseppe non vacillano per niente nella loro fede, quando vedono il Messia e Dio, re dell’universo e Salvatore degli uomini, nascere nella povertà di una stalla e avere come culla una mangiatoia. Gesù è quello che ha detto l’Angelo a Maria e a Giuseppe, indipendentemente dalle condizioni esterne, che accompagnano i misteri della sua vita, vissuta nel nascondimento.

3. Le parole dell’Angelo ai pastori rivelano loro Gesù come appare nelle profezie e come si rivelerà nella vita pubblica. Sembra che Luca voglia in qualche modo anticipare nel Vangelo dell’Infanzia la rivelazione completa di Gesù, per dirci che Gesù è sempre lo stesso, ieri dal concepimento all’Ascensione, oggi e sempre in cielo e nell’eternità.

4. La venuta di Gesù nel mondo porta una trasformazione nella natura, nella società, nella vita degli individui, a condizione che venga accolto con fede e speranza e carità. La trasformazione dei cuori degli individui e dei rapporti interumani è quello che Egli vuol realizzare con la sua Parola e con la sua opera redentrice. Praticare la sua Parola con l’aiuto della grazia di Dio, meritataci da Gesù, significa essere suo vero discepolo e imitatore.

5. Il brano di Paolo Tt 2,11-14 va associato a Tt 3.4-7, che si legge nella Messa dell’aurora ed è  complementare al primo: la bontà e l’amore, la misericordia e la grazia di Dio si manifestano con la prima venuta di Gesù, che è il nostro salvatore e realizza la nostra salvezza col battesimo; per mezzo di questo sacramento lo Spirito Santo ci rigenera e ci rinnova, ci rende giusti ed eredi della vita eterna. La capacità di essere fedeli, di compiere le opere buone, viene dalla grazia di Dio e non dalla nostra buona volontà: tutto è dono da parte di Dio. (mons. Francesco Spaduzzi)

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