E' giusto aiutare il Sud ma attivando politiche meritocratiche
Caro direttore, Isaia Sales continua a sostenere l’opportunità di fare maggiori investimenti al Sud e di imitare le politiche di aiuti fatte in Germania per recuperare la Germania Est. Ecco quello che ha scritto: “…Il caso della Germania…dimostra che non è vero affatto che i soldi spesi nell’area più arretrata di una nazione sviluppata sono uno spreco, un elemento antieconomico, una perdita secca per lo Stato e per i territori più ricchi. È vero esattamente il contrario: investire nella parte meno sviluppata è un affare per l’intera nazione. Può sembrare un sacrificio in un primo momento, poi si trasforma in una straordinaria opportunità. La Germania di oggi è di gran lunga la nazione europea più sviluppata, economicamente più ricca di quanto lo fosse prima della riunificazione e prima dei grandi investimenti nell’Est. Recuperando la parte più arretrata, la ricchezza investita si è trasformata in ricchezza generale. La Germania di oggi deve quello che rappresenta nell’economia mondiale alle scelte del 1989. L’Italia diventerebbe la prima nazione d’Europa se recuperasse il suo Sud. Ma come si fa a ragionare di futuro quando una misura necessaria come l’agevolazione per le assunzioni nel Mezzogiorno viene considerata come un danno per le imprese settentrionali? In Italia abbiamo un assoluto bisogno di Helmut Kohl del Nord” (Il vittimismo settentrionale e la lezione della Germania Est; Il Mattino, 11/8/2020). Continuo a non essere d’accordo con l’impostazione che Isaia Sales dà alla richiesta di politiche di aiuto al Mezzogiorno; egli , come sempre, si mantiene sul piano dei principi sostenendo che inevitabilmente tali politiche produrranno risultati positivi ma questo non è scontato. A partire dal secondo dopoguerra gli aiuti dai al Mezzogiorno sono stati innumerevoli; con la Cassa per il Mezzogiorno, dopo il terremoto del 1980 e con i fondi europei i miliardi investiti sono stati molti ma i risultati non sono stati all’altezza. Ma anche continuare a citare la Germania come esempio di buona politica di investimento nei territori più arretrati non è condivisibile; non si può continuare a mettere sullo stesso piano la Germania Est e il Mezzogiorno d’Italia: sono innumerevoli le differenze in termini di presenza criminale, senso civico e di capitale sociale nei due territori. Il problema, quindi, non è la necessità di aiutare il Mezzogiorno ma le politiche che vengono attivate al fine di raggiungere l’obiettivo di un’effettiva rinascita di questo territorio. La mia opinione è che le uniche politiche realmente efficaci possono rivelarsi quelle meritocratiche; gli aiuti, cioè, andrebbero dati alle imprese, alle amministrazioni pubbliche, alle scuole, alle persone che abbiano avuto comportamenti virtuosi. Altrimenti essi continueranno a rivelarsi inefficaci.
Cordiali saluti
Franco Pelella - Pagani