Tempo Pasquale: Pentecoste dell'Anno C
Nota introduttiva: Non si tratta di “omelia”, ma di riflessioni che vengono dalla meditazione della Parola di Dio e che possono offrire spunti per la preghiera personale e l’omelia. Sono graditi suggerimenti per rendere più utili queste riflessioni
mons. Francesco Spaduzzi
Tempo Pasquale: Pentecoste dell'Anno C
I - Giovanni 14,15-16.23b-26 – 1. Gesù ci invita a osservare i suoi comandamenti (15 osserverete i miei comandamenti) e la sua Parola (23 osserverà la mia parola), cioè non solo i dieci comandamenti, come espressione dell’amore a Lui (15 Se mi amate; 23 Se uno mi ama) e al prossimo, ma anche ad andare da Lui (Mt 11,28), credere in Lui (Gv 6,35.37.45), cioè che egli è Dio fatto uomo, è il Messia (importante per gli ebrei) e il Salvatore (importante per tutti), è morto e risuscitato. E’ necessario amarlo (15.23), perché solo quando alla fede in Gesù è unito l' amore per lui, il rapporto è completo. Il diavolo crede in Gesù ma non l'ama! Gli effetti sono l'amore del Padre per il discepolo che crede e ama Gesù (23 e il Padre mio lo amerà) e l'amore di Gesù per lui (Gv 14,21) e inoltre la venuta e la dimora del Padre e del Figlio nel credente (Ef 3,17) e amante (23 e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui). Il Padre ama chi crede in Gesù e lo ama perché aderisce a Gesù e accetta la Parola del Padre, mentre chi rifiuta la Parola di Gesù non lo ama e rifiuta anche la Parola del Padre (24 Chi non mi ama, non osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato). Alimentiamo la nostra fede che la Parola di Gesù è la stessa del Padre: mettiamola in pratica con la sua grazia; gustiamo la presenza del Padre e di Gesù con lo Spirito in noi e soprattutto il loro amore per noi. La nostra felicità in questo mondo dipende dalla nostra capacità di amare e di farci amare dagli altri; Dio ci ama ed è lui che ci dà la capacità di amare per mezzo del dono dello Spirito (Rm 5,5).
2. Altro effetto della fede e dell’amore a Gesù è il dono dello Spirito, che il Padre ci manda per la preghiera di Gesù (16 e io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paraclito) e in suo nome (26 che il Padre manderà nel mio nome), cioè per la considerazione che il Padre ha per Gesù, per volere di Gesù e come suo rappresentante e sostituto. Lo Spirito viene a noi per restare per sempre con noi (16 perché rimanga con voi per sempre) e in noi (Gv 14,17 egli rimane presso di voi e sarà in voi), a differenza di Gesù, il primo Paraclito, che andrà in Cielo (25 Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi) e rimarrà invisibile con noi. Lo Spirito viene anche per continuare e completare l'opera di Gesù: ricorderà ai discepoli ciò che Gesù disse (26 Ma il Paraclito, lo Spirito Santo… vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto), e insegnerà ogni verità (26 lui vi insegnerà ogni cosa), non nel senso che dirà nuove cose, quasi un nuovo Vangelo, ma aiuterà ad approfondirle, svilupparle e a integrarle, secondo le necessità di ogni epoca futura. Lo Spirito è chiamato Paraclito (16), spesso tradotto nel passato con Consolatore e Avvocato, ma il primo è inesatto e il secondo inadeguato, perché non esisteva a quei tempi nel senso di oggi; va meglio aiuto e assistente. E’ anche chiamato Spirito Santo (26): nome con cui si indica la terza Persona della Trinità come santa e santificatrice; viene definito Spirito di verità (26; cfr. Gv 14,17), perché la sua missione è strettamente connessa con la verità. Lo Spirito Santo è così importante per noi che Gesù è venuto proprio per ottenercelo, perché necessario per la nostra salvezza. Se leggiamo con attenzione e fede gli Atti degli Apostoli, capiamo la sua importanza per la vita della Chiesa e, se meditiamo le Lettere degli Apostoli, ci rendiamo conto della sua necessità per la nostra vita spirituale e la nostra salvezza.
II - Atti degli Apostoli 2,1-11 – 1. (a) I 50 giorni della festa della Pentecoste ebraica stanno per finire e si è al mattino dell'ultimo giorno; i discepoli, forse circa 120 (At 1,15), sono riuniti insieme (1) nel Cenacolo: Maria e gli Apostoli, le donne e i parenti di Gesù (At 1,12-14). Dal cielo, e quindi da Dio, si sente venire un rumore fortissimo, come di vento impetuoso, che riempie tutta la casa che li ospita (2); anche in occasione della prima pentecoste, dopo l'uscita dall'Egitto (Es 19,16-20; Deut 5,4-5), gli Ebrei stavano in assemblea ai piedi del Sinai e ci furono tuoni e lampi, densa nube e suoni fortissimi di tromba, ma anche timore del Popolo, che si rifiutò di avvicinarsi a Dio per paura e si ferma ai piedi del monte. Qui invece c'è serenità e calma, nonostante il fragore del vento; Dio viene e incontra il suo nuovo popolo in pace e gioia. Così vuol venire Dio da ciascuno di noi, col dono e il frutto dello Spirito: Il frutto dello Spirito invece è amore, gioia, pace, magnanimità, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé (Gal 5,22); Dio viene a noi con la sua potenza per trasformarci (At 1,8). (b) Scendono sui singoli lingue di fuoco, che si separano fra loro (3 Apparvero loro lingue come di fuoco, che si dividevano, e si posarono su ciascuno di loro); esse sono un segno esterno, ma la realtà che viene donata è lo Spirito, di cui i presenti vengono riempiti (4 e tutti furono colmati di Spirito Santo) e tale presenza si manifesta nei singoli con le lingue, che essi parlano per intervento dello Spirito (4 e cominciarono a parlare in altre lingue, nel modo in cui lo Spirito dava loro il potere di esprimersi). I presenti nel Cenacolo non hanno nessun dubbio del miracolo interiore ed esteriore, avvenuto in loro. Lo Spirito manifesta la sua potenza per dare la certezza che Egli è effettivamente venuto secondo la promessa del Padre nell'AT e di Gesù nel NT (At 1,8; Lc 24,29; Gv 15,26; 16,7.13). Anche noi dobbiamo avere fede di riceverlo nel battesimo e negli altri sacramenti, secondo il discorso di Pietro (At 2,38-41); adoriamo lo Spirito Santo che viene col Padre e il Figlio, che ce lo mandano; ringraziamolo; abbiamo cura di conservare questo Dono, evitando il peccato grave, e di essere docili ai suoi suggerimenti.
2. Al prodigio assistono gli abitanti di Gerusalemme e coloro che dalla Palestina (9 della Giudea; 11 Giudei) e da molte nazioni vi si sono recati per la festa di Pentecoste (5): sono devoti provenienti dall'Oriente della Palestina: Siamo Parti, Medi, Elamiti, abitanti della Mesopotamia (9); dall’attuale Turchia: della Cappadocia, del Ponto e dell’Asia, della Frigia e della Panfìlia, (9-10); dal Nord Africa: dell’Egitto e delle parti della Libia vicino a Cirene (10); inoltre Romani qui residenti (10), Cretesi e Arabi (11) e proseliti (11); essi si radunano per avere udito il fragore (8) e rimangono sbigottiti (6;7), perché ognuno li sente parlare nella loro lingua (6 perché ciascuno li udiva parlare nella propria lingua; 8 E come mai ciascuno di noi sente parlare nella propria lingua nativa?; 11 e li udiamo parlare nelle nostre lingue delle grandi opere di Dio); eppure sono tutti Galilei quelli che parlano (7 Tutti costoro che parlano non sono forse Galilei?). Pare che il miracolo consistesse nel fatto che gli Apostoli - e forse altri - parlassero galileo e gli ascoltatori sentissero nella propria lingua. Adoriamo lo Spirito Santo, che opera il miracolo; rinnoviamo la nostra fede nella sua divinità e nella sua onnipotenza unificatrice, che ricostruisce l'unità, perduta a Babele (Gn 11,1-11), e preannunzia la missione universale della Chiesa. Dalla Pentecoste in poi si aprono le porte della salvezza anche per i pagani e per noi. Invochiamo lo Spirito quando parliamo di Gesù agli altri.
III - Romani 8,8-17 - (a) Paolo descrive l'uomo, che è lontano da Dio: egli è in obbligo verso le tendenze cattive (cfr. 12), che sono in lui a causa del peccato originale, e sta sotto il suo dominio e guida (cfr. 9); il suo stile di vita è regolato da loro (8.12.13); così egli non può piacere a Dio (8 Quelli che si lasciano dominare dalla carne non possono piacere a Dio), perché non ne fa la volontà; non appartiene a Cristo (9 Se qualcuno non ha lo Spirito di Cristo, non gli appartiene) e non ne è discepolo, perché non lo segue; non ha lo Spirito del Padre (9) e del Figlio (9) e quindi non abita in lui la Trinità, ma il diavolo. Questa persona è morta (13 perché, se vivete secondo la carne, morirete) spiritualmente, è cadavere ambulante. Esaminiamoci per vedere se questa è la nostra situazione spirituale. Preghiamo per capirci e facciamo sacrifici per la nostra conversione e salvezza e per quella degli altri, lontani da Dio. Ci liberi il Signore dalla schiavitù di Satana (cfr. 15) e della carne (9). (b) Che dobbiamo fare, se siamo lontani da Dio e vogliamo avvicinarci a Lui? Dobbiamo far morire in noi le opere della carne (12 Così dunque, fratelli, noi siamo debitori non verso la carne, per vivere secondo i desideri carnali; 13 Se, invece, mediante lo Spirito fate morire le opere del corpo, vivrete), crocifiggendola con le sue passioni e desideri (Gal 5,24) - meglio ancora - morire noi alla carne (10), morire al peccato e alle tendenze cattive, che ci spingono al peccato (Gal 6,14). Tutto questo non lo possiamo realizzare con le nostre forze ma solo con l'aiuto dello Spirito Santo (13). Noi Lo riceviamo dal Padre (14 Infatti tutti quelli che sono guidati dallo Spirito di Dio, questi sono figli di Dio), grazie alla fede e al battesimo; è lo Spirito del Padre (9; 11; 14) e di Cristo (9) che ci fa figli di Dio (16 Lo Spirito stesso, insieme al nostro spirito, attesta che siamo figli di Dio) e fratelli di Cristo; Egli ci viene dal Padre per mezzo del Figlio e ci fa veri figli di Dio e non schiavi (15 E voi non avete ricevuto uno spirito da schiavi per ricadere nella paura, ma avete ricevuto lo Spirito che rende figli adottivi, per mezzo del quale gridiamo: «Abbà! Padre!») e anche coeredi di Cristo ed eredi di Dio (17 E se siamo figli, siamo anche eredi: eredi di Dio, coeredi di Cristo), ma dobbiamo vivere piacendo al Padre (8), appartenere a Cristo (9) e avere Padre e Figlio dimoranti in noi (10) con lo Spirito (9 Voi però non siete sotto il dominio della carne, ma dello Spirito, dal momento che lo Spirito di Dio abita in voi; 11.11); è necessario anche che ci lasciamo guidare dallo Spirito in tutto (14) e viviamo della vita divina, che lo Spirito infonde in noi già ora (10 Ora, se Cristo è in voi, il vostro corpo è morto per , il peccato, ma lo Spirito è vita per la giustizia; 13). Dobbiamo infine condividere la vita e le sofferenze di Cristo (17 se davvero prendiamo parte alle sue sofferenze per partecipare anche alla sua gloria). In tal modo avremo la vita divina già adesso, il paradiso con l’ingresso nell’eternità e la resurrezione della carne per mezzo dello Spirito alla fine del mondo (11 E se lo Spirito di Dio, che ha risuscitato Gesù dai morti, abita in voi, colui che ha risuscitato Cristo dai morti darà la vita anche ai vostri corpi mortali per mezzo del suo Spirito che abita in voi). Lo Spirito ci viene specie dai sacramenti, ma anche grazie a ogni atto buono, ed è per la forza, che ci viene da lui, che noi possiamo vivere all'altezza della dignità dei figli di Dio.
EUCARESTIA. Il battesimo ci dona lo Spirito per la prima volta; anche ogni sacramento ce lo dà, ma certamente l’Eucarestia lo riversa in noi in maggiore abbondanza e con frequenza, se ci rendiamo disponibili. Preghiamo la Vergine e S. Giuseppe, gli Angeli Custodi e i Santi Patroni, che ci ottengano l’abbondanza dello Spirito e la docilità.