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Tempo Ordinario: Domenica XXI dell'Anno A (2022-23)

Nota introduttiva: L’omelia va preparata dal pastore dei fedeli, ai quali essa è rivolta, perché deve tener conto della Parola di Dio, del tempo liturgico e delle condizioni e bisogni dei fedeli; questa, che segue, potrebbe essere un’omelia rivolta a un uditorio di fedeli sconosciuti, perché tiene conto solo dei primi due elementi. Alla fine sono suggeriti altri temi possibili da sviluppare. Sono graditi suggerimenti per rendere più utili queste riflessioni (mons. Francesco Spaduzzi, francescospaduzzi@gmail.com)  

Tempo Ordinario: Domenica XXI dell'Anno A (2022-23)

Introduzione. Isaia indica la missione di Eliakim con l’immagine delle chiavi nelle sue mani; con la stessa immagine e con quella di legare-sciogliere Gesù indica la missione universale di Pietro; ammiriamo con Paolo l’infinita sapienza di Cristo nell’organizzare così la sua Chiesa.

I - Isaia 22,19-23 - (a) Il primo ministro di Gerusalemme era Sebna, venuto dal nulla e forse straniero, che si comportava male col Popolo di Dio; Dio lo avverte che gli toglierà la carica (19). Dio ama il suo popolo e tutti gli uomini e vuole che chi accetta una carica la eserciti per e con amore e spirito di servizio a vantaggio del popolo. Lo stesso vale – e molto di più - per i pastori del Popolo di Dio. (b) Al posto di Sebna Dio chiamerà Eliakim, ebreo pio (20), a cui impose la veste e la cintura (21), insegne della carica, e gli darà il potere corrispondente (21 e metterò il tuo potere nelle sue mani); sarà un potere assoluto e totale (22 Gli porrò sulla spalla la chiave della casa di Davide: se egli apre, nessuno chiuderà; se egli chiude, nessuno potrà aprire), e anche solido (23 Lo conficcherò come un piolo in luogo solido), che procurerà prestigio al suo casato (23); egli lo eserciterà come un padre con i figli, gli abitanti di Gerusalemme (21), riflesso e immagine della paternità di Dio con i suoi fedeli. Così Dio vuole che sia esercitata l'autorità spirituale e politica e di altro tipo da parte dei responsabili nei confronti del prossimo. Chi ha incarichi, compresi i pastori, hanno da esaminarsi e correggersi: il popolo appartiene a Dio ed essi siamo chiamati a servirlo con sentimenti paterni, senza paternalismo e autoritarismo e senza debolezze e impazienze. Gesù due sole volte si mostrò sdegnato: quando cacciò i rivenditori dal Tempio (Gv 2,13ss) e quando guarì di sabato la mano del paralitico (Mc 3,1-5), contro la volontà dei farisei, distorsori della Legge di Dio.

II - Matteo 16,13-20 – Gesù, nella regione di Cesarea di Filippo, domanda agli Apostoli: «La gente, chi dice che sia il Figlio dell’uomo?» (13), dopo che averne sentito la predicazione e visto i miracoli. Gli rispondono che lo ritengono un defunto importante, tornato in questo mondo: forse Giovanni Battista, ucciso da poco, o Elia o Geremia o uno dei Profeti (14), giacché solo un morto risuscitato poteva operare miracoli come Lui (Mc 6,14). Poi Gesù li invita a manifestare la loro idea su di lui (15) e Pietro - a nome di tutti o a nome personale? – proclama: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente» (16), cioè del vero Dio. Gesù è il Cristo nel senso che è il mandato da Dio a salvare gli Ebrei – e il mondo; “Figlio di Dio” si usava per tutti i giusti, ma è difficile che lo adoperi così per Gesù un Apostolo, che sta da tempo con Lui e l’ha udito predicare e operare miracoli; ci troviamo di fronte a una vera professione di fede nella divinità di Gesù, specie dopo i recenti miracoli della moltiplicazione dei pani e della tempesta sedata. Presentare Gesù come Figlio di Dio, in cui credere come al Padre, è lo scopo per cui Giovanni scrive il suo Vangelo (Gv 20,30-31) e, quindi, di tutta l’attività e della predicazione della Chiesa; è il vertice della fede, alla quale arriva Tommaso una settimana dopo la resurrezione (Gv 20,28), ma anche il Ladro pentito durante la Passione (Lc 23,39-43) e il Centurione dopo la morte di Gesù (Mc 15,39). Gesù è il Figlio di Dio, in tutto uguale al Padre e allo Spirito Santo: è diventato uomo in tutto uguale a noi, eccetto il peccato, ed è il Cristo, cioè salvatore, maestro e modello di tutti gli uomini. Anche noi uniamoci a Pietro e a tutti i Santi del Cielo e della terra per esprimere la nostra fede in Cristo come Figlio di Dio e dell’uomo.

2. (a) Gesù dichiara Pietro benedetto da Dio: Beato sei tu, Simone,  in modo singolare, perché la sua fede non è frutto dei suoi sforzi: (17), ma è una rivelazione del Padre mio a lui (17) per mezzo dello Spirito Santo. Chiediamo al Padre che ci conceda di credere in Gesù come Pietro, lasciandoci guidare con docilità dallo Spirito Santo. (b) Gesù aveva dato a Simone il nome di Kefa = pietra in aramaico (Gv 1,42); ora parte da questo nome (18)  per indicare che la sua funzione sarà di pietra di fondamento dell'edificio, che è la Chiesa, che Egli fonderà (18 tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa). Il fondamento sarà così solido che né la morte, alla quale nulla sfugge, né il diavolo prevarranno su di essa (18). (c) A Pietro Gesù promette anche pieni poteri nella Chiesa, Regno di Dio sulla terra, e usa le due immagini delle chiavi e del legare e sciogliere: fa da padrone chi possiede le chiavi di una casa o di una città (19 A te darò le chiavi del regno dei cieli); così Pietro può ammettere nella Chiesa chi è chiamato e mettere fuori chi lo merita; legare e sciogliere per gli orientali indica che Pietro può dichiarare ciò che è legale o illegale, lecito o illecito, e tutto sarà ratificato in Cielo, perché Pietro deciderà solo ciò che si determina in Cielo (19 tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli). Pietro compì la sua missione, ma essa non poteva esaurirsi durante la sua vita e perciò continuò e continua nei suoi successori nella sede di Roma. Ringraziamo Gesù che ha voluto così garantire l'unità dei suoi discepoli, i fedeli cattolici (1 miliardo e 360 milioni circa), nella fede e nella morale, che sono la via verso la salvezza. Purtroppo gli Ortodossi (più di mezzo miliardo) si staccarono dalla Chiesa mille anni fa, rifiutando di riconoscere il primato di Pietro; sono chiusi in sé e non progrediscono nella verità e nell’attività missionaria; i Protestanti (ora più di mezzo miliardo) si divisero subito in molti gruppi sin dai tempi di Lutero, loro fondatore, e si sono moltiplicati in seguito: pensano ogni fedele può interpretare la Bibbia a modo suo e così farsi una fede a proprio gusto. Noi, tutti i cattolici, sappiamo con somma gioia e tranquillità di coscienza che condividiamo la stessa fede e dottrina, ci fondiamo sulla stessa speranza e siamo animati dalla stessa carità, perché i nostri Pastori seguono gli insegnamenti della S. Scrittura e della Tradizione. Adoriamo e ringraziamo l'infinita Sapienza di Dio, che ha voluto questa unità e ci ha indicato e dato i mezzi per conservarla. (c) Gesù raccomanda agli Apostoli di non diffondere la notizia che Egli è il Messia (20), per impedire che si applichino a Lui le idee sbagliate, che circolavano sulla persona e sulla missione del Messia. E anche noi stiamo attenti a non farci idee sbagliate su Gesù.

III - Romani 11,33-36 - Dio è infinito in tutto; tale appare anche nella ricchezza delle sue soluzioni e nella sua infinita sapienza e scienza: O profondità della ricchezza, della sapienza e della conoscenza di Dio! (33). Ogni creatura è piccolissima davanti a Lui e oscuri all’uomo appaiono i suoi giudizi e incomprensibili le sue vie (33); nessuna creatura angelica o umana ha mai conosciuto tutto il pensiero di Dio o gli è stato consigliere (34); nessuno ha dato qualcosa a Dio, cosicché Questi sia in debito con lui (35); tutto ciò che l’uomo ha è Suo dono: Egli ha creato tutto e lo conserva nell'esistenza ed è il fine di ogni creatura (36 Poiché da lui, per mezzo di lui e per lui sono tutte le cose); e quindi solo A lui si deve l’onore e la gloria nei secoli. Amen (36), cioè dobbiamo conoscerlo e amarlo e servirlo e farlo conoscere e amare e servire, per consentirgli di salvarci tutti. Dio è nostro Padre, Cristo è nostro fratello e capo di noi, suo Corpo Mistico, lo Spirito è nostro amico e dimora in noi: dobbiamo alimentare in noi al massimo la confidenza e familiarità con Lui, pur non dimenticando mai che Padre e Figlio e Spirito sono l'unico Dio, infinitamente grande, di fronte al quale siamo nulla: da Lui dipendiamo nell'esistenza e nell'agire. 

EUCARESTIA. La Messa è ringraziamento a Dio per tutte le grazie che ci ha fatte, a incominciare dal dono dei doni che sono Gesù e lo Spirito Santo - e oggi ci viene ricordato anche il dono del primato di Pietro. Tutti e tre ci vengono offerti dalla Parola e nel Pane e Vino consacrati e nella riaffermazione della nostra comunione col Papa e il Vescovo. Adoriamo Dio, ringraziamolo, supplichiamolo per i meriti di Maria e Giuseppe, degli Angeli Custodi e dei Santi Patroni, che ci dia di valorizzare i suoi doni nella nostra vita (mons. Francesco Spaduzzi)

Altri Temi: 1. La fede è un dono di Dio, che però non esclude la collaborazione umana. Dio ce la dona ma noi dobbiamo accoglierla e impegnarci a conoscere sempre meglio la persona di Gesù e la sua opera  per far maturare la nostra  fede, per crescere in essa.

2. La fede ci deve portare ad accettare tutto ciò che Gesù ha detto e fatto; ha organizzato fra l’altro la sua comunità in modo gerarchico, per cui la Chiesa ha Gesù come Capo invisibile e Pietro come capo visibile; i vescovi, che sono successori degli Apostoli; i sacerdoti e diaconi, che con loro  collaborano; ci sono i fedeli con i carismi, che lo Spirito dona loro per il servizio della Chiesa.

3. Stare nella Chiesa, come l’ha voluta Gesù, significa essere sicuri di avere la retta fede e la morale secondo la volontà di Dio  ed essere incamminati sulla via della salvezza.

4. Una buona conoscenza dell’AT aiuta a capire anche il NT, perché questo affonda lì le sue radici e anche il linguaggio ne risente moltissimo, senza nulla togliere alla novità del NT.

5. La potenza, la sapienza e la bontà di Dio sono infinite; possiamo pensare a esse, meditarle come appaiono dalla S. Scrittura, dalle sue Parole e dai fatti che vi si riportano, ma non riusciremo mai a capirle pienamente. Qualcosa capiremo e gusteremo, ma nessuna creatura intelligente potrà mai esaurire la conoscenza di Dio né in questo mondo né nell’eternità.  

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