Tempo Ordinario: Domenica XV dell'Anno A (2022-2023)
Nota introduttiva: L’omelia va preparata dal pastore dei fedeli, ai quali essa è rivolta, perché deve tener conto della Parola di Dio, del tempo liturgico e delle condizioni e bisogni dei fedeli; questa, che segue, potrebbe essere un’omelia rivolta a un uditorio di fedeli sconosciuti, perché tiene conto solo dei primi due elementi. Alla fine sono suggeriti altri temi possibili da sviluppare. Sono graditi suggerimenti per rendere più utili queste riflessioni
mons. Francesco Spaduzzi
Tempo Ordinario: Domenica XV dell'Anno A (2022-2023)
Introduzione. Isaia ci presenta la Parola di Dio come onnipotente, anche nel cambiare il nostro cuore; lo stesso appare dal Vangelo, se essa trova l’apertura di cuore; Paolo ci fa vedere come l’opera redentrice di Gesù ci salva attraverso i sacramenti, che sono fo rmati da Parola e gesto.
I - Isaia 55,10-11 - (a) Dio paragona l'efficacia della Sua Parola a quella della pioggia e della neve. Egli le dona e le fa scendere dal cielo (10 Come infatti la pioggia e la neve scendono dal cielo); esse irrigano la terra e la rendono feconda e capace di germogliare (10); fanno produrre il grano, che può diventare seme per ottenere altro grano o pane per chi ne mangia (10 perché dia il seme a chi semina e il pane a chi mangia); quindi esse ritornano al cielo (10). In effetti ogni prodotto agricolo è considerato frutto della benedizione di Dio (Sal 104,10-16). Di tutto ringraziamo Dio e adoriamo la sua potenza, sapienza e bontà infinite, il cui riflesso si manifesta nelle piccole e grandi realtà della vita quotidiana. (b) Dio rivendica la stessa efficacia alla Sua Parola, che prima è pensata e poi pronunciata da lui (11 così sarà della mia parola uscita dalla mia bocca); essa opererà ciò che Dio vuole e ciò per cui la invia (11 senza aver operato ciò che desidero e senza aver compiuto ciò per cui l’ho mandata) e poi tornerà a Dio (11 non ritornerà a me senza effetto). Nell'AT con la Sua Parola Dio crea il mondo e tutte le creature e preannuncia avvenimenti, che certamente si verificheranno a breve scadenza o a distanza di millenni. Geremia paragona la Parola di Dio a un martello, che fa il suo lavoro sull’incudine (23,29) e la Lettera agli Ebrei a una spada a due tagli (4,12), e quindi efficacissima; Essa è potenza straordinaria: supera ogni ostacolo ed esegue la volontà di Dio sempre (Is 9,7; 45,23). Rinnoviamo la nostra fede nell'onnipotenza di Dio e della Sua Parola; Egli vuole che La usiamo a nostro vantaggio; non rendiamoLa inutile col nostro rifiuto; consentiamoLe di ammazzare in noi l’uomo vecchio e costruire l’uomo nuovo.
II - Matteo 13,1-23 - 1. (a) Gesù, seduto su una barca, racconta una parabola alla folla, che sta sulla spiaggia (2) e poi la spiega in privato agli Apostoli. Insieme a loro ascoltiamo Gesù: Voi dunque ascoltate la parabola del seminatore (18), perché ci giovi; esaminiamoci, mentre ascoltiamo, in qual gruppo ci troviamo e chiediamo la grazia di migliorare. Il seminatore è Gesù (Mt 13,37); il seme è la Parola del Regno, la predicazione, che rivela i misteri di Dio e li stabilisce fra gli uomini, quando essi l’accettano (Lc 1,2); l’applicazione non è fatta alla Parola, ma agli ascoltatori, rappresentati dai diversi terreni seminati, che danno risultati differenti. La prima parte del seme cade sulla via lungo il campo e viene divorata subito dagli uccelli (4); questa parte del seme rappresenta i superficiali e i cattivi, che rifiutano la Parola, obbedendo a Satana, che la sradica subito dalla loro mente e dal loro cuore (19), per evitare che vi ritornino con la riflessione. La seconda parte del seme cade in terreno sassoso, dove il seme attecchisce e germoglia, ma secca rapidamente (5-6); indica coloro che a causa delle prove della vita e degli attacchi ai beni di questo mondo crollano molto presto (20-21). La terza parte del seme cade nei rovi, che la soffocano (7); indicano le passioni, le ricchezze, le illusioni del mondo, che soffocano nell’uomo le ispirazioni divine (22). La quarta parte cade in un terreno fertile e produce grano in misura diversa (8 Un’altra parte cadde sul terreno buono e diede frutto: il cento, il sessanta, il trenta per uno); rappresenta coloro che ascoltano la Parola, e sull’esempio di Maria e Giuseppe L’accolgono nel cuore, La meditano e Le fanno portare frutti abbondanti (23 Quello seminato sul terreno buono è colui che ascolta la Parola e la comprende; questi dà frutto e produce il cento, il sessanta, il trenta per uno). La Parola di Dio ci viene messa a disposizione in pubblico e in privato: nella Bibbia, nella predicazione e catechesi, nei libri e riviste, nei film e video, ecc., che trattano soggetti religiosi; Dio ce L’offre in abbondanza e sempre e ci dà la grazia per farla fruttificare. E noi in quale dei 4 gruppi siamo? La fede nell’accogliere la Parola, la meditazione per approfondirla e applicarla alla nostra vita, la preghiera per metterla in pratica sono indispensabili per non rendere inutile questo sommo dono di Dio.
2. I discepoli avevano già udito da Gesù una predicazione con espressioni paraboliche e allegoriche (Mt 5,13; 7,6.41); ora gliene chiedono la ragione (10); Gesù spiega che anzitutto ciò dipende dal Padre, che ama tutti con amore infinito e in piena libertà dà a chi vuole (11 Egli rispose loro: Perché a voi è dato conoscere i misteri del regno dei cieli; cfr. Mt 11,25); dipende anche dalle disposizioni interiori degli uomini, che possiamo dividere in due categorie. La prima categoria è quella dei ben disposti ad accogliere la Parola, come sono i discepoli (11); costoro riceveranno sempre più luce, proprio perché L’accolgono (12 Infatti a colui che ha, verrà dato e sarà nell’abbondanza); essi sono molto benedetti da Dio perché vedono e odono (16) Gesù, cosa che i profeti e i giusti dell'AT desiderarono molto, ma non fu loro possibile (17). Il secondo è il gruppo dei mal disposti verso Gesù e il suo insegnamento e decidono di chiudere gli occhi alla Verità; Dio ne prende atto nel rispetto della loro libertà (11) ed essi avranno sempre meno luce, perché rifiutano la conversione (12 a colui che non ha, sarà tolto anche quello che ha). Questa era la triste situazione spirituale degli Ebrei al tempo di Gesù, che rigettarono il Messia (14-15; cfr. Is 6,9-10); già 7 secoli prima Isaia la preannunciava, vedendo l’incredulità dei suoi contemporanei. Gesù, perché li ama e dà la vita per loro sulla croce, parla loro in parabole per misericordia, per aiutarli; vuole creare le condizioni della loro conversione, offrendo loro una luce un po’ alla volta più intensa (13). Ringraziamo Dio per averci donato di accettare Gesù e la sua Parola e la sua salvezza; ma, come Gesù, ci dobbiamo occupare anche della salvezza di quelli che ancora non credono.
III - Romani 8,18-23 – (a) I progenitori si ribellarono a Dio, che continua ad amare l'uomo e a volerlo salvare. Così Egli promise il Salvatore (Gn 3,15) e lo mandò nella persona di Gesù, il Figlio di Dio fatto uomo, per farci diventare figli di Dio (Gv 1,12-13). Attualmente già possediamo le primizie dello Spirito (23), cioè i primi frutti della sua attività in noi, ma la salvezza è ancora una speranza (Rm 8,24), perché non è definitiva; le sofferenze presenti sono ben piccola cosa rispetto alla felicità futura ed eterna, che Dio ci donerà (18 le sofferenze del tempo presente non siano paragonabili alla gloria futura che sarà rivelata in noi). Ora con pena aspettiamo l'adozione definitiva a figli con la salvezza eterna dell’anima e la resurrezione del corpo (23), cioè la manifestazione piena della nostra figliolanza di Dio (19; cfr. 1Gv 3,1-2) nella gloria eterna (21). Se ci avviciniamo di più a Dio, più capiamo la nostra eccelsa dignità e la nostra miseria: l’amore di Dio però ci incoraggia ad avvicinarci sempre di più a Lui, fonte di ogni bene. (b) Il peccato dei progenitori ebbe conseguenze per i loro discendenti e anche per tutto il creato. Questo è stato sottoposto alla caducità (20) e alla corruzione (21), per volontà non sua, ma di Dio (20). Il creato spera (20) di essere liberato da ogni schiavitù insieme agli uomini, diventati figli di Dio (21). Adesso il creato rassomiglia alla donna, che soffre perché sta partorendo (22), ma tutto finirà nella gioia, quando verrà la manifestazione piena della gloria degli uomini (19). Allora anche il creato riconquisterà la sua bellezza originari< del paradiso terrestre. Purtroppo, col peccato, facciamo uso distorto delle creature contro le leggi di Dio; ne risulta che facciamo male a noi stessi e al nostro rapporto con Dio e col creato. Oggi sfruttiamo la Terra in modo disordinato, con conseguenze terribili per noi e gli uomini del futuro.
EUCARESTIA. Nell’Eucarestia Gesù ci rioffre se stesso nella sua Parola; come la accogliamo? Offriamo Gesù al Padre per ottenere la grazia di non ascoltarla in vano e di metterla in pratica per intercessione e secondo l’esempio di Maria e Giuseppe, degli Angeli Custodi e Santi Patroni (mons. Francesco Spaduzzi)
Altri Temi: 1. La Parola di Dio è uno dei doni più grandi che Dio ci ha fatti; grazie a essa noi impariamo il pensiero di Dio e i suoi sentimenti, perché la anche la Sua bocca parla per la ricchezza del cuore: La bocca infatti esprime ciò che dal cuore sovrabbonda (Mt 12,34); dalle azioni esterne di Dio arriviamo all’intimità stessa di Dio, e così potremo innamorarcene totalmente, come è giusto. La Bibbia è la lettera d’amore che Dio scrive a noi, che siamo il suo amore.
2. Se crediamo all’amore di Dio per noi, non ci stancheremo mai di rileggere la sua Parola. Abbiamo letto la Bibbia almeno una volta intera? Io, per grazia di Dio, 37 volte. E continuo!
3. Occorre far fruttificare in noi la Parola di Dio. Non basta ascoltarla ma bisogna metterla in pratica; altrimenti meriteremo la condanna che Gesù rivolge agli operatori di iniquità (Mt 7,21-23).
4. La Parola viene a noi come sorgente di luce per l’intelligenza, ma anche come spinta alla volontà per attuarla; e noi ci impegniamo a pregare per ottenere la grazia di aprirci all’accoglienza della Parola e a metterla in pratica.
5. Gesù disse alla Serva di Dio Lucia di Fatima che la prima penitenza da fare oggi è il sacrificio connesso con il compimento della volontà di Dio; esso è indispensabile per la salvezza eterna: osservare i comandamenti e fare il proprio dovere.