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Due mondi

Si avvicina Natale, il mio 72 esimo Natale. Ho in mano il telefonino del 2021 che come me ancora funziona. L'ho custodito come uno scrigno per tutti questi anni in cui ogni giorno ho annotato le sensazioni e le emozioni che ho provato. Ho caricato la batteria ogni santo giorno, per non farlo morire. Ce l'ho fatta a tenerlo in vita e ancora a tanta distanza, annoto le mie impressioni di vita. Da allora tante cose sono cambiate, ma vivo ancora nella mia casa d’origine, ho due nipotine Paola e Nives, figlie della mia primogenita Angela. I miei figli vivono per ragioni di lavoro su una navicella dislocata a milioni di km da casa mia e le mie nipotine in una bolla ecologica dal nome Campana Felix. In questa bolla vivono ora tutti i bambini e ragazzi dai due ai 15 anni. Si perché già una decina d’anni fa il governo mondiale fu costretto a prendere una decisione importante a causa dell’inquinamento globale, salvaguardare e preservare la vita dell’uomo, creando delle isole ecologiche artificiali in grado di ospitare le nuove generazioni. Solo le persone over 60 conservano il “privilegio” di vivere ancora nei propri paesi e città, costituite da case, strade e palazzi, in cui per diversi secoli gli uomini hanno dimorato. Raramente viene concessa la riunificazione familiare. Tanti cambiamenti hanno potuto vedere i miei occhi stanchi. Quella che noi un tempo chiamavamo famiglia, ormai non esiste più! il Natale, però, resta ancora la principale festività che ne evoca il ricordo e la gioia della natività. Ora si avvicinava il momento e sono felicissima di vedere le mie nipotine. Bussano alla porta, la visita ha le ore contate. Non c’è tempo per i tanti convenevoli di una volta, le nuove generazioni bruciano gli attimi, parlano a raffica, agiscono rapidamente come le volpi e Paola, butta subito l’occhio su questo strano oggetto che ho in mano, il Samsung Galaxy, nonna ma che cos'è? Paola, è un telefonino che si usava 20 anni fa, quando tu ancora non eri nata. Allora si chiamava Smart Phone e la nonna e non solo lei, lo usava per comunicare con gli altri, per essere collegata sui social e scrivere in una nota, tutto quanto le passava per la testa. Paola rideva a crepa pelle, sbeffeggiando l'oggetto, ma mi accorsi, scrutandola a fondo, che ne rimase molto, ma molto incuriosita. Nonna cosa significa scrivere? Paola, scrivere significa tracciare delle parole su una pagina anche di un telefonino, per comunicare ed esprimere ciò che si pensa usando un codice universale, il linguaggio comune. Nonna ma le parole le scegli tu? Certo Paola. Siediti accanto a me ti racconto una storia. Ti ricordi di mia cugina Elena? noi allora parlavamo tanto, facevamo delle lunghissime chiacchierate di persona, ma anche con questo telefonino, eravamo come due sorelle dall’infanzia e coltivavamo delle passioni comuni. Nel dicembre del 2020 mi fece un regalo bellissimo, un corso di scrittura. Era il tempo del covid, quel virus terribile che ci costrinse a stare in casa per lungo tempo e così iniziammo attraverso il collegamento Google a seguire il corso, lo conosci Google? Eravamo sei partecipanti collegati, la nonna, Elena, Serena, Gaia, Angelica e Patrizia, guidate dall’insegnante Emanuela che ci faceva conoscere la maniera di scrivere. Paola ascoltava attentamente. Eravamo tutte donne e venivamo da paesi e città diverse, non ci conoscevamo prima, avevamo in comune però tanta fantasia e voglia di comunicare. Leggevamo il nostro scrivere a turno e attraverso questa cosa facevamo conoscenza l’una dell’altra. Tranne Elena, le altre non le ho più incontrate, ma conservo il ricordo di Serena che leggendo si attorcigliava le dita nei capelli e Gaia detta Gaietta celava dietro i suoi brevi racconti le pene d’amore patite tra i banchi di scuola. Le parole, Paola, in quei brevi racconti, le mettevamo noi, le combinavamo in un circolo virtuoso di uno scritto, le tiravamo fuori dalla nostra mente, dalla nostra memoria, da ciò che sentivamo, dalle emozioni provate. Era una straordinaria forma di vivere più vite, più volte, attraverso le storie inventate o raccontate, una maniera di portare fuori delle verità nascoste. Un dialogo tra sé e sé, capace di sorprenderci e sorprendere, di scoprire la parte profonda dell’animo umano. Questo avevo capito e tratto dall’esperienza di scrivere. Per questo custodisco ancora quel telefonino, l’appendice delle mie note dei miei scritti, una parte di me. Mia nipote Paola ora aveva 11 anni e mentre io, assorta nei miei ricordi, le raccontavo questo spaccato del mio vissuto, non potei fare a meno di notare che anche lei aveva in mano uno strano oggetto. Sono stata anch'io sempre molto curiosa. Paola cosa porti con te, fammi vedere? Nonna si chiama Itaca ed è un transumano. Cosa? Si nonna un robot umanoide. È capace di rispondere a tutte le mie domande. Si basa su una programmazione algoritmica che è in grado di capire ogni necessità, leggere, parlare, scrivere e risolvere problemi complessi, persino di farmi compagnia quando le mie amiche o i genitori non possono esserci. Scrive anche racconti, quindi una super intelligenza! Nonna sai, che se ho voglia di vedere il mio papà, lui compare al mio fianco. Se gli dico guardiamo un film insieme lui si siede sul divano e guarda un film con me. Davvero? Si nonna, confermo. Ti faccio vedere. Così Paola pronunciò il nome di suo padre, lo chiamò e all'improvviso comparve l’immagine del padre che avanzava verso di lei per sedersi sul divano. Restai esterrefatta! Improvvisamente saliva la voglia di gridare a voce forte, Paola ma non è tuo padre, è solo la sua immagine, Paola ma la tua Itaca non ha un cuore, né un’anima. Dio mio ma com’è possibile, sono ancora viva o sto già all’altro mondo? L’ansia forte di comunicale il mio mondo cozzava con la sua dimensione di vita. Tacqui non ebbi il coraggio di disilluderla, di privarla dei suoi affetti virtuali, delle sue certezze. Quello che per me era virtuale per mia nipote era reale. Capii che era il tempo di andare, era un’altra epoca.

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