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Tempo Ordinario: Domenica 15.ma dell'Anno B (2023-24)

Nota introduttiva: L’omelia va preparata dal pastore dei fedeli, ai quali essa è rivolta, perché deve tener conto della Parola di Dio, del tempo liturgico e delle condizioni e bisogni dei fedeli; questa, che segue, potrebbe essere un’omelia rivolta a un uditorio di fedeli sconosciuti, perché tiene conto solo dei primi due elementi. Alla fine sono suggeriti altri temi possibili da sviluppare. Sono graditi suggerimenti per rendere più utili queste riflessioni (mons. Francesco Spaduzzi, francescospaduzzi@gmail.com)  

Tempo Ordinario: Domenica 15.ma dell'Anno B (2023-24)

Introduzione. Amos è profeta per chiamata di Dio ed è fedele annunciatore della Sua Parola; Gesù manda in missione gli Apostoli con indicazioni sullo stile di vita da mantenere; per Paolo la salvezza viene dal Padre per l’opera redentrice di Gesù e per l’attività dello Spirito in noi.

 I - Amos 7,12-15 – Amos dichiara che era un mandriano di pecore coltivatore di piante di sicomoro (14), ma proprio mentre seguiva il greggeIl Signore lo prese,/ lo chiamò e gli disse: Va’, profetizza al mio popolo Israele (15). Geroboamo aveva staccato il regno del Nord dal regno del Sud verso il 933-930 e molto presto allontanò il popolo da culto del vero Dio per mezzo della costruzione di 2 templi, ai confini Nord e Sud: vi mise un vitello d’oro per onorare Dio sotto tale immagine, cosa proibita dalla Legge; in essi officiavano falsi sacerdoti, che rovinavano i fedeli. Dio vuole salvare anche questa parte del suo popolo e manda il profeta Amos e altri per riportarli sulla retta via. Dio ci ama, anche se siamo peccatori, e fa di tutto per salvarci; era compito dei Profeti di riportare ciascun ribelle sulla retta via, aiutandoli a prendere coscienza che erano peccatori. (b) Ma Amasia, sacerdote del tempio di Betel, ricorda ad Amos: questo è il santuario del re ed è il tempio del regno (13); perciò gli proibisce: a Betel non profetizzare più (1), e gli ordina: Vattene, veggente, ritirati nella terra di Giuda (12), nel regno del Sud; là mangerai il tuo pane e là potrai profetizzare (12). Amos gli contrappone: Non ero profeta né figlio di profeta (14) come altri; egli ha un suo mestiere e fa il profeta per chiamata di Dio. Ammiriamo il coraggio di Amos, che esercita la sua missione con rischi forti in territorio nemico. Egli è fedele alla chiamata di Dio e alla Sua Parola da trasmettere. Dio gliene dà la grazia e lui corrisponde. In realtà Dio dà a ogni credente la grazia di essere fedele e di annunziare con coraggio la Parola di Dio; è necessario farsi docili a Lui, con la sua grazia.

II - Marco 6,7-13 - 1. (a) Gesù, dopo una notte di preghiera (Lc 6,12), scelse fra i discepoli i 12 Apostoli, quelli che volle (Mc 3,16-19). Li tenne sempre con sé (Mc 3,14), per formarli con confidenze intime e mostrando i particolari della sua vita. Gesù, verità (Gv 14,6) e bontà, manifesta in ogni azione e parola la vita trinitaria, il mondo divino, a cui appartiene: esse sono sorgenti di grazia per vivere secondo la Parola. Egli è fonte di vita e di santità e in lui sono tutti i tesori di sapienza e scienza, anche se la comprensione di ciò che essi ascoltano, contemplano, e vivono, l'avranno solo con lo Spirito; intanto attingono da lui ricchezze immense. Anche noi dobbiamo con lo studio e la meditazione avere questo contatto continuo con Gesù; chiediamo allo Spirito di farcene penetrare e vivere il significato. Dedichiamo ogni giorno mezz'ora - e chi può un'ora - alla meditazione, incominciando con una decina di minuti. (b) Gesù li prende con sé per poi inviarli, associandoli al suo ministero: in effetti essi, partiti, proclamarono che la gente si convertisse (12; cfr. Mc 3,14). Essi annunciano la Parola, ascoltata dal Maestro, per portare alla fede in lui, così da condurre a condividere il suo modo di pensare e di amare. Gesù anche dava loro potere sugli spiriti impuri (7) e scacciavano molti demoni (13;cfr. Mc 3,15), nemici del Regno di Dio e del bene dell'uomo: essi ne ostacolano la diffusione, perché offre la salvezza agli uomini. Dopo aver creduto, si difenderanno da loro con la preghiera e i sacramenti e la vita cristiana. Infine ungevano con olio molti infermi e li guarivano (13): i miracoli facilitano la fede nella Parola, annunciata degli Apostoli.

2. (a) Gesù Chiamò a sé i Dodici e prese a mandarli a due a due (7), per sostenersi a vicenda nelle difficoltà, e perché la predicazione è testimonianza alla verità e secondo la Legge ebraica bisognava essere almeno in due ad attestarla (Dt 17,6). (b) Gesù ordina loro di esercitare il ministero con uno stile di povertà: essi sono a servizio del Regno di Dio e Dio si prenderà cura di loro; perciò abbiano fiducia nella Provvidenza e pratichino il disinteresse. Perciò ordinò loro di non prendere per il viaggio nient’altro che un bastone per appoggiarsi e per difendersi dagli animali selvatici: né pane, né sacca, né denaro nella cintura (8); porteranno sandali  e… non… due tuniche (9). Anche per l'ospitalità si accontenteranno dell’essenziale: E diceva loro: «Dovunque entriate in una casa, rimanetevi finché non sarete partiti di lì (10), senza cambiare casa con la speranza di un trattamento migliore. In questo i tempi non sono cambiati: la testimonianza di povertà del sacerdote aiuta moltissimo l’accettazione del Vangelo. (c) Gesù annunzia anche il rifiuto del Vangelo da parte di alcuni: Se in qualche luogo non vi accogliessero e non vi ascoltassero (11), come Gesù ha sperimentato al suo paese (Mc 6,1-6); in questo caso andatevene e scuotete la polvere sotto i vostri piedi come testimonianza per loro (11), per significare la rottura totale con gli ascoltatori: essi hanno rifiutato Dio e il suo Regno e il gli Apostoli portano la Parola altrove. L’insuccesso non deve scoraggiare l’Apostolo: l’importante è che egli abbia fatto il suo dovere e ce l’abbia messa tutta sul piano naturale e soprannaturale per aiutare le persone a credere in Gesù; prenda atto del rifiuto e vada a predicare altrove; sappia che Gesù è con lui, lo appoggia e lo sostiene. Preghiamo per gli apostoli di tutti i tempi.

III - Efesini 3,1-14 – (a) Paolo esalta Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, che ci ha arricchiti di ogni bene spirituale in Cristo: in Gesù Egli ci ha conosciuti, amati (3) e scelti prima della creazione del mondoper essere santi e immacolati di fronte a lui grazie alla carità (4), e ci ha predestinati a essere per lui figli adottivi/ mediante Gesù Cristo,/ secondo il disegno d’amore  (5): il tutto perché sia esaltato lo splendore della sua grazia, la sua benevolenza, che ci dona nel Figlio amato (6). Al Padre è attribuito il piano di salvezza dell'umanità, per farci diventare figli del Padre per l'opera redentrice di Cristo. (b) E’ Gesù che ci ha redenti mediante il suo sangue e ci ha meritato il perdono delle colpe, secondo la ricchezza della sua grazia, la sua infinita benevolenza (7), che il Padre ha riversata in abbondanza su di noi/ insieme ai doni della sapienza e intelligenza (8); ci ha anche rivelato il mistero della salvezza (9), che realizza nella pienezza dei tempi: ricondurre sotto Cristo, unico capo, tutte le cose, gli esseri razionali e irrazionali, nei cieli e sulla terra (10); per mezzo di Gesù, secondo la sua volontà, noi siamo stati fatti anche eredi di Dio (11), predestinati a essere lode della sua gloria (12). Gesù è il redentore; egli ci ha salvati nel passato e continua a salvarci ora. Perciò dobbiamo restare membra vive del suo Corpo. (c) Per Gesù abbiamo ricevuto il sigillo dello Spirito Santo, che era stato promesso (13) nell'AT e da Gesù; lo Spirito è caparra della nostra eredità,/ in attesa della completa redenzione/ di coloro che Dio si è acquistato a lode della sua gloria (14). Il dono dello Spirito ci è indispensabile per vivere da redenti e credenti. (d) Noi, oggetto della benevolenza e dell'amore di Dio Padre e Figlio e Spirito (3.6.7), dobbiamo ascoltare la Parola del Vangelo e credere in essa (13) e sperare in Cristo, che ci ha meritato tutto (12), e anche vivere nella carità (4), per essere salvati, e così realizzare la gloria di Dio (6.12.14), fine nostro e di tutto il Creato; in breve conoscere e amare e servire Dio e farlo conoscere, amare e servire. Dio ce lo conceda.

EUCARESTIA. Gesù mandò gli Apostoli allora e i loro successori oggi ad annunziare il Vangelo; dà a quest’ultimi gli stessi poteri ed esige lo stesso stile di vita povera e lo stesso affidamento a Dio, di 20 secoli fa; la grazia si attinge nell’incontro con lui nella Parola e nell’Eucarestia. Chiediamo alla Vergine del Carmelo e a S. Giuseppe, ai nostri Angeli Custodi e ai Santi Patroni di credere alla Parola e di metterla in pratica. (mons. Francesco Spaduzzi)

Altri Temi: 1. La sostanza della predicazione è l’invito alla conversione, che è l’accettazione della fede, per rinunciare al proprio modo di pensare e assumere quello di Cristo, e della carità, per rifiutare il proprio modo di amare e accettare quello di Cristo. Si muore a se stessi per diventare come Cristo nel modo di pensare, amare, vivere.

2. Gesù ha obbligato tutti i Discepoli a essere poveri di spirito, cioè distaccati dai beni della terra; circa la povertà reale, ne ha fatto obbligo a quelli che vogliono seguirlo più da vicino come i Dodici e quelli che come loro erano e sono disposti ad accettare la chiamata di essere annunziatori  del Vangelo, perché la pratica di questa virtù da parte loro fa credere più facilmente la Parola.

3. Lo scopo della predicazione non è di offrire un’opera letteraria agli ascoltatori, ma di annunciare loro la Parola di Dio in modo comprensibile così da convertire le persone alla fede in Cristo e a ricevere il battesimo: così diventeranno membra del Suo Corpo Mistico e si incammineranno sulla via della salvezza.

4. Amasia ingiunge ad Amos di tornarsene al suo paese e di guadagnarsi da vivere lì facendo il profeta. Amos rifiuta dicendo che il suo mestiere era quello di pastore e agricoltore, ma Dio gli ha dato la vocazione di profeta, che egli compirà con fedeltà e docilità alla Parola di Dio, in piena libertà interiore e senza accettare imposizioni da nessuno.

5. La vita interna trinitaria si svolge in un rapporto di conoscenza e di amore fra Padre e Figlio e Spirito e ogni azione esterna viene fatta insieme dalle tre Persone della Trinità. Ma anche le azioni ad extra portano l’impronta di ciascuna Persona della Trinità: sempre tutto viene dal Padre per mezzo del Figlio nello Spirito o nel Figlio per mezzo dello Spirito. (mons. Francesco Spaduzzi)

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