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Tempo Ordinario; 1° novembre: Solennità di Tutti i Santi

Nota introduttiva: Non si tratta di “omelia”, ma di riflessioni che vengono dalla meditazione della Parola di Dio e che possono offrire spunti per la  preghiera personale e l’omeliaSono graditi suggerimenti per rendere più utili queste riflessioni

mons. Francesco Spaduzzi

 francescospaduzzi@gmail.com

Tempo Ordinario; 1° novembre: Solennità di Tutti i Santi

I - Matteo 5,1-12a - 1. (a) Gesù è assediato dalle folle, moltitudini di persone che lo seguono (1 Vedendo le folle); sale su un monte (1 Gesù salì sul monte), ben noto ai discepoli e che fa pensare al monte Sinai, dove Dio diede la legge a Mosè e questi al popolo ebreo; si siede, come fa il maestro, che vuole insegnare (1 si pose a sedere) e i discepoli gli si accostarono per ascoltare la sua Parola (1 e si avvicinarono a lui i suoi discepoli). E incominciò a dare il suo insegnamento (2 Si mise a parlare e insegnava loro dicendo). Anche noi riconosciamo Gesù come nostro maestro e apriamo docilmente le orecchie all'ascolto e soprattutto il cuore all'accoglienza della sua Parola nella nostra vita, prima con la fede e poi con la carità, che ce la fa mettere in pratica. Dio ci parla direttamente in Gesù, senza nessun intermediario umano come nel caso di Mosè o dei Profeti. Accostiamoci a lui in una delle sue presenze, specie nella Parola scritta e ascoltata e meditata o nelle ispirazioni, che ci dà. Abbiamo la fede nella sua divinità e nella sua Parola; alimentiamo la speranza nelle sue promesse; accresciamo la carità verso lui e verso il prossimo, che è a sua immagine ed è presenza di lui.  (b) La struttura delle Beatitudini rivela che esse formano un’unità, perché la prima e l'ultima sono chiuse da due formule identiche: perché di essi è il regno dei cieli (3.10); quindi tutte parlano del Regno di Dio e del comportamento di quelli che ne fanno parte o vorranno entrare a farne parte e della ricompensa che avranno in futuro, nell'eternità. L'appartenenza al Regno è già attuale, perché il verbo è al presente; il modo di  pensare e agire è già in corso e le promesse, espresse al futuro, certamente saranno realizzate da Dio, perché è Lui che lo assicura. Si entra nel Regno con la conversione, il cambiamento di mentalità, che include il pentimento dei peccati, il proposito di non più commetterli, l'impegno a combattere contro il male che è in noi, i comportamenti nuovi secondo l'insegnamento di Gesù, seguendo il suo esempio. Tutto è dono di Dio dall'inizio alla conclusione del pellegrinaggio terreno: tutto è grazia sul piano naturale e soprattutto in quello soprannaturale.

2. (a) Chi sono coloro che appartengono al Regno di Dio, o ai quali appartiene il Regno, e che sono Beati? Anzitutto sono coloro che ripongono la loro speranza esclusiva in Dio e non nei beni della terra (3 Beati i poveri in spirito), sono afflitti per il male che c'è nel mondo (4 Beati quelli che sono nel pianto), sono dolci e pazienti (5 Beati i miti), si impegnano a fare la volontà di Dio, espressa nella sua Parola (6 Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia), praticano la misericordia col prossimo (7 Beati i misericordiosi), mettono pace fra gli uomini (8 Beati gli operatori di pace), mirano a Dio in tutto quello che fanno (9 Beati i puri di cuore), sono perseguitati per il loro impegno a praticare la giustizia, la volontà di Dio (10 Beati i perseguitati per la giustizia). Ecco le promesse, che Dio fa per il futuro: Egli li consolerà in ogni loro sofferenza (4 perché saranno consolati), darà loro il paradiso (5 perché avranno in eredità la terra), sazierà il loro desiderio di giustizia (6 perché saranno saziati), avrà misericordia per loro (7 perché troveranno misericordia), si offrirà alla loro visione (8 perché vedranno Dio), sarà loro padre ed essi saranno suoi figli (9 perché saranno chiamati figli di Dio). Un'attenzione particolare Dio riserva coloro che subiscono insulti e persecuzioni e calunnie per la fedeltà a lui (11 Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia): questi hanno gioia particolare, perché sarà riservata loro una grande ricompensa nei cieli (12 Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli); Dio promette l'assenza di ogni male e la presenza di ogni bene a coloro che rinunciano a fare il male e fanno il bene per essere fedeli a Dio; non mancheranno loro le sofferenze in questo mondo, ma ci sarà la gioia eterna in paradiso. “Grazie, Signore. crediamo alla tua Parola, adoriamo te come sorgente di ogni bene; ci affidiamo a te, ti preghiamo per noi e per il prossimo perché tutti accogliamo questa e ogni Parola di Dio”.

I - Apocalisse 7,2-4.9-14 - Giovanni ha due visioni. (a) Dio sta per castigare l'umanità ribelle sulla terra; l’Apostolo vede un Angelo, che proviene da dove sorge il sole, ha con sé il sigillo dell'unico vero Dio (2) e grida ai 4 Angeli, incaricati della punizione, di avviare il castigo solo dopo che hanno ricevuto l'impressione del sigillo divino sulla fronte i veri servitori di Dio (3 «Non devastate la terra né il mare né le piante, finché non avremo impresso il sigillo sulla fronte dei servi del nostro Dio»). I segnati col sigillo risultano essere 144 mila, cioè un numero simbolico che risulta da 12, che è il numero delle tribù di Israele, moltiplicato per se stesso e per 1000, indicante gran numero indeterminato; essi appartengono alle varie tribù di Israele (4). Dio continua ad amare il suo popolo e si preoccupa di proteggere e salvare quelli che lo servono, preservandoli dai pericoli dell'anima e del corpo. (b) Poi Giovanni vede in cielo un grandissimo numero di persone, incalcolabile, provenienti da tutte le nazioni (9a); stanno in piedi davanti al trono di Dio e alla presenza di Cristo, Agnello di Dio: sono vestiti di bianco, perché appartenenti ormai al mondo di Dio, e hanno le palme in mano (9 Tutti stavano in piedi davanti al trono e davanti all’Agnello, avvolti in vesti candide, e tenevano rami di palma nelle loro mani), segno della loro vittoria sul male; essi proclamano che la salvezza viene solo da Dio e Cristo (10 «La salvezza appartiene al nostro Dio, seduto sul trono, e all’Agnello»). Tutti gli Angeli e gli Anziani e i 4 Esseri viventi, che stanno intorno al trono divino, si prostrano in adorazione davanti a Dio (11) e proclamano che Dio deve essere lodato, glorificato, ringraziato, e onorato e che da lui solo proviene sapienza e potenza e forza per sempre (12 «Amen! Lode, gloria, sapienza, azione di grazie, onore, potenza e forza al nostro Dio nei secoli dei secoli. Amen».). I salvati provengono da tutto il mondo perché Dio è padre di tutti gli uomini e offre la salvezza a tutti e a ciascuno, che la voglia accogliere, facendo la sua volontà; i salvati cantano questo mistero e gli Angeli lo confermano. Apriamoci a ricevere il dono della salvezza. (c) Come sono arrivati alla salvezza Uno dei 24 anziani (12+12: i 12 patriarchi figli di Giacobbe e i 12 Apostoli) fa la domanda a Giovanni e risponde anche (13-14a): sono quelli che sono stati battezzati e quindi purificati dai loro peccati (14 che hanno lavato le loro vesti), grazie all'opera redentrice di Gesù (14 rendendole candide nel sangue dell’Agnello) e hanno superato la prova del portare la croce (14 Sono quelli che vengono dalla grande tribolazione). Per essere salvati occorre credere in Gesù Redentore ed essere battezzati e ricevere gli altri sacramenti, che consentono di conservare l’unione con Cristo, e per mezzo di Lui, con Dio, anche in mezzo alle tentazioni e alle sofferenze: Dio ci salva per mezzo di Gesù Redentore e per opera dello Spirito Santificatore e ci associa alla comunità degli Angeli e dei Santi del Paradiso.

III - 1Giovanni 3,1-3 – (a) Giovanni invita a considerare quanto grande è l'amore di Dio Padre per noi (1 Vedete quale grande amore ci ha dato il Padre): egli ci ha chiamati suoi figli e lo siamo nella realtà (1 per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente!). L'adozione  umana comunica diritti, ma non fa figlio chi non è nato dai genitori; invece l'adozione divina ci rende partecipi della vita divina e della natura divina (2Pt 1,4); gli antichi raccontavano favole di semidei, figli di divinità, che si univano a uomini o donne; erano invenzioni degli uomini. Qui invece ci troviamo di fronte a una rivelazione, comunicataci da Dio stesso, della cui Parola possiamo fidarci. Noi siamo già adesso figli di Dio (2 Carissimi, noi fin d’ora siamo figli di Dio). Gesù garantisce che chi crede in lui “avrà” la vita eterna (Mt 19,29par), ma aggiunge anche che “ha” la vita eterna (cfr. Gv 3,15.34; 5,24; ecc.), già da ora; non dobbiamo aspettare l'eternità per diventarlo. Siamo figli nel Figlio, fratelli di Gesù e membra del suo Corpo mistico: tutto quello che siamo sul piano soprannaturale, lo siamo per mezzo del Figlio e come il Figlio. Crediamo e gustiamo la vita divina che abbiamo, la nostra filiazione divina, e i diritti presenti e futuri, che il Padre divino ci comunica per suo amore e misericordia. (b) La nostra figliolanza divina, la dobbiamo credere senza poterla ancora capire totalmente, così come non sappiamo che cosa ci riserva per il futuro nell'eternità, perché non c'è stato rivelato (2 ma ciò che saremo non è stato ancora rivelato); comunque sappiamo che Egli, il Padre o Gesù, si manifesterà a noi (2 Sappiamo però che quando egli si sarà manifestato) e Lo contempleremo come Egli è in se stesso (2 perché lo vedremo così come egli è): il risultato sarà che avremo la somiglianza con lui (2 noi saremo simili a lui); Lo vedremo faccia a faccia e la sua faccia si rifletterà in noi come in uno specchio, e la nostra faccia diventerà simile alla sua…! Quando più riflettiamo su questo, tanto più gustiamo e ci meravigliamo dell'amore di Dio per noi. Ma la rassomiglianza con Dio è già incominciata sin da ora, perché l’immagine di Dio in noi (Gn 1,26) è stata restaurata per mezzo di Cristo, alla cui immagine Dio ci ha predestinati a essere conformi (cfr. Rm 8,29); inoltre già da ora possiamo per la fede contemplare Cristo e Dio nella meditazione. (c) Non basta però credere queste cose o saperle, occorre viverle; noi, che crediamo e speriamo in queste verità, dobbiamo purificarci dai peccati (3 Chiunque ha questa speranza in lui, purifica se stesso, come egli è puro) e vivere la nostra vita secondo la volontà di Dio, amando Dio e il prossimo, nel rispetto dei comandamenti. (d) Neanche noi riusciamo a capire pienamente il senso della nostra figliolanza divina giacché non vediamo ancora Dio; ancora meno la capisce chi non ha fede, perché non ha conosciuto Dio (1 Per questo il mondo non ci conosce: perché non ha conosciuto lui) e di conseguenza non conosce noi, che siamo figli di Dio. Cerchiamo di non essere fra coloro che meritano questa osservazione di Giovanni, impegnandoci a crescere nella conoscenza di Dio e del dono della figliolanza che egli ci fa. Meditiamo su Dio e su queste verità e chiediamo il dono della pietà per gustare e per regolare il nostro rapporto col Padre come veri figli.

EUCARESTIA. La vita divina, cioè, la nostra santità, è dono di Dio, che noi possiamo ricevere se Dio ci rende adatti a riceverla. Nella Messa ci uniamo a Gesù, sorgente di vita divina. Chiediamo per intercessione della nostra Madre celeste, regina di tutti i Santi, e di Giuseppe, degli Angeli Custodi e dei Santi Patroni, e dei nostri Familiari e Parenti che stanno in Paradiso, di ottenerci la grazia di aprirci alla vita divina, come hanno fatto loro.  

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