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Tempo Pasquale: Domenica I di Pasqua (Domenica di resurrezione)

Nota introduttiva: E’ il pastore che prepara l’omelia per i suoi fedeli, perché deve tener conto della Parola di Dio, del tempo liturgico e delle condizioni e bisogni dei fedeli; questa, che segue, potrebbe essere un’omelia rivolta a un uditorio di fedeli sconosciuti, perché tiene conto solo dei primi due elementi. Alla fine sono suggeriti altri temi possibili da sviluppare. Sono graditi suggerimenti per rendere più utili queste riflessioni (mons. Francesco Spaduzzi, francescospaduzzi@gmail.com)   

Tempo Pasquale: Domenica I di Pasqua (Domenica di resurrezione)

Introduzione. Il Vangelo ci rivela la resurrezione di Gesù; gli Atti inseriscono questo fatto centrale della fede nella storia della salvezza dell’AT e del NT; le due seconde letture ci indicano come fare nostra e vivere la Pasqua di Cristo.

I - Giovanni 20,1-10 – 1. Maria Maddalena va alla tomba di Gesù con altre donne (cfr. Mc 16,1; Mt 28,1), quando è ancora buio (1). Il giorno precedente mente e cuore e dialoghi erano tutti concentrati su Gesù morto con vivissimo dolore, corrispondente al loro intenso amore. Anche Maria Vergine è addolorata, ma serena, perché lei sempre si adegua in tutto alla volontà di Dio, che scopre nella Parola di Gesù e negli avvenimenti, grazie alla sua fede piena. Tale fede non avevano gli Apostoli e le pie donne, che pensano alla morte di Gesù, senza speranza della sua risurrezione; per loro tutto è finito: niente Regno di Dio, concepito a modo loro, e niente salvezza eterna, di cui hanno idee sbagliate e incomplete. Vanno le donne alla tomba, dove si aspettano di trovare Gesù morto, per completare l'imbalsamazione, fatta in fretta due giorni prima; strabuzzano gli occhi nel vedere ribaltata la pietra del sepolcro (1). Maria lascia presso la tomba le compagne, corre a Gerusalemme, forse al Cenacolo, e avverte Giovanni e Pietro della scomparsa del corpo di Gesù (2)Il sospetto è che i soldati di loro iniziativa o per ordine superiore lo abbiano portato in luogo sconosciuto; neanche alla lontana pensano alla resurrezione di Gesù, nonostante Egli l’aveva preannunziata tante volte insieme alla Passione. Gesù aveva parlato della sua Passione e Morte quando nessuno la poteva immaginare; eppure si era verificata in tutti i  particolari! Perché non credere ora alla risurrezione di Gesù? Non seguiamo il cattivo esempio della poca fede degli Apostoli e delle donne, ma quello buono di Maria Vergine: crediamo totalmente a Gesù, a tutto quello che dice e a tutto quello che fa.

2. Pietro e Giovanni corrono al sepolcro (3); è più veloce Giovanni (4), che si sente amato di più (2) e ama di più: l'amore ha dato le ali ai piedi a Maria Maddalena e ora le dà a Giovanni; arriva per primo (4) e vede le bende per terra nella tomba, ma non entra (5); arriva Pietro ed entra e vede per terra i teli (6) e il sudario, utilizzato sulla testa di Gesù, piegati in ordine e messi da parte (7). Giovanni entra anche lui e la posizione e il modo, in cui si trovano sistemati bende, teli e sudario, gli fanno escludere il furto: certo si ricorda delle profezie di Gesù circa la Sua resurrezione e crede (8 Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette) che Gesù è veramente risorto, così come appariva già nelle profezie dell'AT; forse Pietro continuava ad avere qualche perplessità (9 Infatti non avevano ancora compreso la Scrittura, che cioè egli doveva risorgere dai morti); ma ormai Giovanni vede Gesù in una luce nuova: è Dio e uomo, Messia e Salvatore, Maestro e Modello. Mentre tornano a casa (10), certamente Giovanni avrà discusso con Pietro delle ragioni della sua fede. Questa fede piena in Gesù dobbiamo alimentare anche noi con la preghiera e la meditazione della Parola di Dio; dobbiamo moltiplicare gli atti di fede e insistere con Dio perché ci conceda di crescere in essa.

II - Atti 10,34a.37-43 - Pietro parla ad alcuni pagani, simpatizzanti dell'ebraismo, che si sono riuniti a casa del centurione Cornelio: questi lo ha invitato su indicazione di un Angelo, per conoscere la via verso la salvezza. Pietro (34) ricorda loro ciò che già in parte sanno; Giovanni Battista aveva amministrato il battesimo (37); quindi dalla Galilea era partito Gesù di Nazaret (37), consacrato da Dio con lo Spirito Santo e la sua potenza: aveva fatto del bene e aveva guarito coloro che il diavolo teneva schiavi per mezzo del peccato; la sua forza gli veniva da Dio, che era con lui sempre (38 cioè come Dio consacrò in Spirito Santo e potenza Gesù di Nazaret, il quale passò beneficando e risanando tutti coloro che stavano sotto il potere del diavolo, perché Dio era con lui). Gli Apostoli sono testimoni che i capi religiosi sono responsabili della sua crocifissione a Gerusalemme (39 Essi lo uccisero appendendolo a una croce), che Dio lo ha risuscitato al terzo giorno (40). Gesù si manifestò risorto non a tutto il popolo (40), ma solo agli Apostoli e ad altri, prescelti da Dio (41), che fecero vita quotidiana con lui: a noi, che abbiamo mangiato e bevuto con lui dopo la sua risurrezione dai morti (41). Per incarico di Gesù gli Apostoli annunziano che con l'ascensione è andato al cielo, ma tornerà come giudice di tutti gli uomini, perché tale è stato costituito da Dio (42). I Profeti dell’AT già avevano predetto che per mezzo di Gesù gli uomini potevano avere il perdono dei peccati purché credesse ro in lui (43) come Dio e Uomo, Messia e Salvatore, Maestro e Modello: è quello che dobbiamo fare anche noi.

III - 1Corinzi 5,6-8 (A) - Colossesi 3,1-4 (B) – (a) Per gli Ebrei la Pasqua (= passaggio) era il “passaggio” (dell'Angelo) di Dio attraverso l'Egitto, con la strage dei primogeniti Egiziani e la salvezza di quelli ebrei, ma anche come il “passaggio”  del Mar Rosso da parte degli Ebrei verso la Palestina e la libertà. Questo passaggio fu preceduto dalla fede degli Ebrei nella Sua promessa di liberazione e dal loro impegno di obbedirGli (= sacrificio di se stessi a Dio) e dall’uccisione di un agnello (segno del sacrificio predetto) per una o più famiglie; esso fu mangiato con pane azzimo: ogni anno si doveva ripetere questo rito per ricordare la liberazione. “Pasqua” erano chiamati anche l'agnello e la celebrazione annuale. (b) La Pasqua di Gesù è il suo “passaggio” da questo mondo al Padre (Gv 12,1), cioè la sua Passione e Morte e la sua Resurrezione e Ascensione; la Pasqua di Gesù è il preludio e la sorgente della Pasqua del credente in lui, che deve “passare” da morto spiritualmente, perché peccatore, a vivo spiritualmente per la vita divina, che Cristo riceve dal Padre e comunica al discepolo. Prima di realizzare la Sua Pasqua, Gesù celebra l'ultima Pasqua valida degli Ebrei e vi inserisce l'offerta di Se stesso al Padre per fare la Sua volontà (= sacrificio), e del suo pane e del suo vino (segno del suo sacrificio personale), che trasforma nel suo Corpo, che sta per essere consegnato alla morte per noi, e nel suo Sangue, che sta per essere versato per noi per la nuova alleanza e per ottenerci la remissione dei peccati. Gesù ordina ai discepoli di cibarsene come segno e pegno di unione con Lui, che dà la salvezza: l’avremo se ci accostiamo all’Eucarestia e agli altri sacramenti con fede, speranza e carità. Nella Messa i cristiani continueranno a usare il pane e il vino quale segno dell’offerta di se stessi a Dio in sacrificio per riaverli trasformati in Corpo e Sangue di Cristo. “Pasqua” è il “passaggio” di Cristo e dei fedeli; Pasqua è la cena fatta da Gesù e la cena che fanno i cristiani o eucaristia per ricordare e realizzare la loro liberazione dal peccato e dalla morte, e Pasqua è la festa che fa memoria di questo evento di salvezza.

(A) Tenendo presenti questi concetti circa la Pasqua ebraica e la Pasqua di Cristo, possiamo meglio gustare i due brevissimi testi di S. Paolo, che sono proposti alla scelta del celebrante. S. Paolo parte dal pane azzimo (=senza lievito), che si usa nella celebrazione ebraica e in quella cattolica, per ricordare che Cristo è la nostra Pasqua ed è stato immolato come l’agnello pasquale ebraico (7 E infatti Cristo, nostra Pasqua, è stato immolato!); il fedele, prima della conversione, era come pasta vecchia, fatta col lievito, (6), ma ora ha eliminato ormai il lievito (7), simbolo di corruzione, ed è diventato azzimo (7), pasta nuova (7), uomo nuovo per la sua unione con Cristo; perciò deve celebrare la Pasqua evitando il peccato, simboleggiato dal lievito (8), e facendo il bene (8 ma con azzimi di sincerità e di verità), simboleggiato dai pani azzimi. (B) Gesù è morto ed è risuscitato (1) ed è ormai nella gloria, seduto alla destra del Padre (1 lassù, dove è Cristo, seduto alla destra di Dio); con l’Ascensione Gesù è diventato invisibile, ma continua a essere ben presente e operante in tanti modi; Egli si renderà di nuovo visibile in tutto il suo splendore con la sua seconda venuta alla fine del mondo (4). Anche i credenti sono morti al peccato (3) e alla vita vecchia con stile mondano (2), e sono risorti con Cristo (1) e di conseguenza devono concentrare la loro attenzione e cercare le realtà eterne, quelle di lassù (1-2), dove è Cristo (1). Ma come Cristo in cielo fa vita nascosta agli occhi di chi sta sulla terra, così i fedeli fanno vita nascosta agli occhi del mondo (3) e non sono notati e apprezzati; ma l’importante è quello che ora sono agli occhi di Dio e che appariranno nella seconda venuta di Gesù, nella gloria (4). Sia nostro impegno morire al peccato, lottando contro il diavolo, il mondo e le tendenze cattive, e vivere la vita nuova in Cristo, consentendo allo Spirito di agire liberamente in noi e di portarci all’intensità della vita divina, che è la santità.

EUCARESTIA. Gesù è presente nell’Eucarestia, memoriale del Signore morto e risorto. Noi ci uniamo a lui nell’offerta di Se stesso al Padre e nella Comunione Eucaristica e così, per la grazia che ci comunica, diventiamo capaci di morire al peccato e risuscitare a vita nuova, pegno della resurrezione gloriosa del nostro corpo alla fine del mondo. Chiediamo alla nostra Madre Celeste e a S. Giuseppe, ai nostri Angeli Custodi e Santi Patroni, che ci ottengano di seguire il loro esempio per ottenere gli stessi frutti spirituali. (mons. Francesco Spaduzzi)

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