Tempo Ordinario: Domenica 12.ma dell'anno A (2022-2023)
Nota introduttiva: L’omelia va preparata dal pastore dei fedeli, ai quali essa è rivolta, perché deve tener conto della Parola di Dio, del tempo liturgico e delle condizioni e bisogni dei fedeli; questa, che segue, potrebbe essere un’omelia rivolta a un uditorio di fedeli sconosciuti, perché tiene conto solo dei primi due elementi. Alla fine sono suggeriti altri temi possibili da sviluppare. Sono graditi suggerimenti per rendere più utili queste riflessioni (mons. Francesco Spaduzzi, francescospaduzzi@gmail.com)
Introduzione. Geremia si sapeva minacciato per la sua predicazione della Parola di Dio, ma confidava nella protezione di Dio; Gesù raccomanda ai suoi discepoli di non aver paura dei persecutori, perché Dio li ama e li aiuta; Paolo conferma che l’amore di Dio e la sua grazia sono più grandi del peccato e del suo castigo: il dono della salvezza in Gesù supera ogni immaginazione.
I - Geremia 20,10-13 - Geremia ha ricevuto da Dio la missione di annunziare al popolo ebreo che può ancora salvarsi da un brutto castigo, se osserva l'alleanza con Lui: missione difficile, perché non vuole rinunciare all’idolatria. Anzi i capi perseguitano Geremia e lo calunniano (10), deridono la sua predicazione (10) e cospirano per denunciarlo (10) con accuse false; inoltre i falsi amici sperano qualche suo passo falso per fargli male (10). Ma il profeta non teme nulla e nessuno, perché sa che Dio, conforme alla promessa, gli sta vicino (11 Ma il Signore è al mio fianco) e lo assiste, come un prode valoroso (11); perciò egli è certo che a loro vergogna gli avversari non prevarranno (11) e anzi falliranno (11). Geremia nella preghiera rinnova la sua fede in Dio, che conosce i pensieri di ciascuno (12 Signore degli eserciti,… che vedi il cuore e la mente) e mette alla prova la fedeltà del giusto con la sofferenza (12); egli chiede a Dio di proteggerlo dalla malvagità dei persecutori (12), perché spera in Lui e gli si affida in tutto (12 poiché a te ho affidato la mia causa!). Geremia è certo di essere esaudito e invita tutti a celebrare le lodi di Dio (13), per la sua liberazione dalle mani dei cattivi (13). La sofferenza e le persecuzioni colpiscono quelli che si impegnano con serietà nel servizio di Dio. Anche noi teniamoci pronti alle tribolazioni, che ci possono provocare il diavolo e il mondo e anche le tendenze cattive dentro di noi. Alimentiamo la nostra fede nella potenza, sapienza e bontà infinite di Dio, e la nostra speranza nelle sue promesse, fidandoci e confidando e affidandoci a lui per il presente e il futuro; mettiamoci nelle sue mani e nel suo cuore.
II - Matteo 10,26-33 – 1. (a) Gesù ordina ai discepoli di annunciare in pubblico ciò che egli ha detto in privato (26; 27 quello che ascoltate all’orecchio voi annunciatelo dalle terrazze) e di professare pubblicamente la loro fede in Lui, anche a rischio della propria vita (32), per ottenere la salvezza eterna, con l'appoggio di Gesù presso il Padre (32 anch’io lo riconoscerò davanti al Padre mio che è nei cieli). Gesù parla agli Apostoli, ma anche a noi: dobbiamo dichiarare la nostra fede in Gesù e lo dobbiamo proporre agli altri, tenendo conto della preparazione intellettuale e della maturità umana e cristiana degli ascoltatori, per essere efficaci: evitiamo di imporre pesi sproporzionati alle loro forze. (b) Quando annunciano la Parola di Dio o professano la loro fede in Cristo, i discepoli non devono aver paura degli uomini (26 Non abbiate dunque paura di loro; 28.31), perché essi possono uccidere solo il corpo (28), ma non l'anima (28 ma non hanno potere di uccidere l’anima) - che è immortale -: c'è una Provvidenza speciale per chi professa la propria fede e la annuncia. Gesù porta due prove di questa Provvidenza: (A) la cura che Dio Nostro Padre si prende dei passeri, che valgono pochissimo per gli uomini (29) ma contano tanto al cospetto di Dio, che nemmeno uno di essi cadrà a terra senza il volere del Padre vostro (29); (B) addirittura Dio tiene contati i capelli del nostro capo: da 70 mila a 150 mila (30 Perfino i capelli del vostro capo sono tutti contati)! Certo un discepolo vale molto più di molti passeri (31) agli occhi di Dio, per il quale è figlio (29 Padre vostro). Fiducia quindi in Dio: è Padre nostro e ci ama; Egli, che si occupa dei vegetali e degli animali, che valgono ben poco, tanto più segue con attenzione ciascuno di noi e in ogni momento della nostra vita. Ha una cura speciale per chi continua la missione del Figlio su questa terra, specie se affronta sofferenza e persecuzioni.
2. Dio è Padre e ci vuole buoni figli; ci vuole salvare per mezzo di Gesù, suo Figlio e nostro fratello, che dobbiamo accettare come Dio e Uomo, Salvatore e Maestro, Modello e Sorgente di vita divina; per questo dà a ciascuno la grazia, per vincere la nostra debolezza. Anche a Giuda o al cattivo Ladrone fu offerta la grazia della conversione fino all’ultimo momento della loro vita, ma essi la rifiutarono. Per costoro vale l’ultima Parola: chi invece mi rinnegherà davanti agli uomini, anch’io lo rinnegherò davanti al Padre mio che è nei cieli (33), parole terribili che indicano la sorte tristissima di coloro che muoiono nell’inimicizia con Dio; Egli ha consegnato Gesù alla morte anche per loro, ma essi non ne hanno voluto sapere: Dio, contro la sua volontà, li abbandona al loro volere. Questo Dio dobbiamo temere: abbiate paura piuttosto di colui che ha il potere di far perire nella Geenna e l’anima e il corpo (28). Tutti siamo deboli e peccatori e necessitiamo della misericordia di Dio, che ce la dà con infinita generosità e si aspetta che noi l’accogliamo. Non ci vuole dannati, ma rispetta la nostra libertà. Preghiamo molto perché ci lasciamo guidare da Dio.
III - Romani 5,12-15 – I capi dell'umanità sono due: il primo Adamo e il secondo, Cristo; essi rappresentano tutti gli uomini e quello che fanno personalmente provoca conseguenze per tutti. (a) Il primo Adamo peccò e così fece entrare nel mondo subito la morte spirituale per la rottura dell’amicizia con Dio e in seguito anche la morte fisica (12 come a causa di un solo uomo il peccato è entrato nel mondo e, con il peccato, la morte): la prima morte fisica fu quella violenta di Abele a opera di Caino. In effetti a causa del peccato di Adamo tutti gli uomini muoiono (12) perché abbiamo peccato tutti in lui (12), giacché egli è il nostro padre, capo e rappresentante. Questo vale anche per gli uomini del periodo da Adamo a Mosè (14), nonostante il loro peccato era diverso da quello di Adamo (14), che mangiò il frutto proibito: comunque essi si ribellarono a Dio in altri modi. In quel periodo non esisteva ancora la Legge Mosaica (13) e, di per sé, quando non c'è una legge, non si può neanche imputare il peccato e dare un castigo al peccatore (13). Così, per la caduta del solo Adamo, tutti gli uomini morirono e muoiono (15). Riflettiamo che ogni peccato grave provoca la distruzione della vita divina in chi lo commette e lo candida all'inferno, nel quale non si va per il peccato originale, ma per quelli personali; e anche che ogni peccato danneggia non solo chi pecca, ma anche le persone vicine e lontane. (b) Adamo è il capo di tutta l'umanità, che sta sotto il regno del peccato, ma è anche figura del nuovo Adamo, il capo della nuova umanità, che doveva venire nel mondo (14 Adamo, il quale è figura di colui che doveva venire), di Gesù, che fu promesso da Dio per salvare l’umanità (Gn 3,15) dalla schiavitù di Satana. In realtà il dono della benevolenza di Dio è stato molto più grande del castigo del peccato (15 Ma il dono di grazia non è come la caduta); l'amore di Dio e il dono della giustificazione, concessi per i meriti di Gesù, sono stati riversati da Dio in abbondanza su tutti gli uomini (15 molto di più la grazia di Dio e il dono concesso in grazia del solo uomo Gesù Cristo si sono riversati in abbondanza su tutti). Paolo vuol dire: il peccato di Adamo ha introdotto nel mondo la morte spirituale per la fine dell'amicizia con Dio e la morte fisica, che all’origine era esclusa per gli uomini; ma per la misericordia di Dio e per l'opera di salvezza di Gesù è stata concessa agli uomini una grazia molto più grande e gratuita: ci è restituita l'amicizia con Dio subito con la possibilità di salvarci, ma anche la vittoria sulla morte fisica con la resurrezione finale gloriosa alla fine del mondo. Rinnoviamo la nostra fede in queste verità; adoriamo Dio così grande ma anche così vicino a noi; ringraziamolo per il dono che è Gesù e ringraziamo Gesù stesso; supplichiamolo per la salvezza nostra e degli altri.
EUCARESTIA. L’Eucarestia ci fa incontrare Gesù che ci parla, si offre al Padre per noi e si dà a noi in cibo e bevanda per renderci capaci di vivere secondo la volontà di Dio e così raggiungere la salvezza. Supplichiamo il Cuore Immacolato di Maria e S. Giuseppe, i nostri Angeli Custodi e S. Patroni, che ci ottengano di partecipare sempre alla Messa con le giuste disposizioni per ottenere il massimo dei frutti (mons. Francesco Spaduzzi)
Altri Temi: 1. Non abbiate paura: motivo per non aver paura è la vicinanza del Signore con noi e anzi la mutua immanenza di Lui in noi e noi in Lui. Siamo suoi e non può abbandonarci a noi stessi. Egli tiene tutto sotto controllo, anche gli oltre 100 mila capelli del nostro capo.
2. La professione di fede in Gesù ci rende graditi a Gesù e al Padre; la predicazione suppone anche che condividiamo l’amore di Gesù per gli uomini e la volontà di collaborare con Lui. .
3. Il profeta dell’AT era l’inviato di Dio per la salvezza del popolo ebreo; il profeta del NT è inviato - apostolo - di Gesù per la salvezza di tutti gli uomini: deve rendere testimonianza di Gesù con la vita e la Parola. Preghiamo che gli Apostoli siano liberi da ogni condizionamento.
4. Le piccole persecuzioni nelle nostre zone e le grandi persecuzioni nelle terre di missione e sotto le dittature di destra e di sinistra sono il seme, il concime della crescita della Chiesa in numero di membri e soprattutto in qualità.
5. La ribellione di Adamo è abominevole e ha provocato danni gravissimi, ma l’obbedienza di Cristo e la grazie conseguenti per l’umanità sono infinitamente più grandi: esse sono date non alla pari, non in abbondanza, ma in sovrabbondanza. (mons. Francesco Spaduzzi)