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Tempo Ordinario: Domenica 30.ma dell'Anno C

Nota introduttiva: Non si tratta di “omelia”, ma di riflessioni che vengono dalla meditazione della Parola di Dio e che possono offrire spunti per la  preghiera personale e l’omeliaSono graditi suggerimenti per rendere più utili queste riflessioni (mons. Francesco Spaduzzi, francescospaduzzi@gmail.com)   

Tempo Ordinario: Domenica 30.ma dell'Anno C

 I - Luca 18,9-14 - 1. (a) Gesù racconta la parabola per quelli che si sentivano giusti e disprezzavano gli altri (9 Disse ancora questa parabola per alcuni che avevano l’intima presunzione di essere giusti e disprezzavano gli altri); si giudicavano santi davanti a Dio e agli uomini e si ritenevano anche superiori al prossimo. Chi, per qualsiasi motivo, si sente superiore agli altri tende alla disistima degli altri, cosa assolutamente sbagliata. La nostra dignità viene dal fatto che, come uomini, siamo stati creati da Dio, che ci ha fatti tutti a sua immagine e suoi figli, ci ha arricchiti di doni naturali e soprannaturali e ci ha chiamati alla salvezza eterna. Perciò siamo tutti uguali davanti a Dio e agli uomini. Il ruolo, l'età, l'esperienza, i titoli di studio, ecc. non aumentano la nostra dignità, non ci rendono superiori agli altri, ma ci mettono al servizio degli altri. Dio solo è superiore a noi; neanche il Papa supera in dignità l'ultimo bambino battezzato in ordine di tempo; tantomeno è superiore chi è ricco o potente o corteggiato. (b) Al tempio vanno a pregare un fariseo, fedelissimo osservante della legge, e un pubblicano, esattore delle tasse, certamente poco osservante (10 Due uomini salirono al tempio a pregare: uno era fariseo e l’altro pubblicano), oggi diremmo: credente ma non praticante; sono 2 uomini in rappresentanza di due categorie opposte; uno si ritiene giusto e l'altro peccatore. Il fariseo sta in piedi e prega, come erano soliti fare gli ebrei in pubblico; ringrazia Dio - cosa buona - di non essere cattivo come gli altri uomini – cosa pessima -, in particolare come il pubblicano (11 Il fariseo, stando in piedi, pregava così tra sé: O Dio, ti ringrazio perché non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adulteri, e neppure come questo pubblicano) – che egli riteneva molto cattivo -. La preghiera, in quanto dialogo con Dio, è cosa ottima; lo è anche il ringraziamento; ma qui il contenuto della preghiera è cattivo, perché contiene una mancanza di carità verso il prossimo, in quanto esprime un giudizio negativo su di lui. I peccatori, perché uomini, conservano la loro dignità sia naturale che soprannaturale: sono pur sempre esseri ragionevoli e un tempo figli di Dio, ma sempre candidati a esserlo; bisogna piuttosto pregare per loro, per la loro conversione, perché Dio ne abbia misericordia e li salvi. (c) Il fariseo si vanta davanti a Dio del più che fa rispetto alla Legge: digiuna due volte la settimana, invece di una volta all'anno; paga la decima su tutto ciò che possiede invece che su alcune cose soltanto (12 Digiuno due volte alla settimana e pago le decime di tutto quello che possiedo); così ritiene di essere diventato creditore di Dio… Ma noi non possiamo accampare crediti presso Dio, perché tutto è suo dono e quello che diamo a lui è solo una parte piccolissima dei suoi doni. La preghiera di quest'uomo è tutta sbagliata, perché viene da una mente, che nutre idee sbagliate su Dio e sul rapporto con Lui. Quanto di questo fariseo c’è in noi?

2. (a) Il pubblicano si ferma a distanza e tiene gli occhi abbassati (13 Il pubblicano invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo), perché ha coscienza di non essere degno neanche di guardare verso Dio; ma si batteva il petto (13), dichiarando la propria colpevolezza; la sua preghiera è molto semplice e rivolta all'unico Dio, con la richiesta di avere pietà di lui, che è peccatore (13 dicendo: “O Dio, abbi pietà di me peccatore”), un’invocazione, che si fonda sulla verità che ha offeso Dio e sull'umiltà di saperlo riconoscere senza riserve. Questi sentimenti devono alimentare il nostro rapporto con Dio: siamo creature e quindi dipendiamo in tutto da Dio, ma per di più siamo anche peccatori, cioè ci ribelliamo e offendiamo colui dal quale dipendiamo. Per ottenere il perdono, occorre aggiungere anche il pentimento dei peccati, il proposito di non più peccare e di riparare il male riparabile, che abbiamo fatto. (b) Dio gradisce moltissimo questi sentimenti del pubblicano e lo rende giusto i suoi occhi, mentre il fariseo resta nella sua situazione di peccatore e illuso di essere santo (16 Io vi dico: questi, a differenza dell’altro, tornò a casa sua giustificato); la ragione è che Dio umilia i superbi come il fariseo e innalza gli umili come il pubblicano (16 perché chiunque si esalta sarà umiliato, chi invece si umilia sarà esaltato). Siamo tutti peccatori e solo Dio può avviare il cammino per renderci  giusti ai suoi occhi: Egli solo ci può dare, per mezzo della sua Parola e delle sue ispirazioni, la grazia della luce per capire che siamo peccatori e la forza di aprirci al dono della conversione, che egli ci vuole donare. E’ una grazia, che possiamo e dobbiamo chiedere con insistenza nella preghiera.

II - Siracide 35,15b-17.20-22 - (a) Dio mostra una particolare attenzione per la preghiera di coloro che stanno nel bisogno, specie del povero (21 La preghiera del povero attraversa le nubi; cfr. 16), dell’oppresso (16 ascolta la preghiera dell’oppresso), dell'orfano (17 non trascura la supplica dell’orfano), della vedova (17 né la vedova), del giusto (22), di chi soccorre i bisognosi (20 Chi la soccorre è accolto con benevolenza). Il Siracide incoraggia queste categorie, insistendo che la loro preghiera, quando manifestano la loro sofferenza (17 quando sfoga il suo lamento), arriva fino al Cielo (17 la sua preghiera arriva fino alle nubi), penetra attraverso le nubi (21) e si ferma solo quando è arrivata fino a Dio (21 né si quieta finché non sia arrivata) ed Egli interviene per sistemare tutto a favore di queste persone (21-22 non desiste finché l’Altissimo non sia intervenuto 22 e abbia reso soddisfazione ai giusti e ristabilito l’equità). Abbiamo fiducia nella bontà di Dio verso tutti, ma specie verso le categorie “protette” e quelli che si affidano a Dio e si impegnano a fare la sua volontà. Il Signore ci ripropone spesso queste verità, perché veramente ci tiene a queste categorie. (b) Comunque Dio, in quanto giudice, non fa preferenze di persone (15 perché il Signore è giudice e per lui non c’è preferenza di persone), specie non fa nulla a danno dei deboli (16 Non è parziale a danno del povero). Se mostra preferenza per i deboli è perché essi il mondo li tiene a un livello più basso rispetto agli altri ed Egli fa la sua parte per rimetterli sullo stesso piano degli altri (22); si aspetta che anche noi facciamo la nostra parte: interviene sempre un aiuto ai bisognosi o personalmente e per mezzo di ciascuno di noi, anche se non sempre secondo i nostri tempi. Ma la sua sapienza è infinita e conviene affidarsi a Lui; Egli è anche infinitamente buono e potente!

III - 2Timoteo 4,6-8.16-18 – (a) S. Paolo si rende conto o vuol far capire che è alla fine della sua vita e che è come una coppa di vino che viene versata completamente sull'offerta (6 Io infatti sto già per essere versato in offerta ed è giunto il momento che io lasci questa vita); la sua vita è stata anche come una battaglia, che egli ha combattuta fino all'ultimo, e come una corsa, che egli ha portata a termine: è confortato dal fatto che, per grazia di Dio, ha conservato la fede con la speranza e la carità (7 Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la corsa, ho conservato la fede) ed è sicuro che, per sua misericordia, Gesù gli darà il paradiso come giusta corona (9 Ora mi resta soltanto la corona di giustizia che il Signore, il giudice giusto, mi consegnerà in quel giorno), che si dà a chi ha vinto la gara di corsa; questa stessa gloria eterna Egli darà a quelli che aspettano con amore, sostenuti dalla fede e dalla speranza, la sua seconda venuta (8 non solo a me, ma anche a tutti coloro che hanno atteso con amore la sua manifestazione). Paolo qui alla seconda venuta di Cristo, che sarà accompagnata dal giudizio universale e di cui ignora la data, unisce il giudizio particolare, che avviene al momento della morte, quando viene decisa la sorte eterna del singolo: al defunto è dato il premio o il castigo eterno a seconda di come si è comportato in vita e di come si trova al momento della morte: il paradiso, se in amicizia col Signore, o l’inferno, se nell’inimicizia con lui a causa di peccati gravi. E’ ovvio che non conviene mai aspettare l'ultimo momento per convertirsi al Signore: in effetti Gesù e S. Paolo raccomandano di essere vigilanti e pronti, sempre in grazia di Dio, senza aspettare la morte per pentirsi. (b) S. Paolo racconta quello che è avvenuto al primo processo, che ha subito: tutti lo hanno lasciato solo e quindi non ha avuto difensore (16 Nella mia prima difesa in tribunale nessuno mi ha assistito; tutti mi hanno abbandonato) ed egli prega Dio di non tenerne conto (16 Nei loro confronti, non se ne tenga conto). Comunque Paolo ha avvertito la presenza e l'aiuto di Gesù Risorto, che gli ha dato la grazia e forza di portare a completamento l'annunzio del Vangelo, predicandolo davanti ai pagani, in modo che anche essi lo ascoltassero (17 Il Signore però mi è stato vicino e mi ha dato forza, perché io potessi portare a compimento l’annuncio del Vangelo e tutte le genti lo ascoltassero). Gesù lo ha liberato dalla bocca del leone (17), che forse è Nerone in persona  e l’Apostolo ha fede e fiducia che lo libererà ancora da ogni male e dal Maligno e gli darà ogni bene, portandolo in salvo in paradiso, nel regno degli eletti (18 Il Signore mi libererà da ogni male e mi porterà in salvo nei cieli, nel suo regno). Paolo conclude benedicendo Gesù: a lui la gloria nei secoli dei secoli. Amen (18). Quando tutti ci abbandonano, non ci scoraggiamo. Gesù preannunciò agli Apostoli che l’avrebbero abbandonato, ma egli sapeva bene che il Padre era sempre con Lui e quindi Egli non sarebbe restato mai solo (Gv 16,28-33), anche quando sulla croce avrebbe recitato il Salmo 22, che inizia con le impressionanti parole:  Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato? (22,2); ebbe comunque anche il conforto della presenza di Maria con Giovanni e le pie donne. Anche noi non stiamo mai soli, perché in ogni caso il Signore non ci abbandona mai in nessuna situazione; ci assiste e ci aiuta finché non ci porterà in paradiso; Egli vuole questo e fa la sua parte e anche noi dobbiamo fare la nostra.

EUCARISTIA. In tutta la sua vita Gesù ha praticato l’umiltà, come ci ricorda S. Paolo, e continua il suo stato di nascondimento nell’Eucarestia. Unendoci a Lui, Egli ci comunicherà la capacità di imitarlo in questa virtù così difficile a noi uomini, che tutti cii crediamo grandi o vogliamo diventarlo secondo la mentalità del mondo, che non è quella di Cristo. Preghiamo la Vergine Maria, umilissima come il Figlio, e S. Giuseppe, gli Angeli Custodi e i Santi Patroni, di ottenerci tutte le virtù e in particolare questa, così faticosa. (mons. Francesco Spaduzzi)

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