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Recensione del libro “L'epitaffio di Issione” di Pino Iannello

A cura di Manuela Moschin

Quando si parla di sincronicità vengono alla mente una serie di circostanze, in cui l’essere umano si ritrova coinvolto senza nessuna ragione logica. Accadimenti quasi sempre inspiegabili, che nel loro susseguirsi corrispondono, in perfetta sincronia, anche con il racconto dei miti. È quello che accade nel libro “L’epitaffio di Issione” di Pino Iannello , dove il mito di Issione si coniuga con una storia ambientata ai nostri giorni. Si tratta di un giallo molto particolare perché le indagini su cui si basa non sono state trattate da un classico investigatore, ma da un antropologo esperto in simboli. Tante coincidenze, quindi, che conducono il protagonista Roberto alla soluzione del caso, in cui tra tante figure misteriose compare il Diavolo. Ho apprezzato gli straordinari collegamenti con Melencolia I, un’opera di Dürer e Allegoria alla Malinconia di Domenico Fetti, del quale spesso ammiro un dipinto conservato alle Gallerie dell’Accademia di Venezia. Iannello nel suo libro infatti ci parla della “Precarietà della condizione umana”, un tema sempre attuale, che lui narra avvalendosi di elementi esoterici presenti su alcune opere d’arte. Tutto è ben equilibrato, tramite connessioni che si incrociano con il concetto di sincronicità, che lo scrittore cita parlando dello psichiatra Carl Gustav Jung. Esiste qualcosa di soprannaturale, dove accadono fatti insoliti, con messaggi ancor più strani. L’autore ci coinvolge in un emozionante viaggio nell’irrazionale, ricco di suspense ed enigmi inquietanti, che inducono a conoscere il finale. Come si evince dal titolo, tutto “ruota” sulla Ruota di Issione, quel mito che narra la storia di un uomo condannato a essere eternamente legato a una ruota.

Complimenti Pino, ho letto il tuo libro con molto interesse, appassionandomi al racconto con curiosità ed entusiasmo.

 

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