Tempo Ordinario: Domenica 27.ma dell'anno A (2022-23)
Nota introduttiva: L’omelia va preparata dal pastore dei fedeli, ai quali essa è rivolta, perché deve tener conto della Parola di Dio, del tempo liturgico e delle condizioni e bisogni dei fedeli; questa, che segue, potrebbe essere un’omelia rivolta a un uditorio di fedeli sconosciuti, perché tiene conto solo dei primi due elementi. Alla fine sono suggeriti altri temi possibili da sviluppare. Sono graditi suggerimenti per rendere più utili queste riflessioni (mons. Francesco Spaduzzi, francescospaduzzi@gmail.com)
Tempo Ordinario: Domenica 27.ma dell'anno A (2022-23)
Introduzione. In Isaia Dio paragona il popolo ebreo a una vigna infruttifera; Gesù parla dei vignaioli inaffidabili; Paolo raccomanda di affidarsi a Dio e alimentare pensieri positivi.
I - Isaia 5,1-7 - Il profeta è innamorato di Dio (1 il mio diletto, ripetuto 2 volte), e vuole cantare l'amore del suo Amato per la sua vigna, che Egli aveva piantata su un colle fertile (1); l'aveva ripulita dei sassi, aveva costruito una torre di guardia e scavato un tino e vi aveva piantato ottime viti (2). Si aspettava da essa uva buona e invece diede acini acerbi (2), con sua grande sofferenza. La vigna, amata da Dio, sono gli Ebrei (5). Da loro si aspettava l'osservanza dei comandamenti e invece ottenne il contrario (5). Dio si rivolge proprio agli uomini di Giuda, perché facciano da giudice tra Sé e la vigna (3). Egli domanda loro che altro avrebbe dovuto fare per la sua vigna e perché essa ha prodotto solo uva acerba (4). Siamo anche noi cattivi a non fare il bene nonostante abbiamo ricevuto tanto bene da Dio e tanti aiuti per fare il bene. (b) Dio minaccia: Ora voglio farvi conoscere ciò che sto per fare alla mia vigna (6); Egli eliminerà le protezioni: la sua siepe… il suo muro di cinta (5); non avrà cura di essa: non sarà potata né vangata (6), e non manderà pioggia (6); gli animali entreranno e mangeranno tutto (5) e la calpesteranno (5); così vi cresceranno rovi e pruni (6) e diventerà un deserto (6). In effetti Dio non proteggerà più il suo popolo; aspetterà 100 anni ancora, oltre i 400 precedenti, per realizzare questa profezia e darà loro il castigo per mezzo dei Babilonesi. La Parola di Dio ci riguarda sempre: Egli ci ha arricchiti di doni naturali e soprannaturali e si aspetta da noi amore e i frutti di esso, che finora stati scarsi o nulli. Dio è misericordioso e ci perdonerà, se ci correggiamo, cambiando direzione alla nostra vita.
II - Matteo 21,33 43 -1. Gesù racconta la parabola della vigna, riprendendo alcuni particolari dal Profeta Isaia (5,1ss). Un uomo piantò con cura la vigna, a cui teneva molto: La circondò con una siepe, vi scavò una buca per il torchio e costruì una torre. La diede in affitto a dei contadini e se ne andò lontano (34). Al tempo della raccolta il padrone mandò incaricati per avere la parte che gli toccava (34), ma i vignaioli bastonarono alcuni e uccisero altri (35); ne mandò altri più numerosi, con l’identico risultato (36). Da ultimo il padrone mandò loro il proprio figlio prediletto (Lc 20,13), unico (Mc 12,6), pensando: “Avranno rispetto per mio figlio!” (37); Ma i contadini, vedendo l’erede, decisero di ucciderlo, pensando da pazzi di poter entrare in possesso dell'eredità del padrone (38). Lo presero, lo cacciarono fuori dalla vigna e lo uccisero (39). (a) Gesù applica la parabola ai capi ebrei, che hanno guidato male il popolo di Dio, loro affidato; Dio ha mandato i profeti per rimettere sulla strada giusta capi e popolo, che però li perseguitano e uccidono; infine Dio, con un amore incomprensibile alla mente creaturale, manda suo Figlio; i capi ebrei, con irrazionalità inconcepibile, lo contrastano e ammazzano. Applichiamo a noi. Dio ci propone la sua volontà per mezzo della sua Parola, comunicataci dai suoi ministri; purtroppo la rifiutiamo. Così disprezziamo Dio che ha mandato Gesù a salvarci, e Gesù nella sua persona e nella sua Parola e nei suoi ministri (Lc 10,16); addirittura lo mettiamo in croce di nuovo (Eb 6,6): proprio quel Cristo che ci giudicherà. Così ci riveliamo non meno irragionevoli e ingrati degli Ebrei. (b) La vigna può essere il simbolo di tutto ciò che Dio ci dà: egli ci crea e ci conserva e concorre alle nostre azioni sul piano naturale e soprannaturale, ed è quindi nostro padrone in tutto, ma Lui vuole essere nostro padre. Alla fine della vita dobbiamo rendergli conto di come abbiamo usato ciò che ha messe a nostra disposizione. Con somma gioia ci darà Se stesso e altri beni in paradiso, se abbiamo osservato i comandamenti; con sommo dispiacere si sottrarrà a noi - castigo eterno -, se ci siamo comportati contro la sua volontà: ci manda all'inferno, che abbiamo scelto con le nostre azioni. Sono occasioni per sottoporre al giudizio di Dio la nostra vita già ora: la confessione, da fare almeno una volta al mese, con l’esame di coscienza, il dolore dei peccati, il proposito di non peccare più, la penitenza; l’esame di coscienza ogni sera, per prepararci alla confessione e prendere coscienza dei peccati e delle nostre debolezze per correggerci giorno per giorno. Ci aiuterà il pensiero che siamo alla presenza di Dio o Cristo Giudice e che potremmo essere agli ultimi della nostra vita.
2. Gesù chiede il parere dei capi ebrei su cosa farà il padrone ai contadini, che gli hanno rifiutato il raccolto e soprattutto gli hanno ammazzato il figlio e i servi (40). Essi rispondono rettamente: «Quei malvagi, li farà morire miseramente e darà in affitto la vigna ad altri contadini, che gli consegneranno i frutti a suo tempo» (41). Gesù conferma la risposta e la applica a loro, ricordando le parole del Salmo 117 sulla pietra, scartata dai costruttori, che diventa la pietra fondamentale per la costruzione: i capi hanno rifiutato di credere in Gesù come Dio e Messia - l’hanno considerato come pietra di scarto – e lo uccideranno; ma Dio solo per mezzo di Gesù dà la salvezza e costruirà il suo Regno (42). Inoltre il Regno di Dio sarà tolto agli ebrei, perché non hanno saputo farlo crescere e sarà dato ai pagani, che lo valorizzeranno molto bene (43). Non c’è pericolo che il Regno di Dio sia tolto ai cristiani e passato ad altri, perché essi sono il Regno di Dio, la Chiesa, Corpo di Cristo; ma esiste il rischio che singoli cristiani - e anche pastori - siano esclusi dal Paradiso: S. Paolo stava molto attento che questo non gli succedesse (1Cor 9,27). Tanto più dobbiamo stare attenti noi.
III - Filippesi 4,6-9 – (a) S. Paolo esorta i Filippesi a evitare di abbandonarsi a pensieri angosciosi di qualsiasi genere (6 Non angustiatevi per nulla); piuttosto in ogni circostanza ricorrano a Dio con ringraziamenti, preghiere e suppliche (6 ma in ogni circostanza fate presenti a Dio le vostre richieste con preghiere, suppliche e ringraziamenti). Il risultato sarà che la pace di Dio, che è al di là della comprensione umana e non viene da loro, custodirà in Gesù le loro menti coi pensieri e i loro cuori con i sentimenti (7 E la pace di Dio, che supera ogni intelligenza, custodirà i vostri cuori e le vostre menti in Cristo Gesù): cuori e menti saranno in Cristo come in una fortezza, che la pace di Dio difenderà bene e allontanerà l'ansia. Ringraziando compiamo un dovere e ci prepariamo a ottenere altre grazie; ci fa stare bene anche psicologicamente, perché alimenta la nostra fiducia nell’avvenire: se Dio ci ha protetti con generosità finora, perché non dovrebbe farlo in seguito? (b) S. Paolo li esorta anche a concentrarsi su quello che è vero, quello che è nobile, quello che è giusto, quello che è puro, quello che è amabile, quello che è onorato, ciò che è virtù e ciò che merita lode (8), cioè ciò che è positivo e buono nella vita. Anzi guardino a Paolo come modello: Le cose che avete imparato, ricevuto, ascoltato e veduto in me, mettetele in pratica (9). Il risultato: E il Dio della pace sarà con voi! (9). Noi siamo ciò che i nostri pensieri fanno di noi: se accogliamo pensieri negativi staremo male e faremo male; se alimentiamo quelli positivi, staremo bene e faremo bene. Perciò per stare bene occorre incrementare in noi con la meditazione e la preghiera il rapporto con Dio e i pensieri buoni e positivi; in tal modo il Dio della pace sarà con noi: avremo pace e gioia e la trasmetteremo (cfr. 7.9).
EUCARISTIA. La Chiesa fa l’Eucarestia e l’Eucarestia fa la Chiesa, perché la fa crescere come comunità e come singole membra del Corpo di Cristo, alimenta i tralci uniti a Cristo vera vite. Chiediamo alla Vergine SS. e a S. Giuseppe, agli Angeli Custodi e i Santi Patroni, in particolare a S. Francesco, che ci ottengano di unirci sempre più intimamente al Signore e crescere in lui e avere pace e bene (mons. Francesco Spaduzzi)
Altri Temi: 1. L’insegnamento di Gesù per mezzo delle parabole è di una utilità pedagogica assoluta. Esse aiutano a dare un giudizio oggettivo e spassionato anche nelle situazioni, in cui siamo molto coinvolti. In pratica si arriva la luce piena e abbagliante attraverso un passaggio intermedio di luce parziale e sopportabile, cioè alla verità si giunge in modo graduale, e questo corrisponde perfettamente alle esigenze della nostra natura.
2. E’ esatto il giudizio che i capi ebrei danno sui vignaioli cattivi. Ma tante volte vediamo che poi non vogliono applicarlo a sé, in pratica rimangiandolo. Stiamo attenti a non sciupare la luce che Gesù ci vuol dare con le sue parole. E’ solo per il nostro bene che Egli parla.
3. Il tempo di presentare le nostre opere a Dio è quello del giudizio; conviene però che creiamo noi le occasioni per esaminare le nostre opere e se le facciamo per Dio. Queste occasioni sono la confessione (ogni mese) e gli esami di coscienza personali (ogni giorno e prima della confessione).
4. Dio ama il popolo ebreo e ama il nuovo popolo eletto, la Chiesa; si aspettava i frutti dal primo e non vennero; li aspetta dal secondo e verranno; ma i singoli cristiani, che non portano i frutti dovuti, patiranno le conseguenze del loro comportamento in questo mondo e nell’eternità.
5. Dare a Dio il posto dovuto nella nostra vita porta all’equilibrio e alla pace interiore. Ed Egli stesso diventa sorgente di pensieri di bene, pace, gioia, fraternità, apertura ai fratelli… Tali pensieri e sentimenti li troviamo in Cristo e nei suoi imitatori, che sono i santi. Questi sono gli uomini “perfetti”, che hanno la gioia in sé e la portano agli altri. (mons. Francesco Spaduzzi)