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Tempo Ordinario: Domenica 21.ma dell'Anno C

Nota introduttiva: Non si tratta di “omelia”, ma di riflessioni che vengono dalla meditazione della Parola di Dio e che possono offrire spunti per la  preghiera personale e l’omeliaSono graditi suggerimenti per rendere più utili queste riflessioni

mons. Francesco Spaduzzi

 francescospaduzzi@gmail.com   

Tempo Ordinario: Domenica 21.ma dell'Anno C

I - Luca 13,22-31 - (a) Gesù continua il suo viaggio verso Gerusalemme e insegna nei luoghi che attraversa (22 Passava insegnando per città e villaggi, mentre era in cammino verso Gerusalemme). Uno sconosciuto rivolge a Gesù una domanda su una questione, molto dibattuta nelle scuole rabbiniche con le risposte più diverse: «Signore, sono pochi quelli che si salvano?» (23). La domanda è già mal posta, perché suppone che ci salviamo da noi stessi, e invece siamo salvati da Dio; Gesù non risponde, perché vuol far capire che è tempo perso scervellarsi sul numero dei salvati, ma dà un’indicazione preziosa per la salvezza: l'ingresso è rappresentato da una porta stretta (24 Disse loro: Sforzatevi di entrare per la porta stretta) e noi dobbiamo adeguarci alle misure della porta per entrarvi; questo comporta che potremo passare solo noi, senza portare niente con noi; inoltre dobbiamo diventare piccoli e anche magri; è necessario che ci convertiamo. Quelli che vi arriveranno con grandi misure, gonfi di superbia e carichi degli altri vizi capitali e di peccati, dovranno restare fuori, perché non riusciranno a passare (24 perché molti, io vi dico, cercheranno di entrare, ma non ci riusciranno). Esaminiamoci per vedere quali sono i nostri peccati contro l’amore a Dio e al prossimo; vediamo a quali e a quante creature viventi o inanimate siamo attaccati e che non potranno entrare con noi neanche nella nostra tomba! Tutto questo costituisce un ostacolo per la salvezza. Nell'eternità entreremo ora solo con la nostra anima - senza neanche il nostro corpo -, e saremo accompagnati dalle nostre azioni, buone e cattive, che saranno sottoposte al giudizio di Gesù. Se le azioni cattive sono state perdonate, specie se con la confessione, ed espiate con la penitenza, entreremo alla festa eterna; altrimenti saremo o messi in “attesa” in Purgatorio, se siamo morti in amicizia con Dio, o mandati all’inferno. (b) Gesù dà altre due indicazioni per aiutarci nel cammino verso la salvezza. (A) Il padrone di casa a un certo momento chiude la porta e chi si trova dentro partecipa alla festa (25 Quando il padrone di casa si alzerà e chiuderà la porta); quelli rimasti fuori busseranno invano per poter entrare, perché il padrone dichiarerà di non conoscerli (25 voi, rimasti fuori, comincerete a bussare alla porta, dicendo: “Signore, aprici!”. Ma egli vi risponderà: “Non so di dove siete”). Gesù vuole dirci che dobbiamo fare in modo da vivere sempre in unione col Signore e mantenerci in amicizia con Lui: evitiamo sempre il peccato grave e, se per nostra disgrazia lo commettiamo, pentiamoci e confessiamoci subito perché non conosciamo il momento della chiusura della porta. (B) Gesù riferisce che quelli restati fuori protesteranno che è impossibile che non li conosca, perché sono andati a sentirlo predicare nei loro villaggi e addirittura hanno preso i pasti con lui (26 Allora comincerete a dire: “Abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza e tu hai insegnato nelle nostre piazze”). Ma il padrone, che è Gesù, confermerà di non conoscerli (27 Ma egli vi dichiarerà: “Voi, non so di dove siete) e ordinerà loro di allontanarsi perché hanno operato il male (27 Allontanatevi da me, voi tutti operatori di ingiustizia!), non rispettando i comandamenti. Quindi non serve loro l'ascolto della Parola di Gesù, se non c’è l’adesione a Lui. Riflettiamo sulla nostra vita: Gesù è presente in tanti modi: Eucaristia, ogni Sacramento, la Parola, l’assemblea, il ministro, il prossimo e il nostro cuore per la fede e carità; Egli ci incontra e ci parla per offrirci la salvezza; ci lasciamo trasformare da questi incontri o costringeremo Gesù a dichiarare di non conoscerci e a escluderci dalla sua intimità per sempre? Preghiamo, facciamo penitenza per il male fatto e impegniamoci a fare il bene, in modo che Gesù sia felice di incontrarci in vita e alla fine della nostra vita, e noi pure lo siamo.

 2. Gli esclusi dal banchetto del Regno di Dio staranno in un luogo di atroci sofferenze (28 Là ci sarà pianto e stridore di denti), che saranno avvertite ancora più acutamente quando vedranno in paradiso Abramo, Isacco e Giacobbe, e i profeti, e loro esclusi (28 quando vedrete Abramo, Isacco e Giacobbe e tutti i profeti nel regno di Dio, voi invece cacciati fuori); e il dolore aumenterà scorgendo i pagani da tutte le parti del mondo, che si sono lasciati salvare (29 Verranno da oriente e da occidente, da settentrione e da mezzogiorno e siederanno a mensa nel regno di Dio): questi hanno avuto la chiamata dopo gli Ebrei e l'hanno accettata, mentre essi, i primi chiamati, sono lasciati fuori per aver rifiutato Gesù (30 Ed ecco, vi sono ultimi che saranno primi, e vi sono primi che saranno ultimi), che pure avevano tanto atteso e invocato. A noi la salvezza è stata offerta già da bambini; ci viene ripresentata in ogni incontro con Cristo nei sacramenti e senza di essi e in ogni momento della nostra vita, perché ogni occasione è buona per dire di sì al Signore, che ci interpella. L’abbiamo accettato nel battesimo e dobbiamo sforzarci di essere fedeli, se vogliamo evitare di restare per sempre esclusi. Preghiamo la Vergine nostra Madre di ottenere a noi e al prossimo il perdono dei peccati e di mostraci e donarci per sempre Gesù dopo questo esilio.

II - Isaia 66,18b-21 - (a) Dio per mezzo di Isaia annunzia (20 dice il Signore; cfr. 21) che un giorno verrà e raccoglierà tutti i popoli per consentire loro di contemplare la sua gloria (18 Io verrò a radunare tutte le genti e tutte le lingue; essi verranno e vedranno la mia gloria), cioè la manifestazione della sua potenza e sapienza e bontà, e quindi essere salvati. Dio si servirà dei superstiti degli Ebrei, dispersi in tutte le nazioni a causa dei loro peccati, che saranno missionari e profeti, anche nelle isole più lontane (19 Io porrò in essi un segno e manderò i loro superstiti alle popolazioni di Tarsis, Put, Lud, Mesec, Ros, Tubal e Iavan, alle isole lontane): parleranno dell’unico Dio a coloro che non ne hanno ancora sentito parlare (19 che non hanno udito parlare di me) e che non hanno visto ancora la sua gloria  (19 e non hanno visto la mia gloria); essi annunceranno la gloria di Dio ai pagani (19 la mia gloria alle genti). Dio ha creato tutti gli uomini a sua immagine e vuole la salvezza di tutti; da se stessi non potranno mai conoscere bene Dio a causa delle tante idee storte, che hanno intorno a Lui, e qui Egli si serve degli Ebrei, per fare arrivare loro la sua Parola e la Sua conoscenza. Anche noi discendiamo dai pagani; ringraziamo Dio per la sua misericordia, perché ci sottrae alla morte spirituale del peccato e ci dà la vita divina; impegniamoci per la salvezza dei fratelli, che ancora non conoscono il vero Dio e Gesù, il suo inviato. (b) Questi popoli pagani convertiti porteranno al Tempio di Gerusalemme come offerte a Dio gli stessi Ebrei, che abitano in mezzo a loro (20 Ricondurranno tutti i vostri fratelli da tutte le genti come offerta al Signore, su cavalli, su carri, su portantine, su muli, su dromedari, al mio santo monte di Gerusalemme) proprio come gli Ebrei portavano a Dio le offerte in vasi puri (20 come i figli d’Israele portano l’offerta in vasi puri nel tempio del Signore): offrono anche se stessi come sacrificio a Dio per fare la sua volontà. Ora sono i sacerdoti che offrono a Dio i sacrifici, e quindi così Dio promette di creare sacerdoti leviti anche tra i pagani (21 Anche tra loro mi prenderò sacerdoti leviti, dice il Signore), superando la legge della discendenza da Aronne. Qui Dio preannuncia il nuovo culto spirituale, nel quale scompare il sacrificio degli animali, e un nuovo sacerdozio. Ringraziamo il Signore che già nell'AT rivela l'universalità della salvezza.

 III - Ebrei 12,5-7.11-13 – (a) L’Autore si rivolge ai lettori, che soffrono le persecuzioni, e propone come motivo per essere pazienti e fedeli a Dio nelle prove, quello che è suggerito dalla condotta di Dio con i suoi figli e già manifestato nell'AT, nel libro dei Proverbi (3,11-13). Egli fa notare loro che, se essi si lamentano e si mostrano scoraggiati (cfr. 12), rivelano di aver dimenticato l'esortazione che Dio dirige a coloro che considera e tratta come figli (5 e avete già dimenticato l’esortazione a voi rivolta come a figli). Quando Dio ci rimprovera, ci corregge o ci punisce, lo fa perché ci ama e ci riconosce come figli: Figlio mio, non disprezzare la correzione del Signore/ e non ti perdere d’animo quando sei ripreso da lui;/ perché il Signore corregge colui che egli ama/ e percuote chiunque riconosce come figlio (5-6). L'Autore, quindi, propone di leggere la dolorosa situazione presente come manifestazione della paternità di Dio per loro (6 Dio vi tratta come figli; e qual è il figlio che non viene corretto dal padre?), che vuole correggere per il loro vero bene (6 È per la vostra correzione che voi soffrite!). La correzione può avvenire perché abbiamo peccato o anche perché Dio vede che abbiamo disposizioni interiori sbagliate, che bloccano o rallentano la nostra maturazione umana e spirituale; oppure vuole richiamarci a una maggiore intimità con lui e questo comporta entrare in una strada più stretta della precedente, e quindi con maggiori rinunce in vista di beni più grandi. A tutti ci fa bene considerare come manifestazione del Suo amore di Padre per noi ogni difficoltà o sofferenza o prova o problema o contrattempo o fallimento nella nostra vita - siano essi volontà diretta di Dio siano solo permessi da Lui, come la Passione e Morte di Gesù. (b) L'Autore osserva ancora che le prove o correzioni di Dio al presente provocano più tristezza che gioia (11 Certo, sul momento, ogni correzione non sembra causa di gioia, ma di tristezza), ma poi ci fanno diventare più giusti, perché più fedeli a Dio, e più in pace con Lui e con gli altri (11 dopo, però, arreca un frutto di pace e di giustizia a quelli che per suo mezzo sono stati addestrati). E conclude con l'esortazione a sostenere e a far coraggio ai sofferenti più deboli, ricorrendo un florilegio di frasi bibliche: Perciò, rinfrancate le mani inerti e le ginocchia fiacche (12; cfr. Is 35, 3), e camminate diritti con i vostri piedi, perché il piede che zoppica non abbia a storpiarsi, ma piuttosto a guarire (13; cfr. Pr 4,2), cioè bisogna aiutare lo zoppo a guarire, che significa dargli una mano per uscire dalla prova più forte e maturo, evitando di storpiarsi. Dio si aspetta questo risultato dalle prove della nostra vita e ce ne dà le grazie, specie se in esse noi ci rivolgiamo a lui e ci attacchiamo più fortemente a lui.

EUCARISTIA. Essa è la caparra e l’anticipo del banchetto dei salvati in paradiso. Partecipiamo con fede e carità e gusteremo il Signore che si offre al Padre e ci offre se stesso in cibo per sostenerci nel cammino della vita. La Vergine SS. e S. Giuseppe, gli Angeli Custodi e i Santi Patroni, intercedano per noi perché viviamo il nostro rapporto con Gesù Eucarestia seguendo il loro esempio.  

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