Tempo Ordinario: Domenica XVI dell'Anno C
Nota introduttiva: Non si tratta di “omelia”, ma di riflessioni che vengono dalla meditazione della Parola di Dio e che possono offrire spunti per la preghiera personale e l’omelia. Sono graditi suggerimenti per rendere più utili queste riflessioni
mons. Francesco Spaduzzi francescospaduzzi@gmail.com
Tempo Ordinario: Domenica XVI dell'Anno C
I - Luca 10,38-42 - 1. (a) Gesù è in cammino verso Gerusalemme (38 Mentre erano in cammino) ed entra in Betania, vicinissima alla Città Santa; essa è presso il monte degli Ulivi dove c'è anche l'Orto del Getsemani. E’ con somma gioia che gli amici Lazzaro, Marta e Maria, lo accolgono (38 entrò in un villaggio e una donna, di nome Marta, lo ospitò) con i 12 Apostoli e le Pie Donne, che lo accompagnavano; Egli vuole loro molto bene (Gv 11,3.5) e ne è teneramente ricambiato. Gesù si ferma qui di solito, quando si reca a Gerusalemme, perché la può raggiungere subito ed evitare la folla intorno a sé. Anche noi impariamo ad accogliere Gesù nei suoi sette modi di presenza: ciascun Sacramento, e specie l'Eucarestia, che è anche Sacrificio, la Parola, l'Assemblea, il Ministro, ogni Fratello, il nostro cuore per la fede e la carità. Gesù per amore viene e bussa alla porta; facciamogli spazio nel nostro cuore, mettendo fuori quel che gli si oppone: i sette vizi capitali, le inosservanze dei comandamenti e dei nostri doveri ecc., qualsiasi cosa che Gli sia sgradita. (b) Marta, forse perché sorella maggiore, si impegna a preparare da mangiare (40 Marta invece era distolta per i molti servizi) per Gesù e gli altri: fa tale attività indispensabile con altre donne, forse vicine di casa e le Pie Donne. Lodiamo e ammiriamo Marta per quello che fa per accogliere Gesù e seguiamone l’esempio nel servire il prossimo. (c) Invece Maria siede ai piedi di Gesù Maestro, in ascolto come fanno i discepoli (39 Ella aveva una sorella, di nome Maria, la quale, seduta ai piedi del Signore, ascoltava la sua parola); essa Lo ammira per il suo insegnamento, per quello che dice e come lo dice. Le folle seguivano Gesù per i miracoli, ma anche per l’autorevolezza della sua Parola; persino i nemici ne restano incantati. Anche noi gustiamoci Gesù; alimentiamo in noi i sentimenti di fede e amore, che Maria ha per Gesù e la sua Parola; guardiamo anche più in alto, a Maria Vergine e Giuseppe, che accolsero Gesù nella loro vita: lo servirono e custodirono per 30 e più anni; essi attinsero più di tutti, in proporzione della loro fede e carità uniche, da tutti i suoi tesori di sapienza, scienza e grazia.
2. (a) Marta sta preparando un pranzo solenne e raffinato per onorare un ospite così importante e desiderato come Gesù, e quindi è preoccupata, ansiosa e agitata, per portare avanti il suo impegno a favore di tante persone; l’assenza della sorella a un certo momento la fa sbottare, innervosita anche con Gesù, al quale rimprovera due cose: Egli vede lei, tanto impegnata a fare tante cose, e Maria, che non l'aiuta, come sarebbe suo dovere, e inoltre Egli tace e non interviene su Maria (40 Allora si fece avanti e disse: «Signore, non t’importa nulla che mia sorella mi abbia lasciata sola a servire?...»), per ordinarle di aiutare per il servizio di tutti (40 Dille dunque che mi aiuti). Ammiriamo la confidenza che Marta ha con Gesù, per cui si sente in diritto di fargli osservazioni; ammiriamo Gesù per la confidenza, che permette a Marta, tanto da non farle sentire la sua infinita superiorità, che per sé lo renderebbe inavvicinabile. Gesù crea un clima di familiarità e confidenza, di vicinanza e condiscendenza, annullando le distanze. Anche con noi, essendosi fatto nostro fratello, Gesù vuole avere relazioni pienamente umane, di massima vicinanza e confidenza; certo noi dobbiamo equilibrare l'adorazione e l’intimità con Gesù, che mostra di tenerci molto più all’annullamento delle distanze. (b) Marta ha rimproverato due cose a Gesù; Egli pure fa due affermazioni. Anzitutto sottolinea che lei fa cose buone, ma male, perché opera con ansia e inquietudine (41 Ma il Signore le rispose: Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose); oltretutto, potrebbe bastare per tante persone un cibo essenziale, p. es. le focacce, che si preparano subito, e il formaggio, già pronto; quindi aggiunge che il pane della Parola è più importante e urgente del cibo materiale (42 ma di una cosa sola c’è bisogno); Maria ha capito e ha scelto di ascoltare Gesù, cosa che è il meglio ora, in quanto Gesù lo hanno ancora per poco in mezzo a loro; non sarà certamente Lui a distoglierla dall'ascolto della Parola di Dio (42 Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta). Anche noi dobbiamo avere il giusto rapporto e dare il giusto tempo a noi stessi, al creato che ci circonda, al prossimo, del quale non possiamo fare a meno, e anche a Dio, dal quale abbiamo una dipendenza totale; chi non conserva questi rapporti con equilibrio è come uno che ha le braccia e le gambe ma non nella stessa misura o al loro posto, o ha nella faccia occhi, naso e bocca, ma non nella grandezza giusta e al posto giusto: è disarmonico negli arti e nella faccia e anche la loro funzionalità è sconvolta. Chiediamo il dono di dare a Dio e ai fratelli, al creato e a noi, l'amore e il tempo e la cura necessari.
II – Genesi 18,1-10a - Dio appare ad Abramo nell'ora più calda del giorno, mentre siede all'ingresso della tenda (1). Questi vede (all'improvviso?) tre uomini a breve distanza, corre loro incontro per senso di ospitalità e li saluta, prostrandosi a terra con umile rispetto e deferenza orientale (2 Appena li vide, corse loro incontro dall’ingresso della tenda e si prostrò fino a terra). Forse, proprio mentre si avvicina, si accorge che uno dei tre è Dio e gli altri sono Angeli: egli si rivolge a Dio (3 dicendo: Mio signore, se ho trovato grazia ai tuoi occhi, non passare oltre senza fermarti dal tuo servo; 5 perché è ben per questo che voi siete passati dal vostro servo) e offre a Lui e agli altri due pulizia e sollievo dopo lungo viaggio, un pasto confortante e ristoratore, il riposo all'ombra degli alberi (4-5 a); poi proseguiranno il viaggio (5). I tre accettano (5). Abramo, come tutti gli orientali, offrì ospitalità: era considerata mancanza molto grave non darla e, peggio, rifiutarla. Questa delicatezza, noi l'abbiamo verso i parenti e gli amici; non più verso gli estranei, anche per i rischi che purtroppo si corrono. Almeno cerchiamo di metterci a disposizione per motivo di carità, e non per semplice buona educazione. (b) Abramo fa preparare da Sara focacce rotonde cotte (6); lui stesso sceglie il vitello tenero e buono e lo fa preparare da un servo (7); poi prende panna e latte fresco e porta tutto agli ospiti; mentre essi mangiano, egli sta in piedi in atteggiamento di servizio. Alla fine del pasto, Dio gli chiede di Sara (9) e gli annuncia che fra un anno tornerà e Sara sarà madre di un bambino (10 Riprese: «Tornerò da te fra un anno a questa data e allora Sara, tua moglie, avrà un figlio»). Dio fa ad Abramo il grande dono della visita e ne annuncia un’altra, ma soprattutto graditissima è la profezia della nascita del figlio a Sara, cosa totalmente al di là di ogni aspettativa, considerando i 100 anni di Abramo e 90 di Sara. Dio gradisce la generosità di Abramo e lo ricambia con infinita generosità, realizzando il suo desiderio più grande: avere un figlio di Sara. Chi accoglie il fratello e lo assiste accoglie Dio nella sua immagine e Gesù nella sua persona; Dio ricambia la generosità, dando il cento per uno. Alimentiamo la nostra fede e facciamo la carità al prossimo per motivi soprannaturali.
III - Colossesi 1,24-28 (a) Paolo ha avuto la missione di diffondere la Parola di Dio (25 secondo la missione affidatami da Dio verso di voi di portare a compimento la parola di Dio), che è il mistero di Cristo (26-27), che contiene la verità che i pagani sono chiamati in Cristo a partecipare alla vita divina: Cristo in voi, speranza della gloria (27). Il mistero era sconosciuto alle generazioni passate, ma ora è noto a tutti i cristiani (26 il mistero nascosto da secoli e da generazioni, ma ora manifestato ai suoi santi): ne riceve gloria Dio (cfr. 27) e salvezza l'uomo, se lo conosce con fede e lo accetta con speranza (cfr. 27). Impegniamoci a conoscere Gesù e il suo insegnamento, a sperare in lui e nelle sue promesse e ad amarlo: daremo gloria Dio e collaboreremo alla salvezza dei fratelli, testimoniandolo per mezzo della vita e della parola. (b) Paolo, per far conoscere il mistero di Cristo, soffre persecuzioni e catene con grandi sofferenze fisiche (24 Ora io sono lieto nelle sofferenze che sopporto per voi); è convinto che le sue sofferenze collaboreranno al bene della Chiesa, della quale è ministro (25 Di essa sono diventato ministro), perché completano quello che manca alle sofferenze di Cristo a vantaggio del Corpo di Cristo, che è la Chiesa (24 e do compimento a ciò che, dei patimenti di Cristo, manca nella mia carne, a favore del suo corpo che è la Chiesa). Paolo vuol dire che il Cristo storico ha fatto tutto quello che doveva per la nostra salvezza; ma la salvezza arriva a ciascuno di noi per mezzo della predicazione, che fa il ministro del Vangelo, e della fede, che vi si presta, e dei sacramenti, che si ricevono: già la predicazione può costare sofferenze al ministro fino a fargli rischiare la vita; l’accettazione della salvezza attira a volte persecuzioni a chi vi si incammina; Apostoli e credenti sono esposti a sofferenze, che occorre unire a quelle che Cristo ha patite per la salvezza dell’umanità e che completano in qualche modo. Siamo disposti ad affrontare anche noi sofferenze per la diffusione del Regno di Dio sulla terra e per ottenere che si aprano le porte del Regno dei Cieli al più gran numero di persone possibile? (c) Paolo conosce e apprezza le inesauribili ricchezze del mistero di Cristo e le vuol far conoscere ai pagani perché tale è la volontà di Dio (27 A loro Dio volle far conoscere la gloriosa ricchezza di questo mistero in mezzo alle genti); perciò cerca di ammonire e ammaestrare tutti gli uomini (28 È lui infatti che noi annunciamo, ammonendo ogni uomo e istruendo ciascuno con ogni sapienza) per renderli perfetti in Cristo (28 per rendere ogni uomo perfetto in Cristo; 3,14; 1Cor 2,6), cioè per renderli capaci di realizzare in Cristo la più alta perfezione naturale e soprannaturale, che solo in Lui si può raggiungere. Comunque il rapporto con Cristo è sia individuale che sociale: l’uno aiuta l'altro, senza mai dimenticare che è attraverso il rapporto personale con Cristo noi maturiamo in profondità e l’inserimento nella comunità rappresenta un sostegno e aiuto indispensabile, per volontà di Cristo.
EUCARESTIA. Il nostro impegno per la santificazione personale con l’aiuto della grazia è già collaborazione alla diffusione del Regno di Dio con la testimonianza della vita; ma chi ascolta la Parola e ama il prossimo vuole che ai fratelli arrivi la stessa Parola, che ispira la sua vita. Nella Messa abbiamo l’incontro con Gesù e la sua Parola; chiediamo per intercessione della Vergine e di S. Giuseppe, degli Angeli Custodi e dei Santi Patroni, la grazia di conformarci a Gesù e di testimoniarlo con la vita e la Parola.