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Tempo Ordinario: Domenica XVIII dell'Anno A – 6 agosto: Trasfigurazione del Signore

Nota introduttiva: L’omelia va preparata dal pastore dei fedeli, ai quali essa è rivolta, perché deve tener conto della Parola di Dio, del tempo liturgico e delle condizioni e bisogni dei fedeli; questa, che segue, potrebbe essere un’omelia rivolta a un uditorio di fedeli sconosciuti, perché tiene conto solo dei primi due elementi. Alla fine sono suggeriti altri temi possibili da sviluppare. Sono graditi suggerimenti per rendere più utili queste riflessioni (mons. Francesco Spaduzzi, francescospaduzzi@gmail.com)  

Tempo Ordinario: Domenica XVIII dell'Anno A –  6 agosto: Trasfigurazione del Signore

Introduzione. Daniele ci preannuncia la futura grandezza del Messia, un essere celeste e terreno, divino e umano; così il Vangelo ci presenta Gesù nella Trasfigurazione; e Pietro conferma con la sua testimonianza personale quello che ha visto in quello occasione.

I - Daniele 7,9-10.13-14 -  (a) Daniele ebbe una visione, che era notturna (13) e si collocava nel cielo; vide sistemati troni (9) e su quello grande sedeva un Anziano, che indossava una veste candida come la neve e i capelli del suo capo erano candidi come la lana (9), segno della sua appartenenza al mondo superiore, dell’eternità. Il suo trono mobile era formato da vampe di fuoco, come lo erano anche le ruote (9); forse dal trono scorreva un fiume di fuoco (10): il fuoco è segno della potenza e della presenza di Dio. Miliardi di essere celesti L’assistevano e Lo servivano (10), segno del potere e gloria infiniti. La corte sedette e furono aperti i libri (10), che contenevano la storia passata e futura dei popoli e dei singoli. Adoriamo Dio infinito nelle sue perfezioni, ammiriamo la sua gloria; gioiamone per lui; sottomettiamoci a lui, che controlla il corso della storia universale e dei singoli uomini. (b) Nel corso di altre visioni notturne, il Profeta vede la continuazione delle precedenti (13): nelle o con le nubi del cielo vede venire e presentare all’Anziano in trono (13 giunse fino al vegliardo e fu presentato a lui) uno simile a un uomo (13 ecco venire con le nubi del cielo/ uno simile a un figlio d’uomo); questi è un essere celeste perché viene dal cielo (13) ed è anche un uomo (13). L’Anziano gli da un potere eterno,/ che non finirà mai (14), e un regno universale (14 tutti i popoli, nazioni e lingue lo servivano), che non sarà mai distrutto (14), e anche viene partecipata la gloria, che è propria di Dio (14 Gli furono dati potere, gloria e regno). Si tratta del Messia, di Gesù, che è Dio e uomo e ha un regno universale ed eterno (Lc 1,26ss). Crediamo, adoriamo, lodiamo, gloriamoci di appartenere a questo regno, perseveriamo in esso.

I - Matteo 17,1-9 - 1. (a) Gesù prende con sé i tre Apostoli Pietro, Giacomo e Giovanni, che già volle con sé quando resuscitò la figlia di Giairo (Mc 5,37) e terrà vicini nel Getsemani, più degli altri 8 (Mt 26,37). Li porta su un alto monte, isolandosi (1) per pregare (Lc 9,28). La trasfigurazione di Gesù avviene durante la preghiera (Lc 9,29), cioè in dialogo col Padre: il volto di Gesù diventa luminoso come il sole e le sue vesti sfolgorano come la luce (2). Sempre la vicinanza e l'intimità con Dio nella preghiera produce nel credente un fenomeno simile a quello avvenuto ora a Gesù e nel passato a Mosè: Mosè riceveva luce da Dio, ne restava illuminato e la trasmetteva (Es 34,29-35). Nostro impegno costante deve essere di lasciarci illuminare e trasformare sia dall'ascolto della Parola di Gesù (5 Ascoltatelo) e dalla preghiera, con cui vi rispondiamo, sia nella contemplazione di Gesù, Dio reso visibile (cfr. 4), sia nell’accettazione di Lui e della sua vita in noi con l’imitazione. (b) Mosè ed Elia, che rappresentavano la Legge e la Profezia, si presentano a conversare con Gesù (3) e l'oggetto del dialogo è l'esodo di Gesù (Lc 9,30), il passaggio di Gesù da questo mondo al Padre (Gv 13,1), cioè l’umiliazione e abbassamento di Gesù nella sua Passione e Morte e la sua glorificazione ed esaltazione nella sua Resurrezione e Ascensione. La trasfigurazione avviene pochi giorni - 6 (1) od 8 (Lc 9,28) - dopo la prima profezia della Passione (Mt 16,21) e prima della seconda (9 «Non parlate a nessuno di questa visione, prima che il Figlio dell’uomo non sia risorto dai morti»). La liturgia è organizzata per aiutare i catecumeni a realizzare e i battezzati a rafforzare la morte al peccato e alle tendenze cattive e la resurrezione a vita nuova, che portano alla perfetta unione con Cristo; così la pasqua di Gesù diventa la nostra. (c) Una nube luminosa rivela la presenza di Dio (5) come in altre teofanie; il Padre presenta il Figlio come il suo Unigenito, nel quale si compiace e che i discepoli devono ascoltare come maestro (5 Ed ecco una voce dalla nube che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo») e imitare come modello. Anche noi dobbiamo contemplare Gesù e imitarlo così da fare nostro il suo modo di pensare e di amare. (d) Gesù si avvicina ai discepoli, li tocca e li incoraggia a non temere (7): non sono soli davanti a Dio, perché hanno Gesù come avvocato presso il Padre, e non sono soli davanti a Satana, che vuole impedire loro il cammino verso la morte al peccato e la resurrezione spirituale, perché hanno Gesù che li sostieneE questo vale anche per noi.

 2. (a) I tre discepoli seguono Gesù e forse pregano un poco con lui, ma (Lc 9,32), come nel Getsemani, si addormentano (Mt 26,40.43.45); quando si svegliano, vedono Gesù glorioso con Mosè ed Elia (3) e Pietro fa notare che è bello stare con Lui e con i due ospiti (4): lui è disposto a fare 3 capanne per loro (4) per prolungare la permanenza. Sembrano una risposta a tale proposta la  nube, che circonda i discepoli e rivela Dio presente, che rivolge loro la sua Parola (5). A chi Lo cerca Dio risponde sempre con la sua presenza e il dono di Gesù (Gv 3,16) e dello Spirito (Lc 11,13). (b) I discepoli sentono timore riverenziale nei confronti di Dio, che avvertono presente, e si prostrano (6); poi si ritrovano soli e Gesù li incoraggia (8nel cammino verso la Pasqua. Gesù per mezzo dello Spirito incoraggia e sostiene oggi noi, nonostante le nostre debolezze, che Egli ci fa conoscere e ce ne suggerisce i rimedi, cioè le medicine spirituali per le nostre malattie spirituali: sono sempre i sacrifici e la carità fraterna, da portare avanti in un clima di preghiera.

III - 2Pt 1.16-18 - (a) Gli Apostoli annunciavano il Vangelo, testimoniando l’esperienza che avevano fatto di Gesù e della sua opera di salvezza. Così S. Pietro qui ricorda ai suoi lettori, che egli ha predicato e fatto conoscere loro la venuta di Gesù con potenza, in quanto Signore e Messia, non perché hanno inseguito favole (16). La solidità dell’annuncio di Pietro si fonda sul fatto che essi sono stati testimoni oculari della sua grandezza (16). Fu Dio Padre stesso a dare onore e gloria a Gesù, quando a Questi fece arrivare la sua voce dalla nube, che rappresentava la sua presenza gloriosa: “Questo è il mio Figlio unico e amatissimo, in lui trovo la mia gioia” (17 Questi è il Figlio mio, l’amato, nel quale ho posto il mio compiacimento), in occasione della trasfigurazione. Pietro e gli altri due, Giacomo e Giovanni, udirono questa voce proveniente dal cielo, mentre erano sul Tabor, il monte santificato dalla presenza della Trinità (18). Rinnoviamo la nostra fede in Gesù Figlio di Dio e figlio dell’uomo, Messia e Salvatore, amato da Dio e amante degli uomini e infinitamente amabile. (b) Per conoscere Gesù abbiamo - dice Pietro ai lettori - anche un appoggio solidissimo nella Parola dei Profeti (19), che ha guidato e illuminato i giusti dell’AT ed è utile anche per i credenti in Gesù: essi fanno bene a rivolgere a essa la loro attenzione come a una lampada che brilla in un luogo oscuro, della quale ci si serve in attesa che spunti la luce del giorno. L’oscurità sono le tenebre dell’umanità; la Parola dei Profeti è utile a illuminare fino a che sorga Gesù Cristo, che è il sole del mattino, che sorge nei nostri cuori con la fede (cfr. Ef 3,17). Per noi questa luce è Gesù (18). Coloro che lo seguono diventano a loro volta luce del mondo, perché sono illuminati da Gesù e ne trasmettono la luce. Impegniamoci a stare vicini a Gesù nelle varie presenze, e specie nella Parola e nell’ Eucarestia, per essere trasformati sempre più in luce e calore, che illumina e riscalda anche il prossimo. (mons. Francesco Spaduzzi) 

Altri Temi: 1. Creiamoci la convinzione profonda e stabile che solo con l’aiuto della preghiera, fatta con fede e carità, noi incontriamo Dio e gli consentiamo di operare in noi per mezzo dello Spirito Santo.

2. In Gesù la trasfigurazione è istantanea; in noi è istantanea nella intelligenza (fede) e volontà (carità) e progressiva nella vita quotidiana e richiede il sacrificio di lasciare ciò che di negativo è consolidato e ci piace e assumere ciò, che all’inizio potrebbe non piacerci.

3. Gesù continua a insistere nell’istruire i discepoli sulla necessità che Lui affronti la sua Passione e Morte, e di conseguenza anche essi portino la propria croce. Discorso duro a intendersi, ma indispensabile per vivere la vita spirituale, secondo l’insegnamento di Gesù e degli Apostoli.

4. Domenica scorsa Gesù ci ha richiamati l’importanza della conoscenza dell’AT per i suoi discepoli. I Padri della Chiesa studiavano l’AT con una passione straordinaria per scoprire la presenza di Cristo in esso. Chiediamo la grazia di condividere questa passione.

5. Nel Vangelo soprattutto troviamo gli elementi principali della nostra fede ma assolutamente non va trascurata la conoscenza del resto del NT: la Parola di Dio contiene luce e forza e quanto più e meglio l’assimiliamo, tanto meglio viviamo il nostro rapporto con Dio, perché si rafforza la fede e si intensifica la carità e si consolida la speranza. (mons. Francesco Spaduzzi) 

 

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