Tempo Ordinario: Domenica 15.ma dell'Anno C
Nota introduttiva: Non si tratta di “omelia”, ma di riflessioni che vengono dalla meditazione della Parola di Dio e che possono offrire spunti per la preghiera personale e l’omelia. Sono graditi suggerimenti per rendere più utili queste riflessioni
mons. Francesco Spaduzzi
Tempo Ordinario: Domenica 15.ma dell'Anno C
I - Luca 10,20-35 – 1. (a) Un dottore della legge, cioè conoscitore della Sacra Scrittura, con i suoi vestiti particolari e purtroppo con presunzione e superbia, si rivolge a Gesù, per metterlo in imbarazzo, con una domanda su argomento importantissimo: «Maestro, che cosa devo fare per ereditare la vita eterna?» (25), per essere salvo. Piccolo uomo, limitato, deve aver sentito parlare di Gesù, del suo insegnamento e dei suoi miracoli, e si sente superiore a Lui al punto di pensare di mettere in difficoltà Gesù, che è Dio fatto uomo e sapienza infinita. Impariamo a essere umili e coscienti dei nostri limiti di fronte a Gesù e alla sua Parola Divina. A lui diciamo: credo e adoro; rinuncio al mio modo di pensare e accetto il tuo. (b) Secondo il metodo del tempo, Gesù gli chiede cosa legge nella Sacra Scrittura (26), Parola di Dio e fonte sicura di luce. L’interrogante interrogato risponde con l'inizio dello Shemà, una professione di fede che i pii Ebrei ripetevano mattina e sera e che conteneva l'indicazione di come l'uomo deve relazionarsi con Dio, cioè l'amore totale a Lui: Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente (27; cfr. Dt 6.4-5); come l'uomo è creato da Dio e tutto riceve da Dio, così deve mettere Dio al centro della sua vita. Il dottore aggiunge un altro precetto dell’AT: e amerai il tuo prossimo come te stesso (27; cfr. Lv 19,18), cioè almeno seguendo la norma: “fa agli altri ciò che vuoi sia fatto a te e non fare agli altri ciò che non vuoi sia fatto a te”; in realtà, poiché l'uomo è creato a immagine di Dio (Gn 1,26ss), occorre già nell’AT amare l'immagine di Dio in sé e negli altri, motivo ben superiore. Comunque la risposta è buona: l’aveva data Gesù in altre occasioni e forse il dottore l’aveva sentita o gli era stata riportata; Gesù approva pienamente, confermando che se agisce così, avrà la vita eterna (28 Hai risposto bene; fa’ questo e vivrai). Questo insegnamento vale anche per noi; è Parola di Dio; sono i due principali precetti: amare a Dio per se stesso e amare il prossimo come immagine di Dio e presenza di Cristo e come Cristo ci ha amati. Preghiamo lo Spirito Santo perché versi nei nostri cuori l'amore a Dio e al prossimo e ci sostenga nel vivere questo precetto.
2. (a) Il dottore fu certo contento della lode di Gesù (28), ma forse non ha chiaro chi sia il prossimo e, per giustificarsi, lo chiede Gesù (29); in effetti gli Ebrei ritenevano prossimo solo i parenti e i connazionali, ma non gli altri uomini, mentre l’AT non aveva mai indicato limiti. Gesù spiega chi è il prossimo con una parabola, che è inventata, ma ha molti agganci con i fatti di cronaca di allora e di tempi recenti. Un uomo qualsiasi, senza indicazione di razza o religione o altro, ma probabilmente ebreo, si imbatte nei briganti, che gli tolgono tutto con violenza e lo lasciano mezzo morto di botte sulla strada. Arrivano un sacerdote ebreo (31) e un levita, sacerdote di secondo grado (32): vedono, ma passano dall'altra parte (31-32), nonostante la loro condizione avrebbe dovuto renderli sensibili per queste situazioni, perché insegnavano la Legge di Dio. Passa un Samaritano, che lo vede, ne prova compassione (33), gli si avvicina, gli medica e fascia le ferite, e poi lo carica sulla sua cavalcatura, mentre lui prosegue a piedi; lo porta in albergo e continua ad assisterlo (34). Il giorno seguente dà all'albergatore 2 denari - il salario dei due giorni di lavoro - e gli promette di rimborsargli quello che spenderà di più per curarlo (35). Gesù non dice al dottore che il ferito è il prossimo, ma gli chiede chi dei tre si è fatto prossimo del ferito (36 Chi di questi tre ti sembra sia stato prossimo di colui che è caduto nelle mani dei briganti?»). Quello rispose: «Chi ha avuto compassione di lui». Gesù gli disse: «Va’ e anche tu fa’ così» (37). (b) Il comportamento dei due sacerdoti è inumano ed è totalmente da condannare; non bisogna seguire il loro cattivo esempio, nonostante facciano parte dell'élite sociale e religiosa degli ebrei. (c) Il Samaritano, nonostante appartenga a un popolo odiato dagli Ebrei, mostra sensibilità e compassione e aiuta il malcapitato di persona e per mezzo di altri; è lui che va imitato. (d) Prossimo nostro è ciascun uomo che sta in necessità e a lui noi dobbiamo farci vicini, provare compassione, cioè identificarci con lui e dargli almeno l'aiuto, che vorremmo per noi, se fossimo nel bisogno. Non è importante chi sia il nostro prossimo, ma farci prossimo dei bisognosi, che dobbiamo amare come immagine di Dio e presenza di Cristo, come Cristo amato noi. (d) I Padri della Chiesa hanno visto nel buon Samaritano Gesù, che, per soccorrere l'uomo in rovina, è sceso dal Cielo e si è fatto suo fratello, ne ha provato compassione e ha curato le sue piaghe con misericordia, poi è ripartito, ma prima lo ha affidato alla Chiesa e al Sacerdozio cattolico, che continua la missione di Gesù di curare l'umanità. Chiediamo per noi la grazia di condividere i sentimenti del Cuore di Cristo, per assistere il prossimo con l'aiuto materiale, la parola e la preghiera.
II - Deuteronomio 30,10-14 – (a) Mosè raccomanda al popolo ebreo di fare la volontà di Dio, che è espressa nella Parola del Signore, nei comandamenti e nelle leggi, che sono scritti nell’AT (10): così esso realizzerà la piena conversione a Dio (10 e quando ti sarai convertito al Signore, tuo Dio), con tutto il cuore e con tutta l’anima (10). C’è una conversione iniziale, che avviene prima di osservare la Legge: prima l’uomo la conosce, crede in essa, l’accetta e decide di metterla in pratica; la seconda conversione avviene gradualmente, si perfeziona man mano che obbedisce alla legge, perché così migliora e si rafforza il suo orientamento verso il Signore: in effetti accoglie sempre più il Signore nella propria vita, morendo alla carne, al mondo e al diavolo. (b) Tutto il brano è un invito alla totale fiducia in Dio per la sua vicinanza (cfr. 12.14) e all’equilibrata fiducia in sé. Questa Parola di Dio o Legge è presentata come né troppo alta (11), né troppo lontana (11); per andarla a prendere (12-13), non è necessario scalare il cielo (12) o navigare al di là del mare (13); essa si trova già nel nostro cuore, cioè nella nostra memoria, perché l'abbiamo ascoltata e accolta, e nella nostra bocca, perché, mentre la ripetiamo per noi e per gli altri, ce la rendiamo familiare e l’assimiliamo, allo scopo di metterla in pratica (14 Anzi, questa parola è molto vicina a te, è nella tua bocca e nel tuo cuore, perché tu la metta in pratica). Resta importante prendere il Libro (10), ascoltarlo o leggerlo (12-13) e poi metterlo in pratica. Questo lo facciamo anche nella Messa domenicale e feriale e dobbiamo farlo ogni giorno per conto nostro con la lettura e la meditazione della Sacra Scrittura. La Parola di Dio va accolta con fede e amore: essa contiene, oltre la grazia di illuminare l'intelligenza, anche quella di muovere la volontà a metterla in pratica.
III - Colossesi 1,15-20 - (a) Il Padre resta invisibile (15 Egli è immagine del Dio invisibile) e inaccessibile (1Tm 6,16); ma il Figlio è immagine del Padre (15) in quanto procede e deriva dal Padre per generazione - filiazione, ne è la riproduzione perfetta e partecipa dell’intera sua natura divina; è immagine del Padre anche nella sua umanità, perché rivela il volto del Padre (Gv 14,9; cfr. Mt 11,27; Lc 10,22). Egli è il primogenito di ogni creatura umana (15 primogenito di tutta la creazione; 17 Egli è prima di tutte le cose) e angelica (cfr. 16), perché, come i primogeniti ebrei, ha la priorità in ordine di tempo e anche il diritto di sovranità su tutte le creature ed esercita un influsso vitale e determinante su di loro. Tutte le creature sono state create per mezzo di lui e in vista di lui (16 Tutte le cose sono state create/ per mezzo di lui e in vista di lui), sono in lui (16 perché in lui furono create tutte le cose/ nei cieli e sulla terra,/ quelle visibili e quelle invisibili:/ Troni, Dominazioni, Principati e Potenze) e da lui (cfr. 16) e in lui trovano consistenza (17 e tutte in lui sussistono); in sostanza egli è “il principio e la fine, la sorgente e il mare”, che raccoglie i rivoli dispersi nelle acque: fuori di lui il creato sarebbe una macchina dagli ingranaggi scombinati, un assurdo indecifrabile; in lui invece tutto trova coesione, funzionalità, senso, ragione di essere. Ognuno di noi è creatura e deve tutto al Verbo Incarnato. Adoriamolo in quanto Dio e sorgente del nostro essere e del fatto che continuiamo a esistere e ad agire; riconosciamo e gustiamo la nostra dipendenza totale da Lui. (b) Paolo qui parla certamente del Verbo Incarnato (18-20). Con l'Incarnazione si manifesta ancora di più il primato del Figlio (18 perché sia lui ad avere il primato su tutte le cose), grazie alla sua morte redentrice. Diventando uomo, egli si unisce a tutti e a ognuno degli uomini e li unisce a sé; con la resurrezione la sua virtù santificatrice si interiorizza e diventa efficace per tutto il creato. Egli esercita la funzione di Capo di tutta la Chiesa, che è la manifestazione visibile e prolungamento di Gesù (18 Egli è anche il capo del corpo, della Chiesa), e sorgente di vita per gli uomini (18 Egli è principio): proprio grazie alla Sua Risurrezione (18 primogenito di quelli che risorgono dai morti), Egli è causa della loro resurrezione spirituale adesso e di quella fisica futura alla fine del mondo. Per mezzo del suo Sangue, versato sulla croce, il Padre ha voluto riconciliare con sé tutte le creature: gli uomini e il resto del creato, sia quelle che sono sulla terra, cioè il mondo inanimato e vegetale e animale, sia le creature del cielo, cioè le angeliche (20 e che per mezzo di lui e in vista di lui/ siano riconciliate tutte le cose,/ avendo pacificato con il sangue della sua croce/ sia le cose che stanno sulla terra,/ sia quelle che stanno nei cieli). In questo modo il Verbo Incarnato ha il primato su tutte le creature, perché in lui il Padre ha voluto mettere ogni pienezza, la divinità e la grazia (19 È piaciuto infatti a Dio/ che abiti in lui tutta la pienezza). Gesù è veramente il centro dell'universo nel piano di salvezza del Padre, ma anche della creazione e della nuova creazione. Adoriamo Gesù; sentiamo la dipendenza da lui come creatore col Padre e lo Spirito Santo e soprattutto come sorgente nella vita divina in quanto Verbo Incarnato; ringraziamo e rinnoviamo il proposito di sentirci e restare sempre sotto il suo influsso pieno, evitando il peccato, che è una sottrazione a questo suo influsso, per metterci sotto il dominio del diavolo, e un nostro impoverimento grandissimo.
EUCARESTIA. La fede e la carità sono le virtù che regolano il nostro rapporto con Dio e col prossimo; esse vengono effuse nei nostri cuori per opera dello Spirito Santo; riceviamo spesso Gesù nella comunione perché approfondisca la nostra fede e accresca la nostra carità in modo da accogliere sempre meglio Dio e il prossimo nel nostro cuore e donarci a loro.