Tempo Pasquale: Domenica II dell’anno A – o della Divina Misericordia
Nota introduttiva: E’ il pastore che prepara l’omelia per i suoi fedeli, perché deve tener conto della Parola di Dio, del tempo liturgico e delle condizioni e bisogni dei fedeli; questa, che segue, potrebbe essere un’omelia rivolta a un uditorio di fedeli sconosciuti, perché tiene conto solo dei primi due elementi. Alla fine sono suggeriti altri temi possibili da sviluppare. Sono graditi suggerimenti per rendere più utili queste riflessioni (mons. Francesco Spaduzzi, francescospaduzzi@gmail.com)
Tempo Pasquale: Domenica II dell’anno A – o della Divina Misericordia
Introduzione. Il Vangelo ci presenta Gesù, che per misericordia consola gli Apostoli con la sua apparizione da risorto, li incarica di continuare la sua missione con l’annuncio del perdono dei peccati e appare a Tomaso, che ha difficoltà a credere. S. Pietro esalta misericordia di Dio Padre, che ci dona la salvezza, oggetto della nostra speranza, per la pratica della fede e della carità. Gli Atti ci descrivono la vita dei primi discepoli, che praticano amore e misericordia.
I - Giovanni 20,19-31 – Siamo a Gerusalemme ed è la sera del primo giorno della settimana ebraica (19), la nostra domenica, a due giorni dal seppellimento di Gesù. Di mattina presto alcune donne vanno al giardino e trovano vuota la tomba di Gesù; Pietro e Giovanni, avvertiti, vi accorrono e trovano la sindone e il sudario e le bende piegati in ordine (Gv 20,6-7): Giovanni riflette e crede nella risurrezione di Gesù (Gv (20,8), Pietro dopo di lui. Le donne ricevono da un Angelo (Mt 28,5) - o due (Lc 24,4) - l'annuncio che Gesù è risorto e li aspetta in Galilea (Mt 28,7); alcune di loro vedono il Risorto (Mt 28,9; Gv 20,11-18). Due discepoli si allontanano lenti e tristi verso Emmaus, ma tornano veloci e gioiosi: raccontano l’apparizione di Gesù (Lc 24,13ss), e vengono a sapere che anche a Pietro l’ha visto. (a) A sera nel Cenacolo, a porte chiuse venne Gesù, stette in mezzo (19), e li trova a discutere, divisi se credere o no alla Sua resurrezione. Gesù con la sua Parola onnipotente: «Pace a voi!» (19) dà loro pace e gioia, assicurandoli della sua resurrezione (20): mostra le piaghe, ormai gloriose, delle mani e del costato per garantirli che è proprio lui (20). Il suo corpo è impassibile, cioè è sensibile ma non può più soffrire o morire: è sottile o spiritualizzato perché penetra la materia, è agile in quanto si sposta con rapidità, è luminoso; è sempre stato bellissimo, ma adesso lo è molto di più. I discepoli credono alla sua resurrezione, e noi con loro: lo adoriamo come Dio fatto uomo, lo amiamo come fratello morto e risorto per la nostra salvezza; gioiamo anche noi, perché è nella gloria dopo tante sofferenze e la morte dolorosa e infamante. Se perseveriamo nella fede e nella carità, anche noi condivideremo con lui la vita eterna già qui, la beatitudine in paradiso dopo la morte e la sua risurrezione gloriosa alla fine del mondo. (b) Gesù risaluta (21) gli Apostoli e affida loro la missione di salvezza, ricevuta dal Padre: Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi (21), perché essa deve proseguire dopo la sua ascensione fino alla fine degli uomini sulla terra. Gesù soffia su di loro e dona loro come sostegno il suo Spirito (22 soffiò e disse loro: Ricevete lo Spirito Santo), che Lo aveva guidato in tutta la sua vita e attività. Inoltre, poiché i credenti peccheranno – purtroppo -, Gesù dà agli Apostoli e ai loro successori il potere di perdonare i peccati: A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati (23): siamo ai vertici della misericordia; anche alle generazioni future è necessario annunciare il Vangelo della salvezza e dare il perdono dei peccati, che sono la nostra miseria; di qui la necessità di prolungare nel tempo la sua missione e di abilitare gli Apostoli e altri dopo di loro a compierla con l’aiuto dello Spirito Santo. Ringraziamo Gesù per il suo amore misericordioso e per come si manifesta, specie per predicazione e la riconciliazione, alla quale faremo bene a ricorrere almeno una volta al mese, e anche più spesso, se cadiamo nel peccato grave.
2. Tommaso non è presente a questa apparizione (24) e rifiuta di credere a quello che gli viene detto (25); crederà alla resurrezione solo se vede Gesù coi suoi occhi e ne tocca le piaghe (25). Gesù, paziente e misericordioso, appare di nuovo, otto giorni dopo, presente Tommaso; augura la pace (26) e si rivolge all’incredulo, lo invita a guardare e toccare secondo il suo desiderio (27) e lo esorta: non essere incredulo, ma credente! (27). Tommaso fa la sua professione di fede: «Mio Signore e mio Dio!» (27), cioè riconosce Gesù come lo Yahweh dell'AT. Gesù gli fa osservare che è felice chi crede anche se non vede e tocca come ha preteso lui: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!» (29); così avverrà delle generazioni future. A questo scopo Giovanni ha scritto il Vangelo e racconta alcuni miracoli (30), perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome (31): la fede è indispensabile per avere la vita divina ed eterna. Tommaso è arrivato alla fede piena solo dopo aver ricalcitrato, perché attaccato alle proprie idee; certo Dio ci attira alla fede nel rispetto della nostra libertà, ma vuole anche che ci abbandoniamo a lui e ci lasciamo guidare da lui. Purtroppo tante volte vogliamo mettere le condizioni a Dio, rivelando tutta la nostra superbia e limitatezza mentale. Chiediamo la semplicità di cuore e di mente nei confronti di Dio che ci parla. Sentiamo come particolarmente rivolta a noi la beatitudine di credere senza vedere.
II - Atti degli Apostoli 2,42 47 - Il Libro degli Atti ci racconta come vivevano la vita cristiana i primi discepoli dopo la Pentecoste, essi che avevano creduto e messo la speranza in Dio e si impegnavano ad amare Dio e il prossimo: avevano sperimentato la misericordia di Dio e la praticavano con i fratelli di fede e gli altri. La loro vita spirituale si alimentava con la Parola di Dio, offerta dall'insegnamento degli Apostoli (42 Erano perseveranti nell’insegnamento degli apostoli), che creava la comunione (42 e nella comunione) di pensieri e sentimenti fra i fratelli, con le preghiere comunitarie (42 e nelle preghiere) e con la partecipazione all'Eucaristia (42 e nello spezzare il pane), valorizzate con perseveranza (42), quindi con continuità. Si alimentavano anche con la frequenza quotidiana del Tempio (46) e celebrando le lodi di Dio (47); mangiavano insieme (46) e avevano i beni in comune (44-45). La vita dei fedeli era sostenuta dai miracoli degli Apostoli (43) e dalla crescita prodigiosa della comunità a opera di Gesù (47 Intanto il Signore ogni giorno aggiungeva alla comunità quelli che erano salvati); tutto questo provocava il timore di Dio (amore e rispetto) nei non credenti (43), che guardavano ai credenti con simpatia e favore (46). Esaminiamoci per vedere che prestiamo ascolto della Parola di Dio nella liturgia e per conto nostro – indispensabile per conoscere il piano di Dio su di noi e come inserirci in esso -; quanto l’Eucarestia è importante per noi e se vi partecipiamo ogni domenica con le disposizioni di fede e carità in modo che essa produca in noi la comunione con Gesù e con i fratelli; in che misura questa comunione spirituale diventa solidarietà col prossimo, cioè se siamo misericordiosi. Troveremo certamente tanto da correggere.
III - 1Pietro 1,3-9 - Il piano di salvezza di Dio rivela la Sua misericordia infinita: prevede che per la morte e resurrezione di Gesù (3) ci siano donate la rinascita spirituale (3) e la salvezza delle anime (9; 5), in attesa dell'eredità incorruttibile e senza macchia (4), che ci è conservata in cielo (4). La salvezza è la meta della nostra fede (9); al centro c’è Gesù, nel quale crediamo senza averLo visto (8); la nostra fede si perfeziona grazie alle prove della vita (6), alle quali siamo sottoposti per la nostra purificazione (7), e ci procurerà lode, onore e gloria (7 torni a vostra lode, gloria e onore). Mentre stiamo in questo mondo è Dio che per la sua misericordia ci custodisce mediante la fede (5). La salvezza, tutta dono di Dio, apparirà in tutto il suo splendore solo alla fine dei tempi (5), quando Gesù tornerà la seconda volta (7) e ci sarà la resurrezione dei corpi. La salvezza è anche oggetto della nostra speranza (3) e deve essere accompagnata dalla carità: amiamo il Padre, che benediciamo (3) e amiamo Gesù, anche se non lo vediamo (8). Così siamo lieti già ora (6; 8), in attesa della felicità eterna. Dio ci offre la salvezza nella sua infinita misericordia per mezzo di Gesù nello Spirito Santo e noi la riceviamo praticando le virtù teologali.
EUCARESTIA. Nella festa della Divina Misericordia la Parola di Dio ci invita a rinnovare la nostra fede e speranza nella misericordia di Gesù, riflesso dell’infinita misericordia del Padre: Egli per amore ci manda il Figlio per la nostra salvezza e lo Spirito Santo per la nostra santificazione. Chiediamo per intercessione della Vergine Madre e di S. Giuseppe, dei Santi Angeli Custodi e dei Santi Patroni, specie di S. Faustina Kowalska, di sapere approfittare della misericordia infinita della Trinità per noi. (mons. Francesco Spaduzzi)
Altri Temi: 1. La misericordia, secondo S. Tommaso, è il più grande attributo di Dio. Dio ci crea per amore: ci arricchisce dei suoi doni sconfinati, che purtroppo usiamo male; solo per la sua misericordia ci perdona e salva.
2. Accogliere la misericordia di Dio non è abbassarci ma è lasciarci elevarci da Lui fino a Lui come Lui si abbassa fino a noi, proprio per realizzare il nostro innalzamento.
3. L’amore di Dio riempie l’universo e le singole creature. L’amore di Dio diventa misericordia quando si incontra con la nostra miseria fisica o morale. Egli vuole liberare da ogni tipo di miseria.
4. Le apparizioni a S. Faustina Kowalska sulla misericordia di Dio sono un invito insistente e continuo a convincerci che la misericordia di Dio è infinita e i nostri peccati e miserie sono limitati; perciò non riusciremo mai a capire la misericordia di Dio ed esaurirla con le nostre miserie.
5. La parola misericordia appare circa 170 volte nell’AT e una 50ina nel NT. E’ l’idea centrale per capire Dio e il prossimo e regolare i rapporti con loro. (mons. Francesco Spaduzzi)