Tempo di Avvento: Domenica IV dell'Anno B (2023-24)
Nota introduttiva: L’omelia va preparata dal pastore dei fedeli, ai quali essa è rivolta, perché deve tener conto della Parola di Dio, del tempo liturgico e delle condizioni e bisogni dei fedeli; questa, che segue, potrebbe essere un’omelia rivolta a un uditorio di fedeli sconosciuti, perché tiene conto solo dei primi due elementi. Alla fine sono suggeriti altri temi possibili da sviluppare. Sono graditi suggerimenti per rendere più utili queste riflessioni (mons. Francesco Spaduzzi, francescospaduzzi@gmail.com)
Tempo di Avvento: Domenica IV dell'Anno B (2023-24)
Introduzione. L’AT ci preannuncia che il Messia sarà discendente di Davide e che Dio lo tratterà da figlio; il Vangelo ci dice che Gesù è il Messia e anche Figlio di Dio; Paolo ci parla di questo mistero di salvezza, nascosto nell’AT e rivelato nel NT.
I - 2Sam 7,1-5.8b-12.14a.16 - Davide ebbe dal Signore… riposo da tutti i suoi nemici all’intorno, interni ed esterni, e si costruì una bella casa (1); gli venne allora l’idea di costruire un Tempio per l’arca dell’alleanza del Signore, la quale stava sotto una semplice tenda; lo disse a Nathan (2), il profeta da sempre vicino al re. Natan lo incoraggiò: «Dio è con te» (3); ma quella stessa notte fu rivolta a Natan la parola di Dio (4) con la proibizione di costruire il Tempio (5) e con la profezia. Dio ricordò a Davide tutto quello che aveva fatto per lui: Io ti ho preso dal pascolo, mentre seguivi il gregge, perché tu fossi capo del mio popolo Israele (8); Sono stato con te dovunque sei andato; ho distrutto tutti i tuoi nemici davanti a te (9); per il futuro avrebbe dato stabilità e pace a Israele nella Palestina (11). Inoltre gli promise di farlo diventare grande e famoso (9), con la vittoria sui nemici (11) e una discendenza di re (11 Il Signore ti annuncia che farà a te una casa); quando sarebbe morto (12), un suo discendente avrebbe regnato (12 io susciterò un tuo discendente dopo di te, uno dei tuoi figli); il suo trono e il suo regno e il suo casato sarebbero stati stabili e duraturi (16 la tua casa e il tuo regno saranno saldi per sempre davanti a te, il tuo trono sarà reso stabile per sempre; cfr. 12); soprattutto: Io sarò per lui padre ed egli sarà per me figlio (14), segno e garanzia della massima protezione. La profezia di Natan si serve del duplice significato del termine ebraico, tradotto ”casa” (5), che è sia edificio sia casato; essa è approfondita nei Libri Storici, nel Salterio (Sal 89,31-35) e nei Profeti. Questa promessa non riguarda Salomone come individuo, perché nell'ultimo periodo della vita si allontanò da Dio; parla invece di un discendente di 1000 anni dopo, Gesù, vero Figlio di Dio e di Maria, redentore degli uomini e quindi re universale, ma non alla maniera umana. Di questo Gesù noi celebriamo la nascita a Natale, dopo che ci siamo preparati con l’ascolto di tante profezie, che ci hanno illuminati sulla sua persona e sulla sua missione.
II - Luca 1,26-38 – 1. Nel giorno dell'Immacolata abbiamo meditato questo Vangelo, riflettendo sulla persona di Maria e le sue qualità personali e i suoi carismi; ora, in prossimità del Natale del Signore, ci concentriamo sulla persona di Gesù, che è il Figlio di Dio, nasce da Maria per opera dello Spirito Santo e ha Giuseppe come padre putativo. Gesù è il Figlio dell'Altissimo (32), cioè il Figlio di Dio (29) e perciò infinitamente grande (32) e santo (29); ha Dio come Padre, che lo genera come Figlio Dio da tutta l'eternità (Gv 1,1.14) e come Figlio Uomo nel tempo; Egli è uguale al Padre e allo Spirito Santo, per mezzo del quale prende da Maria Vergine la natura umana, un'anima e un corpo come l'abbiamo noi (35 Le rispose l’angelo: Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra; cfr. Mt 1,20). Egli è Dio da Dio, della stessa sostanza del Padre e dello Spirito Santo; come tale va adorato. Tutta la Trinità interviene nell’Incarnazione del Figlio di Dio. Siamo di fronte ai due misteri principali della nostra fede: sono oggetto solo di fede; non possiamo pretendere di comprendere gran ché. In paradiso capiremo di più ma non tutto. Ora crediamo e adoriamo.
2. (a) Gesù è uomo come noi, perché nacque da una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria (27); essa concepì non per intervento di uomo (34) ma per opera dello Spirito Santo (35). Gesù aveva una ascendente famoso, Davide, il grande re, capostipite di re per 4 secoli; Gesù veniva a occupare il trono di Davide per sempre: il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre 33 e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine (32-33); così Dio realizza la profezia di 2Sam 7,1-16. (b) Gabriele disse a Maria: Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù (31). Gesù porta nel suo nome la sua missione di Salvatore degli ebrei e di tutti gli uomini: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati (Mt 1,21). Perché uomo, è anche nostro fratello, di ciascuno di noi. In tale qualità è il nostro redentore (goel), ha e sente l’obbligo di venirci in aiuto e di liberarci nelle difficoltà (Lv 25,23-55). Grazie alla sua opera redentrice, la nostra fratellanza diventa infinitamente più elevata, perché egli ci comunica la vita eterna e ci rende partecipi della natura divina (2Pt 1,4) con il dono della grazia: egli esprime questa realtà indicandoci come suoi fratelli (Eb 2,11; Mt 25,40.45) e figli di Dio (Mt 6,9) e figli di Maria (Gv 19,25-27). Questo pensiero: “Sono fratello di Gesù, Dio e uomo, e sono figlio del Suo Padre celeste e di sua Madre terrena; sono familiare di Dio e cittadino della Città Celeste”, è sorgente di inesauribile fiducia, perché certamente Gesù farà di tutto per salvarci; e poiché è Dio, è anche onnipotente e sicuramente ci riuscirà per la sua misericordia, nonostante le nostre miserie. Sono totalmente suo dono in questo mondo; lo sarò allo stesso modo nell’eternità.
III - Romani 16,25-27 - Paolo celebra la sapienza del Padre, che ha esteso a tutti i popoli la salvezza per mezzo di Gesù. Solo Dio ha il potere di confermare e rafforzare (25 A colui che ha il potere di confermarvi) gli uomini nella fede della dottrina e nella pratica della vita cristiana, predicate da Paolo (25 nel mio Vangelo); la sua catechesi annuncia Gesù Cristo (25), che ci salva con la sua Passione e Morte (1Cor 2,8). Questo mistero, tenuto nascosto nei secoli passati (25 secondo la rivelazione del mistero,/ avvolto nel silenzio per secoli eterni), è stato in parte rivelato nelle profezie dell'AT (26 ma ora manifestato mediante le scritture dei Profeti), e ora è annunciato dagli Apostoli a tutte le genti (26); così tutti possono giungere alla salvezza mediante l’obbedienza della fede (26), che è l'adesione della mente alla Parola di Dio. Tale è la volontà divina, espressa dall’ordine dell’eterno Dio (26), dato agli Apostoli e ai credenti (Mt 28,18-20; Mc 16,16) ed è per la gloria di Dio (27 la gloria nei secoli), che solo è sapiente (27), cioè per conoscerlo, amarlo e servirlo, e farlo conoscere, amare e servire in questo mondo, per poi poterlo contemplare e godere in paradiso: la più grande gloria viene a Dio per mezzo della persona e dell'attività di Gesù Cristo, vero Dio e vero uomo (27 per mezzo di Gesù Cristo/. Amen). La salvezza ci è offerta da Dio per mezzo di Gesù, morto e risorto per noi; noi, tutti i credenti, Lo dobbiamo annunziare agli altri con la nostra parola e la nostra vita, per la gloria di Dio e per la salvezza del prossimo. Insistiamo soprattutto nel proclamare all’umanità l'amore di Dio, Padre e Figlio e Spirito Santo, che vuole salvarci a ogni costo, fino a consegnare alla sofferenza e alla morte Gesù, il Figlio fatto uomo.
EUCARESTIA. Maria e Giuseppe furono le persone che meglio si prepararono alla prima venuta di Gesù; nei Vangeli appaiono dotate di fede viva e di carità ardente verso Dio e il prossimo; anche noi prepariamoci a celebrare il Natale del Signore con fede e carità intense; chiediamole a Dio, affidandoci alla loro intercessione e a quella degli Angeli e dei Santi, che nei Vangeli contempliamo intorno a Gesù che nasce. (mons. Francesco Spaduzzi)
Altri Temi: 1. Gesù, che è Dio fatto uomo, non poteva che avere una madre piena di grazia, come lo era Maria; Dio era con lei pienamente e da sempre e ora lo sarebbe stato ancora di più per l’incarnazione del Figlio di Dio in lei. Contempliamo, ammiriamo,, adoriamo, tocchiamo il Verbo della Vita (1Gv 1,1-3), presente nei suoi vari segni di presenza.
2. Quello Spirito, che scende su Maria per dare Cristo al mondo, scende sulla Chiesa nascente, per abilitarla a portare Cristo agli uomini, e sui singoli, per far nascere e crescere Cristo nel loro cuore e nella loro vita, in modo che ognuno possa dire: non vivo più io, ma Cristo vive in me (Gal 2,20) e per mezzo di me vuole arrivare ai fratelli.
3. Ogni singola Persona della SS. Trinità interviene nella realizzazione dell’Incarnazione, perché questa è una opera ad extra e non rientra nella vita intima che si svolge fra le Tre Persone. Padre e Figlio e Spirito agiscono nel dare la natura umana al Figlio, e solo il Figlio diventa uomo. Un’immagine: padre e madre e figlio collaborano insieme a vestire il figlio.
4. La risposta del discepolo vero all’annuncio della salvezza è l’obbedienza della fede (Rm 16,26). Siamo in pieno campo soprannaturale, dove tutto si deve accettare per fede; è un mondo che non possiamo raggiungere per mezzo della ragione, ma solo riusciamo a dire che non è in contraddizione con questa. Dio ce ne rivela quanto ci necessita per la salvezza, ma il “grosso” lo potremo vedere e gustare solo nell’Aldilà, se per misericordia e grazia di Dio ci lasciamo salvare.
5. Anche dagli Ebrei la profezia di 2Sam 7,1-16 era considerata messianica e lo è ancora; per loro il Messia non è ancora venuto perché non riconoscono in Gesù il Messia promesso; eppure in Lui si sono realizzate tutte le profezie dell’AT in modo realmente impressionante, specie quelle che riguardano la sua Passione e Morte e Resurrezione. Sono il popolo eletto dell’AT, che tante volte Dio ha rimproverato per le sua infedeltà e ha dovuto punire per i suoi peccati. Ma noi cristiani neanche siamo sempre fedeli. (mons. Francesco Spaduzzi)