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Tempo Ordinario; Domenica IX - Santissima Trinità dell’Anno A (2022-23)

Nota introduttiva: E’ il pastore che prepara l’omelia per i suoi fedeli, perché deve tener conto della Parola di Dio, del tempo liturgico e delle condizioni e bisogni dei fedeli; questa, che segue, potrebbe essere un’omelia rivolta a un uditorio di fedeli sconosciuti, perché tiene conto solo dei primi due elementi. Alla fine sono suggeriti altri temi possibili da sviluppare. Sono graditi suggerimenti per rendere più utili queste riflessioni

mons. Francesco Spaduzzi

francescospaduzzi@gmail.com  

Tempo Ordinario; Domenica IX - Santissima Trinità dell’Anno A (2022-23)

Introduzione. Nell’ Esodo Mosè incontra sul Sinai Dio, che si manifesta come Dio di amore e di misericordia; nel Vangelo Gesù ci parla dell’amore infinito del Padre nel donare il Figlio per la salvezza dell’umanità; Paolo sintetizza nella formula di saluto la dottrina della SS. Trinità.

I - Esodo 34,4b-6.8-9 – (a) Dio fissò l'appuntamento a Mosè sul monte Sinai ed egli vi andò di mattina presto; portava con sé le due tavole della legge, da lui ritagliate per sostituire quelle spezzate per l’idolatria del popolo (4). Dio si manifestò con una nube (5), si fermò là presso di lui e proclamò il nome del Signore (5): Yahweh, già rivelatogli nella prima apparizione (Es 3,14); gli Ebrei in seguito non lo pronunciavano per rispetto e lo sostituivano con Adonai, “ mio Signore” (6). Yahweh significa: “Io esisto, sono presente, sono qui per voi, sono con voi”. Il Signore passò davanti a Mosè (6), rivelandogli i suoi attributi: Egli è ricco di amore (6), sempre ben disposto verso gli uomini; è Dio misericordioso (6), cioè ha a cuore la sorte del misero, e pietoso (6), cioè compassionevole con i sofferenti e i peccatori; inoltre è lento all’ira (6), paziente, e ricco …di fedeltà (6) alla sua Parola e alle sue promesse di protezione e salvezza. Così è Dio; tale lo rivela la storia della sua relazione di amore col popolo ebreo e col nuovo popolo eletto, ma anche con tutta l'umanità. Dio è così anche con ciascuno di noi. Gustiamo il nome Yahweh, che Dio ha scelto per nostro amore. (b) Mosè si prostrò in adorazione davanti a Dio (8) e confessò le colpe e la durezza di cuore del popolo e il suo bisogno di perdono: Sì, è un popolo di dura cervice, ma tu perdona la nostra colpa e il nostro peccato (9); chiese per sé di essere sempre gradito a Dio (9) e per il popolo che il Signore cammini in mezzo a no(9) e che lo confermi come suo popolo speciale, la tua eredità (9). Anche noi riconosciamoci peccatori e chiediamo il perdono e la perseveranza nell’amicizia col Signore, grazie all’aiuto che ci viene dalla sua presenza con noi e in noi.

II - Giovanni 3,16-18 – 1. Il Padre Dio dona il Figlio Dio all’umanità: Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito (16) e il Figlio si dona volontariamente e liberamente (Ef 5,2.25; Gal 2,20); in concreto questo dono, fatto dal Padre e dal Figlio agli uomini, consiste nel Figlio, che diventa uomo e vive la sua vita e apostolato, patisce e muore, risuscita e sale al cielo per salvare l'umanità: tutto avviene per opera dello Spirito, che ci fa rinascere dall’acqua (Gv 3,5). In tal modo tutta la Trinità è coinvolta nel dono di Gesù al mondo e nella realizzazione della sua opera di salvezza. Rinnoviamo la nostra fede nell’unico Dio in tre Persone e nell’incarnazione del Figlio di Dio e nella sua opera redentrice; adoriamo la Trinità e il mistero che l’avvolge; ringraziamoLa per quello che ci ha dato; speriamo e confidiamo che, per l’amore misericordioso che ci dimostra, ci faccia il dono di servirLa con fedeltà; amiamo Dio uno e Trino per le sue infinite perfezioni; chiediamo perdono perché la nostra fede, speranza e carità sono imperfette, come tutto in noi. (b) L’opera della nostra salvezza è stata compiuta da Dio per amore: amore del Padre (16; 1Gv 4,9-11), amore del Figlio (Ef 5,2.25; Gal 2,20), amore dello Spirito Santo (Rm 16,30; cfr. 5,5), perché Dio è amore (1Gv 4,8.16); il Figlio è l’immagine del Padre (Col 1) e lo Spirito Santo procede per amore dal Padre e dal Figlio ed è l'amore reciproco del Padre e del Figlio, il legame sostanziale fra di loro, il bacio tra i due. La Trinità, la nostra famiglia divina, è Amore; e anche noi, che siamo fatti a immagine e somiglianza di Dio (Gn 1,26), dobbiamo vivere nell’amore, con amore, per amore, di amore. Vivere così è al di là delle forze umane: perciò l’amore di Dio - l’amore che Dio ha per noi - viene effuso nei nostri cuori dallo Spirito Santo (Rm 5,5) per renderci capaci di amare Dio e il prossimo. Aspettiamoci tutto da Dio sul piano soprannaturale ma anche su quello naturale; ogni dono di Dio viene dal suo amore e perciò è gratuito, anche perché Egli non ha nulla da guadagnare da noi sue creature, in quanto è già suo quello che noi possiamo darGli, perché da Lui ci proviene.

2. L’amore del Padre e del Figlio e dello Spirito nell’opera redentrice ci mette di fronte a un mistero d’amore, che va al di là di ogni nostra possibilità di comprensione e che solo per la fede possiamo accettare: il Padre ha mandato il Figlio nel mondo per la salvezza dell’uomo, ribelle sin dall’inizio; Egli non è venuto per la condanna degli uomini, perché Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo (17), ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui (17); la condizione per essere salvati è proprio la fede: perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna (16; cfr. 18); purtroppo ci sono coloro che rifiutano di credere, nonostante tutte le prove d’amore offerte da Dio per mezzo di Gesù nello Spirito Santo, per aiutare a credere: essi si autocondannano (18). Occorre credere nei due misteri principali della fede: unità e Trinità di Dio e incarnazione, passione e morte, resurrezione e ascensione di Gesù. Alla fede vanno congiunte la speranza – per cui i credenti si aspettano i beni, promessi da Dio, e l’aiuto, che egli dà per raggiungerli -, e soprattutto la carità – per cui amano Dio, perché è Bene infinito, perfetto ed eterno, e per amor Suo amano il loro prossimo come Cristo li ha amati, giacché i fratelli sono creati a immagine di Dio e sono presenza di Cristo. 

III - 2Corinti 13,12-13 - (a) Paolo benedice alla fine della sua Lettera i suoi figli spirituali con una professione di fede nella Trinità: La grazia del Signore Gesù Cristo, l’amore di Dio e la comunione dello Spirito Santo siano con tutti voi (13).  L'amore di Dio: Giovanni ci dice che Dio è amore (1Gv 4,8.16), ma qui si tratta dell'amore del Padre per i fedeli e include l'amore che il Padre comunica ai fedeli per i meriti di Cristo per opera dello Spirito Santo; La grazia del Signore Gesù Cristo (13): si tratta della benevolenza di Gesù, ma anche dei beni che Egli trasmette ai fedeli, che per la fede e la carità sono uniti a lui; e la comunione dello Spirito Santo (13): lo Spirito procede dal Padre Amore e dal Figlio Amore ed è Lui stesso l'amore reciproco fra il Padre e il Figlio. Come lo Spirito è il vincolo fra Padre e Figlio, così per mezzo dell'amore, che versa nei cuori dei fedeli (Rm 5,5), crea la comunione dei singoli fedeli con Cristo e per mezzo di Cristo col Padre e con Se stesso, e realizza anche la comunione fra i fedeli, rendendoli capaci di amarsi fra di loro e di amare tutti gli uomini. Appaiono la distinzione tra le tre Persone e la divinità di ciascuna di loro; Cristo si distingue dal Padre e dallo Spirito ma i Tre restano uniti nella santificazione del cristiano. (b) Chi vive in comunione con la Trinità e con i fratelli necessariamente vive nella gioia, tende alla perfezione, alimenta il coraggio reciproco, condivide i sentimenti buoni degli altri, vive in pace con tutti (11), perché ha con sé e in sé il Dio dell’amore e della pace e vive alla sua presenza (11 e il Dio dell’amore e della pace sarà con voi; cfr. Gal 5,22). In questo clima di amore acquista il suo pieno valore e significato il bacio santo, che si scambiano i fedeli (12), e il saluto dei fratelli di Efeso, che l’Apostolo trasmette a quelli di Corinto (12). Una vita interiore, fondata sull’amore al Padre di cui siamo figli, sull’amore a Cristo di cui siamo fratelli e membra del Corpo, sull’amore allo Spirito di cui siamo dimora, amici, sposa, si manifesterà in amore al prossimo e in rapporti di armonia, amicizia e pace con i fratelli di fede e con tutti gli uomini.

EUCARESTIA. Frutto dell’Eucarestia è il perdono dei peccati e la comunione con la Trinità e i fratelli. Chiediamo la grazia di essere docili alla guida dello Spirito Santo, che vuole realizzare in noi la piena vita cristiana, fondata sull’amore. Ci affidiamo all’intercessione della Vergine Madre e di S. Giuseppe, degli Angeli Custodi e dei nostri Santi Patroni. (mons. Francesco Spaduzzi)

Altri Temi: 1. L’obbedienza di Mosè a Dio è totale e questo annulla ogni distanza fra Dio e lui. Egli si affida totalmente a Dio e questi opera cose grandissime per mezzo di lui.

2. La vicinanza di Dio a Mosè e la presenza di Dio in mezzo al popolo nell’AT e nel NT ci garantiscno che non siamo mai soli nelle circostanze ordinarie della vita e in quelle eccezionali.

3. La nostra è comunione intima con l’Unico Dio e con le Tre Persone viene realizzata dallo Spirito, che vive in noi e infonde in noi le virtù teologali, cardinali, morali, i suoi doni e frutti, e le beatitudini, che Egli ci aiuta a praticare.

4. Dio Padre è Amore; il Figlio è Amore perché immagine del Padre; lo Spirito Santo è l’Amore del Padre e del Figlio; noi siamo creati a immagine e somiglianza di Dio e siamo ricreati allo stesso modo per mezzo di Gesù. Dobbiamo diventare Amore anche noi… A quale vetta siamo chiamati! e a quale felicità! E la nostra felicità in questo mondo è proporzionale alla nostra capacità di amare e di farci amare; noi amiamo se siamo “buoni”, cioè se abbiamo sviluppato qualità positive, le quali ci rendono anche amabili agli altri…

5. Il mondo soprannaturale è tutto al di sopra della nostra comprensione. Lo possiamo anche sentire corrispondente ai nostri gusti, ma la ragione deve accettarlo senza pretendere di capire: così ci si rende conto che la fede è assolutamente neessaria per vivere in questo mondo soprannaturale. 

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