Transizione energetica ed energie rinnovaibli.
Alcune proposte di Rifondazione Comunista irpina
Le questioni del riscaldamento globale e dei cambiamenti climatici connessi sono ormai sotto gli occhi di tutti.
Il grido di allarme degli scienziati di tutto il mondo trova riscontro nei disastri ambientali che osserviamo ormai con una frequenza sempre maggiore, ultima la strage di Valencia.
La transizione energetica è quindi una necessità ineludibile, ma non può essere disgiunta da un ripensamento complessivo sul modo di produzione a livello globale. Non si può eludere la discussione sul cosa produrre e come farlo, sulla definizione dei beni comuni indisponibili per il mercato, come l’acqua e l’energia e sul diritto universale all’accesso per tutti.
Senza sciogliere questi nodi la transizione energetica rischia di diventare l’ennesima occasione di speculazione e di rigenerazione delle logiche predatorie del neoliberismo.
In questo senso il nostro sostegno convinto alla sostituzione delle fonti fossili non può significare una approvazione incondizionata ad ogni tipo di assalto delle multinazionali energetiche ai territori con l’installazione indiscriminata e selvaggia di eolico e fotovoltaico sui terreni agricoli.
L’Irpinia è ormai da anni oggetto di questo attacco, con più di 500 pale installate negli ultimi anni (170 pale in esercizio e 70 in autorizzazione nella sola Bisaccia). Un’enormità ormai insostenibile.
La prima proposta che facciamo come Rifondazione Comunista è quindi che la Regione Campania riprenda il provvedimento del 2016 che dichiarava le zone sature nelle quali non autorizzare più ulteriori impianti.
In particolare il vista della scadenza del 31 dicembre 2024, termine ultimo per l’indicazione delle aree idonee e non idonee all’installazione di impianti di energia rinnovabile, secondo il decreto del Ministero dell’Ambiente.
Inoltre chiediamo che siano censiti i suoli gravati da usi civici e beni demaniali e soprattutto di mantenere una fascia di rispetto di 3 Km dal tracciato della via Appia, patrimonio dell’UNESCO, che come si evince dal sito del Ministero della Cultura attraversa parte dell’Irpinia, inclusa la “statale 303”, zona in cui sono stati installati impianti di energia rinnovabile ed opere connesse. Inoltre siamo contrari al progetto “ Pedurza Toppa “ che oltre all’installazione di altre 9 pale eoliche, prevede la realizzazione sul Formicoso dell’ennesima centrale elettrica. Ricordiamo che in zona persistono già 2 centrali elettriche e consigliamo, se necessario, di ampliare le stesse.
La Regione Campania deve legiferare nel rispetto del Principio di Precauzione in tema di gittata degli aerogeneratori e definire una distanza minima, per il macro eolico consigliamo 1 km dalle abitazioni e aziende agricole.
Si rielabori un Piano Energetico Regionale che punti quanto più possibile al risparmio energetico e alla diversificazione, impedendo eolico selvaggio e fotovoltaico sui suoli agricoli e puntando anche su idroelettrico, fotovoltaico sui tetti di edifici pubblici e non, geotermia, biomasse, maree e tutto ciò che la ricerca scientifico-tecnologica è in grado di offrire.
Sul Repowering, su cui sembra che la Regione voglia puntare, che avvenga almeno a parità di potenza per ridurre la selva di pale presenti in zone prossime a strade ed abitazioni e per ridurre il rischio in zona sismica ed idrogeologico.
Circolo Alta Irpinia sezione Guardia Lombardi
Federazione provinciale del Partito della Rifondazione Comunista di Avellino