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Tempo di Avvento: Domenica III dell'Anno B (2023-24)

Nota introduttiva: L’omelia va preparata dal pastore dei fedeli, ai quali essa è rivolta, perché deve tener conto della Parola di Dio, del tempo liturgico e delle condizioni e bisogni dei fedeli; questa, che segue, potrebbe essere un’omelia rivolta a un uditorio di fedeli sconosciuti, perché tiene conto solo dei primi due elementi. Alla fine sono suggeriti altri temi possibili da sviluppare. Sono graditi suggerimenti per rendere più utili queste riflessioni (mons. Francesco Spaduzzi, francescospaduzzi@gmail.com)  

Tempo di Avvento: Domenica III dell'Anno B (2023-24)

Introduzione. Isaia ci preannuncia e descrive la prima venuta del Messia e la sua missione e la gioia che egli porta; il Vangelo ci dice che Giovanni è il precursore del Messia, che è già venuto; Paolo ci invita a prepararci alla seconda venuta di Cristo.

I - Isaia 61,1-2a.10-11- (a) Chi aveva una missione al servizio di Dio e del popolo riceveva lo Spirito Santo, per poterla compiere bene, e veniva unto con olio per indicare la consacrazione da parte di Dio; ciò avveniva dei re e dei sacerdoti; dei Profeti si diceva che erano unti, ma solo qualcuno lo era realmente. Così in questo tratto, citato da Gesù di sé in Luca (3,17-19), il Messia dice di sé che ha ricevuto lo Spirito di Dio con l'unzione (1 Lo spirito del Signore Dio è su di me, perché il Signore mi ha consacrato con l’unzione) e che la sua missione consiste nel portare il lieto annuncio ai miseri e consolare cuori spezzati (1), nel proclamare la libertà degli schiavi, la scarcerazione dei prigionieri (1), le ultime due connesse con l’anno di grazia del Signore (2), quello giubilare, che cadeva ogni 50 anni. Ogni discepolo di Cristo, perché credente e battezzato, ha l’unzione e lo Spirito, che lo aiuta a essere fedele a Cristo, suo liberatore dalla schiavitù di Satana; Egli lo ha fatto figlio di Dio e gli ha affidato la missione di testimoniare la propria fede agli altri. Impegniamoci a essere fedeli. (b) Chi annuncia questo messaggio e chi lo accetta esplodono di gioia, che viene loro da Dio (10), perché si sentono resi giusti e salvati da Lui (10); essi sono belli come uno sposo o una sposa, che si caricano di gioielli per le nozze (10). Motivo della gioia è che il Signore Dio farà germogliare la giustizia (santità) nel suo popolo e la sua lode davanti a tutte le genti (11), che saranno attirate a Dio come la terra fa germogliare i semi (11). Se meditiamo sui doni di Dio, specie sulla liberazione, che Dio realizza in noi per mezzo di Cristo, certamente sentiremo una grande gioia per aver messo Gesù al centro della nostra vita.

II - Giovanni 1,6-8.19-28 - Una delegazione di Giudei, farisei (24), formata da sacerdoti e Leviti (19), venne a interrogare Giovanni Battista e gli chiese chi era e che missione aveva da parte di Dio (19). Questa è la testimonianza di Giovanni (19), veritiero e chiaro: Confessò: «Io non sono il Cristo» (20), il Messia, che Dio aveva promesso per salvare gli Ebrei; questi lo pensavano con missione politica, al contrario dei profeti, che gliene attribuivano una spirituale. Allora gli chiesero: «Chi sei, dunque? Sei tu Elia?», profetizzato come precursore del Messia (Mal 3,23-24); «Non lo sono», disse (21); gli chiesero anche: «Sei tu il profeta?», che Dio aveva promesso di mandare e a cui gli ebrei dovevano obbedire (Dt 18,15); «No», rispose (21). Essi però hanno bisogno di dare una risposta a coloro che li avevano mandato e insistono: «Chi sei?….Che cosa dici di te stesso?» (22), Giovanni rispose: «Io sono voce di uno che grida nel deserto:/ Rendete diritta la via del Signore, come disse il profeta Isaia» (23; cfr. Is 40,3), cioè egli aveva la missione di preparare la via a Dio, che veniva e che egli lo annunciava con la predicazione dal deserto. Giovanni sa di non essere il Messia: lo dice ai suoi discepoli e lo fa riferire ai capi ebrei. La sua missione è di preparare alla venuta del Messia. Essere coscienti di ciò che siamo - una nullità – e dei doni o carismi, che Dio ci ha dati e abbiamo sviluppati - o non abbiamo sviluppati - e di ciò che Dio non ci ha dato, è importante per vivere secondo la volontà di Dio. Abbiamo carismi da Dio per una missione; conoscere la missione e i doni ricevuti è indispensabile per la nostra maturazione e per il retto servizio Dio e degli altri.

2. Ma chi era veramente Giovanni (6)? Non era lui la luce (8), cioè non era il rivelatore di Dio o il portatore della salvezza. Era però un uomo mandato da Dio (6) con la missione specifica (6) di testimone/ per dare testimonianza alla luce (7; cfr. 8), che era Gesù il Messia, perché tutti credessero in Gesù per mezzo di lui (7). Poiché Giovanni aveva riconosciuto di non essere il Cristo, né Elia, né il profeta, gli inviati lo interrogarono…: «Perché dunque tu battezzi… ?» (25), compito del Messia. Giovanni accennò alla differenza fra il suo battesimo: Io battezzo nell’acqua (26) e quello di Gesù; in mezzo a loro c'era uno (26 In mezzo a voi sta uno) sconosciuto (26), che sarebbe venuto dopo di lui (27): lo Sconosciuto era così grande che egli si sentiva indegno di fargli da schiavo (27 a lui io non sono degno di slegare il laccio del sandalo). Questo avvenne in Betania, al di là del Giordano, dove Giovanni stava battezzando (28). Crediamo in Gesù e amiamoLo: ci stiamo preparando a celebrare la sua nascita a Natale con un ascolto più intenso della Parola di Dio e con più preghiera, con la penitenza e le opere di misericordia. Ammiriamo Giovanni Battista, il testimone coraggioso e umile di Gesù: si preparò con una vita di preghiera e di penitenza alla sua missione, breve, ma feconda di risultati, perché alcuni Apostoli di Gesù erano stati discepoli di Giovanni Battista. La sua testimonianza continua oggi e noi l'accettiamo. Forse anche lui fu fra i primi risorti insieme a Gesù (cfr. Mt 27,52-53)?

III – 1Tessalonicesi 5,16-24 – (a) S. Paolo ci rivela: questa infatti è volontà di Dio in Cristo Gesù verso di voi (18) - inseriti in Cristo come membra del suo Corpo Mistico -: la vostra santificazione (1Ts 4,3); egli l’augura ai Tessalonicesi: Il Dio della pace vi santifichi interamente, in modo che tutta la vostra persona, spirito, anima e corpo (23), si conservi irreprensibile e senza peccato per la venuta del Signore nostro Gesù Cristo (23), alla fine della vita e per il giudizio universale. Ce la faranno perché Degno di fede è colui che li chiama: egli farà tutto questo! (24): Dio è colui che giustifica! (Rm 8,33) per mezzo di Cristo, che per noi è diventato sapienza per opera di Dio, giustizia, santificazione e redenzione (1Cor 1,30); in effetti siamo stati lavati, …santificati, … giustificati nel nome del Signore Gesù Cristo e nello Spirito del nostro Dio (1Cor 6,11). Non possiamo farci santi da noi stessi, perché solo Dio è santo e solo Lui ci può comunicare la santità per mezzo di Gesù; la realizzerà con la nostra collaborazione. Nel campo naturale noi facciamo le nostre azioni con il concorso di Dio, che c'è sempre; nel campo soprannaturale noi dobbiamo lasciare che Dio operi dentro di noi. (b) In concreto la santità sta nell’evitare ogni specie di male (22), il peccato, e nel pregare ininterrottamente (17), specie rendendo grazie a Dio in ogni cosa (18), modo di pregare ottimo per stare sempre lieti (16) e alimentare la nostra fiducia in Dio: se Dio ci ha dato tanto, non ci priverà mai del necessario. (c) Circa la vita di comunità, Paolo esorta a valorizzare i carismi, che lo Spirito dona ai singoli per la sua crescita, specie la profezia per l'annuncio della Parola di Dio (20). Certo è compito dei responsabili discernere i veri carismi (21 Vagliate ogni cosa) - che devono essere accettati e favoriti (19 Non spegnete lo Spirito; 21 e tenete ciò che è buono) – dai falsi, che vanno rifiutati. Soffocarne anche uno solo vero significa privare la comunità dell’aiuto, che viene al presente da Dio; non bloccare un falso carisma è danneggiare la comunità. Valorizziamo la preghiera come sorgente di grazie per consentire a Dio di farci santi e di luce per distinguere i carismi.

EUCARESTIA. Nella Messa ci uniamo a Gesù nell’ascolto della Parola di Dio e nella Comunione Eucaristica, che sono per noi sorgente di vita e di forza e ci mettono in condizioni di aiutare gli altri a incontrare Gesù e unirsi a Lui. Chiediamo alla Vergine SS. Immacolata e a S. Giuseppe, agli Angeli Custodi e ai Santi Patroni, la grazia di essere testimoni di Gesù con la vita e la parola. (mons. Francesco Spaduzzi)

Altri Temi: 1. Ogni innamorato di Cristo sente il bisogno di parlare di lui per farlo conoscere e amare e metterlo al centro della propria vita, fonte di gioia inesauribile. La  testimonianza della vita è ottima cosa, ma anche quella della parola è importante.

2. Sapere chi siamo, da dove veniamo e dove andiamo, è indispensabile per camminare coi piedi per terra sul piano naturale che soprannaturale ed evitare capitomboli, che danneggiano noi e gli altri. Di qui la necessità di conoscere se stessi, gli altri e il mondo che ci circonda e gli strumenti adatti per muoversi. E perciò l’importanza della meditazione, che ci fa affrontare gli avvenimenti con idee chiare e serenità, anche grazie al consiglio di persone equilibrate e competenti. 

3. Gesù il Messia non era conosciuto dai suoi connazionali, nonostante da secoli Dio parlava di lui e dava indicazioni sulla sua persona e la sua missione; quando Gesù si manifestò, specie i capi ebrei lo accolsero con diffidenza perché non rientrava nei loro schemi mentali e nelle loro aspettative, e poi lo rifiutarono e lo eliminarono. Ma Gesù è il Messia e compie la sua missione.

4. Gesù viene come misericordia di Dio per l’umanità. Già nell’AT viene presentato così; il NT ce lo presenta che sta continuamente impegnato nelle opere di misericordia corporale e spirituale, fino a dare la sua vita per l’opera di più grande: la salvezza eterna dei peccatori. Chi crede in Lui e lo ama certamente seguirà le sue orme, lasciandosi guidare dall’amore a Dio e agli altri.

5. “Non sto forse qui io, che sono tua madre? … Non sono io la fonte della tua gioia?”, dice la Vergine di Guadalupe a S. Juan Diego il 12 dicembre 1531; lo ripete a ciascuno di noi, che siamo suoi figli e discepoli del suo Figlio, che porta la gioia già quando si affaccia in questo mondo, come Luca ci racconta nel Vangelo della Infanzia. (mons. Francesco Spaduzzi)

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